Sistema nazionale di valutazione: prima sintesi dei dati INVALSI
Marcati divari territoriali messi in luce dalle percentuali e dalle differenze registrate dai test: incidono le difficoltà legate alla situazione pandemica. La FLC CGIL chiede misure urgenti per garantire la didattica in presenza per tutto il prossimo anno scolastico: è il momento di contrastare davvero le disuguaglianze e garantire l’esigibilità del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale.


Presentate il 14 luglio 2021 le prime sintesi degli esiti delle prove INVALSI 2021: sono stati coinvolti oltre 1.100.000 allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 530.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e circa 475.000 studenti dell'ultima classe della scuola secondaria di secondo grado. Ancora una volta le rilevazioni registrano una forte disuguaglianza di prestazioni tra il Nord e il Sud del Paese.
Mentre i risultati della scuola primaria sono molto simili in tutte le regioni del Paese e difficilmente le differenze sono significative in senso statistico, nel ciclo secondario i risultati sono molto diversi sul territorio nazionale e tra le scuole.
Per la scuola secondaria di secondo grado, rispetto al 2019, i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili. Infatti, a livello nazionale gli studenti che non raggiungono risultati non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali sono il 44% (-9 punti percentuali rispetto al 2019) in Italiano e il 51% (-9 punti percentuali rispetto al 2019) in Matematica. A livello nazionale registriamo, quindi, un calo di circa 10 punti, aggravato da forti differenze tra le regioni con percentuali molto elevate di allievi al di sotto del livello minimo soprattutto del Mezzogiorno, in particolare in Campania e Puglia, regioni in cui il ricorso alla didattica a distanza è stato superiore rispetto a molte altre realtà nazionali.
Il nostro commento
La partecipazione così alta degli alunni a queste rilevazioni è il risultato di un enorme sforzo organizzativo e logistico sopportato dalle scuole nonostante la drammatica situazione di pandemia vissuta dal nostro Paese proprio in concomitanza con il periodo più complesso dell’anno scolastico, fra la fine del primo quadrimestre e l’inizio della primavera. In un clima di incertezza, le Scuole hanno organizzato e gestito le prove, fornendo un ulteriore esempio di professionalità e flessibilità, già messe a dura prova dalle continue variazioni di scenario legate alla organizzazione della didattica in presenza e a distanza con disposizioni che cambiavano di giorno in giorno.
Nel merito: intanto è prioritario ricordare, nonostante i clamori dei media, che nessuna equiparazione dei dati è effettivamente attendibile, soprattutto in considerazione del fatto che non può ritenersi esaustiva e completamente fedele una rilevazione degli apprendimenti che ha l’ambizione di misurare le “competenze”, che in realtà sono frutto di un processo formativo estremamente complesso e diversificato, legato anche ai tempi e agli stili di apprendimento dei singoli studenti. Uno dei difetti di queste rilevazioni è l’assenza di una serie storica di dati relativa agli stessi alunni e gruppi classe, cosa che al momento l’Invalsi non restituisce, di fatto i dati di quest’anno non sono comparabili con quelli del 2019.
Fatta questa premessa di carattere generale perché coinvolge nel profondo il metodo Invalsi, è sconfortante rilevare che i risultati più bassi si registrano in modo molto più accentuato tra gli allievi che vivono contesti socio economico-culturali più poveri, con percentuali quasi doppie tra gli studenti provenienti da un contesto svantaggiato rispetto a chi vive in condizioni di maggiore vantaggio.
Si pone nuovamente l’interrogativo, ormai perenne, su quali interventi si intende mettere in campo per rendere il diritto allo studio esigibile a tutte le latitudini del nostro Paese: se non si interviene sulle disuguaglianze profonde tra i diversi territori, a partire dalle condizioni sociali complessive, continueremo ad avere sempre la replica annuale degli stessi risultati. Le nostre Scuole hanno bisogno già dal prossimo settembre di organici ampliati, stabili e rinforzati, di una garanzia di sicurezza e continuità didattica.
È necessario intervenire concretamente finanziando un piano pluriennale per favorire il tempo scuola in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, a partire dalla scuola dell’infanzia e dal tempo pieno alla scuola primaria, in modo da ridurre la dispersione scolastica: per questo servono organici e strutture adeguate ai bisogni reali del nostro territorio.
Ci aspettiamo scelte ed iniziativa politica, con investimenti strutturali, non solo legati al PNRR, che partendo dai dati Invalsi superino le logiche della graduatoria fra territori e scuole e definiscano interventi sistemici da realizzare urgentemente su tutto il nostro territorio, con particolare attenzione a quelle situazioni che denunciano maggiori sofferenze e disuguaglianze.
È il momento, per chi sta al governo, di compiere scelte in controtendenza con ciò che è stato realizzato finora e realizzare una scuola dove è l'uguaglianza delle opportunità educative il vero faro che illumina il senso e il percorso delle decisioni politiche.
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