Riorganizzazione della rete scolastica. La posizione della FLC CGIL
Riorganizzare la rete scolastica per cancellare le scuole e peggiorare l'offerta formativa sul territorio: questo fa la manovra finanziaria di luglio 2011. Sospendere l'applicazione della legge e aprire una vasta discussione sul senso pedagogico degli istituti comprensivi.
I contenuti della Legge 111/2011
Da settembre 2012 dovranno sparire come scuole autonome le scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado; si dovranno costituire esclusivamente Istituti comprensivi; il nuovo parametro dimensionale dei nuovi Istituti comprensivi dovrà essere di almeno 1000 alunni (ridotti a 500 per gli istituti siti nelle piccole isole e nei comuni montani); alle scuole secondarie di secondo grado viene conservato il parametro dimensionale 500/900 alunni; le scuole con meno di 500 alunni (ridotti a 300 per le istituzioni site nelle piccole isole e nei comuni montani) saranno affidate ad un Dirigente scolastico reggente.
Le valutazioni della FLC CGIL
In occasione dell'approvazione della legge 111/11, ci siamo già espressi negativamente su queste misure per le seguenti fondamentali ragioni
- il dimensionamento deve riguardare solo quelle situazioni che si trovano al di fuori dei parametri 500/900 (sia in basso sia in alto) anche per evitare che possano esistere, per ordinamento e non per emergenza scuole con dimensioni tali che giustifichino il ricorso alle reggenze
- la costituzione di Istituti Comprensivi cosi come è scritta nella finanziaria (almeno 1000 alunni per l'autonomia dei comprensivi) è assolutamente astratta e non tiene conto della complessità sociale e geografica del territorio. Cosa invece molto importante considerati i gradi di scuola di cui si parla e le fasce di età degli alunni interessati. Inoltre prefigura la costituzione di Istituti "mostri" la cui gestibilità è di dubbia efficacia. L'Istituto comprensivo nasce e si basa su un'idea di progetto didattico che fa della continuità tra il primo e il secondo ciclo un punto qualificante dell'intera struttura formativa e non può essere contraddetto da una concreta ingestibilità sul piano organizzativo che punta invece ad una moltitudine di plessi, piuttosto che ad una istituzione organicamente inserita nel territorio
- il parametro 500/900 alunni è, a nostro parere, ottimale per ottenere un servizio scolastico che raggiunga risultati pedagogici e didattici di qualità; per questo pensiamo vada esteso a tutti i gradi di scuola. Al di sotto dei 500 alunni debbono essere salvaguardate solo le scuole situate in particolare zone (es. comuni montani)
- si colpisce alla radice la stessa idea di autonomia scolastica dal momento che, con scuole ricostruite secondo le disposizioni della legge, si compromettono gravemente la progettualità, la vivibilità democratica, la partecipazione della docenza, del personale ATA, della stessa utenza
- la Dirigenza scolastica cambia di natura: al Dirigente scolastico viene attribuita una funzione meramente burocratica e amministrativa che non prevede interventi nella progettazione pedagogica e didattica e per la quale non serve il rapporto con il personale (a questo punto potrebbe andare in porto l'idea malsana che vuole il Dirigente scolastico reclutato non più dalla docenza ma da tutti i laureati assunti nel pubblico impiego)
- un piano di dimensionamento che applicasse gli automatismi stabiliti dalla legge produrrebbe un impoverimento nelle scuole in termini di nuovi tagli al personale (Dirigente scolastico, Docenti, DSGA, assistenti amministrativi e collaboratori scolastici) e indebolirebbe le scuole pubbliche a unico beneficio delle scuole private
- il dimensionamento che dovrà essere elaborato dalle Regioni entro dicembre 2011 non consentirà un coinvolgimento degli utenti, del personale, degli Enti locali: sarà il risultato di una consultazione "farsa" e di decisioni draconiane prese nel chiuso di qualche stanza regionale.
Già sappiamo che almeno quattro Regioni hanno impugnato tali misure, per conflitto di competenza, alla Corte Costituzionale.
La proposta alternativa della FLC CGIL
Al Governo che cerca di imporre l'accorpamento delle scuole per mere esigenze di risparmio, con l'effetto di ridurre l'offerta formativa e la sua articolazione e fruibilità sul territorio, rispondiamo con le nostre proposte:
- la sospensione di un anno nell'applicazione dei questa norma così che si possa ridiscutere immediatamente la fissazione di nuovi parametri, sulla base di criteri numerici (n. alunni), geografici, ambientali, tenendo conto anche dei diversi ordini di scuola
- che si avvii una larga discussione fra il personale e i soggetti interessati
- che gli Enti Locali di non procedano a tale dimensionamento e aprano invece una discussione sui loro territori con tutti i soggetti interessati
- che si proceda ad un intervento straordinario sulla messa a norma degli edifici scolastici.
Rivedere e razionalizzare la rete scolastica deve essere frutto di un progetto didattico e formativo con solide basi pedagogiche finalizzato a migliorare i risultati del sistema sul territorio. È un'operazione che richiede un piano di fattibilità perché comporta anche la riorganizzazione dei servizi a partire dai trasporti e una conoscenza precisa della distribuzione e delle caratteristiche delle sedi scolastiche nel territorio.
Per quanto ci riguarda non è più rinviabile a livello politico una riflessione vera sul ruolo della scuola pubblica e, in particolare, dell'autonomia scolastica.
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