Valutazione: dalla grancassa alla sordina
Nuova puntata della storia di un progetto nato male che continua peggio.
Sono mesi e mesi che va avanti il battage mediatico: questo governo introdurrà finalmente la meritocrazia! Maria Stella Gelmini è l'alfiere di questo cambiamento epocale. Si comincia con un progetto sperimentale per introdurre il merito nel sistema dell'istruzione.
Ma già nel passaggio dal cambiamento epocale al progetto c'è stato un salto notevole. Il progetto si è sdoppiato in due percorsi (uno per la valutazione dei docenti e l'altro per la valutazione delle scuole), ma i soldi disponibili (una piccola parte dei risparmi derivanti dai grandi tagli) sono davvero pochi; la sperimentazione è stata circoscritta a due province per ogni percorso e limitata a una ventina di scuole per ognuna di esse; previa presentazione del progetto e adesione da parte dei collegi dei docenti.
E sono cominciati i guai. A Napoli, a Pisa, a Torino le scuole non si trovano, i collegi dicono no. Allora il MIUR differisce la scadenza per l'adesione, estende la ricerca dalle città al territorio provinciale, ma nemmeno così le scuole si trovano, allora aggiunge città: Cagliari e Milano, e di nuovo estende alle province. Inutilmente. Qualche ragione ci sarà, verrebbe da chiedersi. Ma no, al MIUR nessuno sembra interrogarsi. Anzi. Si insiste: la ricerca di scuole aderenti viene estesa a tutto il Piemonte. Poi, francamente, abbiamo perso il conto. Intanto incombeva il termine prefissato per l'adesione al progetto sperimentale: 7 febbraio. Cioè oggi.
Veniamo a sapere che in questi giorni, in sordina, solerti funzionari di varie province toscane stanno cercando di imporre il progetto, "convincendo" dirigenti scolastici, farfugliando di autovalutazione, cercando di bypassare i collegi dei docenti.
Naturalmente senza alcun passaggio, nemmeno di tipo meramente informativo, con le Organizzazioni sindacali.
Che miseranda evoluzione di una riforma epocale!
Lo ripetiamo ancora una volta: la valutazione è una cosa seria, impegnativa, utile e doverosa. Farla richiede il coinvolgimento attivo, informato, consapevole degli operatori; strumenti rigorosi, testati, efficaci; procedure trasparenti e scientificamente validate. E risorse, naturalmente.
Ci troviamo di fronte invece a una burletta, che non fa ridere nessuno. Anzi, mortifica l'autonomia delle scuole e la deontologia professionale dei lavoratori della scuola.
Basta. Basta davvero. La FLC non ci sta. Bisogna azzerare tutto. Ricominciare daccapo. Con la serietà, la partecipazione, le risorse necessarie.
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