
Spending review: dimezzata la scuola italiana all’estero
Nel DL 95/12 ridotti a 70 unità i comandati presso la Farnesina. Così la scuola italiana all’estero viene ridotta a mera testimonianza. E questa la chiamano politica culturale!


Di fatto ci troviamo di fronte ancora a tagli lineari. La versione montiana di spending review ricalca in maniera ancor più drammatica la logica di revisione della spesa pubblica di tremontiana memoria. Nel decreto legge varato dal Consiglio dei Ministri il 6 luglio u.s. e pubblicato in Gazzetta Ufficiale viene confermato seccamente e laconicamente quanto già annunciato nelle ipotesi di testo circolate nei giorni precedenti.
I commi 11 e 12 dell’art. 14 del decreto-legge prevedono che:
11. Al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 626, comma 1, le parole “100 unità” sono sostituite dalle seguenti “70 unità”;
b) all’articolo 639, comma 3, le parole da “è stabilito” sino a “unità” sono sostituite dalle seguenti “è stabilito entro il limite massimo di 624 unità”.
12. A decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto-legge e fino al raggiungimento del limite previsto dal comma 11, lettera b), non possono essere disposte nuove selezioni per il personale da destinare all’estero ai sensi dell’articolo 639 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, né possono essere rinnovati i relativi comandi o fuori ruolo.
Bisogna avere un gran dose di faccia tosta per qualificare tali interventi come “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”! Nel caso in specie vengono fortemente meno i servizi di istruzione pubblica italiana all’estero che subisce una rilevante diminuzione pari a circa il 41% degli interventi. Evidentemente per l’asse Monti/Profumo/Terzi i cittadini italiani residenti all’estero sono figli di un dio minore!
Evidentemente per questi signori la scuola italiana all’estero, complessivamente intesa, non è una risorsa, un bene comune da tutelare, ma una fonte di spreco da tagliare.
Non solo! A ben guardare una riduzione così drastica degli interventi è destinata nell’immediato futuro a compromettere seriamente tutta la nostra politica culturale e con essa la diffusione e la promozione della lingua e cultura italiana nel mondo fin qui costruita relegandola a momenti di marginalità e di privatizzazione forzata.
L’intera operazione, almeno per quel che ci riguarda, rappresenta l’esaltazione di quella miopia politica di stampo neoliberista che caratterizza fortemente questo governo tecnico e che fa presagire ondate di privatizzazioni dei grandi sistemi pubblici quale l’istruzione e la sanità privando appunti i cittadini di servizi fondamentali garantiti dal dettato costituzionale.
Questo non vuol dire che non si avverte la necessità di razionalizzare la spesa. La spending review, secondo la definizione data da Padoa Schioppa doveva rappresentare proprio il tentativo di riorganizzare il sistema andando a colpire le vere fonti di spreco e di privilegi che invece con questi interventi vengono mantenuti. Colpire lo stato sociale e i beni comuni significa invece continuare ancora di più nella logica di addossare tutto il peso della crisi ai lavoratori, ai giovani e ai pensionati.
Caro Monti, caro Profumo e caro Terzi questa politica non solo è antisociale e quindi iniqua ma è anche fallimentare in quanto fa aumentare disoccupazione, precarietà e disperazione sociale. Per la FLC CGIL la scuola italiana pubblica all’estero, complessivamente intesa, rappresenta e deve continuare a rappresentare l’asse strategico su cui rifondare la nostra presenza e la nostra politica culturale nel mondo intesa non solo come servizio pubblico ai nostri connazionali residenti all’estero ma come volano indispensabile per un rilancio della nostra economia sui mercati internazionali.
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