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Ridateci Darwin da..."La Repubblica"
Articolo apparso su “La Repubblica” del 24 aprile 2004
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Non togliamo Darwin agli studenti di Umberto Veronesi
Mi dispiace dover dissentire dall'amica Letizia Moratti, ma io sto con Darwin.
Chi fa scienza, e in essa crede fino in fondo, non può tacere davanti a un decreto che esclude la teoria dell'evoluzione dalla formazione degli adolescenti. Può sembrare paradossale, o addirittura provocatorio, ma lunedì 3 maggio, a Napoli, la Fondazione che porta il mio nome presenterà ufficialmente il primo numero di una nuova rivista di scienze, sul cui titolo non abbiamo avuto un solo dubbio: Darwin. Sarà una pubblicazione di divulgazione scientifica, che spazierà dalla genomica alla bioinformatica, con l'ambizioso obiettivo di rafforzare nella società civile il valore della razionalità. Perché Charles Darwin non è solo lo scienziato probabilmente più famoso al mondo, ma è la personificazione del desiderio di capire l'esistente - la natura, gli animali, la vita e i suoi equilibri - con il solo aiuto della ragione, prescindendo da qualunque visione trascendente.
Bisogna capire bene lo spirito darwiniano. Non è un atteggiamento antireligioso o ateo. Non sostiene che Dio esiste o non esiste. Chi a questo atteggiamento si ispira, vuole provare a capire il mondo con la forza dell'intelletto, indipendentemente dall'esistenza di forze animiste, o magiche, o comunque sovrannaturali.
Io penso che il darwinismo sia un abito mentale imprescindibile per chi, come me e come coloro che hanno firmato l'appello al ministro Moratti, crede nella funzione suprema della ragione e nella sua capacità di modificare il mondo a beneficio dell'uomo.
Se di forma mentis si tratta, e non di nozione o pura osservazione, è fondamentale crearla il più precocemente possibile nelle nuove generazioni. A 13-14 anni i ragazzi stanno sviluppando, o già hanno sviluppato, un loro modo di pensare e di vivere. Penso ad un esempio che mi sta molto a cuore: il fumo. I teenager iniziano a fumare intorno agli 11 anni e la comunità non riesce più ad intervenire su un comportamento universalmente riconosciuto come autodistruttivo, letale.
Ecco perché dobbiamo accendere quella che definisco "illuministica curiosità", quando la mente è più fertile, già addirittura negli anni delle elementari quando si inizia a ragionare autonomamente, per imparare ad avvicinarsi all'esperienza, presente e futura, con spirito scientifico. E' la curiosità dei bambini e la capacità di utilizzo della loro ragione che ne farà uomini e donne consapevoli e responsabili nella civiltà del futuro.
L'attuale ministero dell'Istruzione ha già dimostrato la sua apertura a questo approccio, appoggiando, in collaborazione con la mia Fondazione, un progetto di promozione della scienza nel mondo della scuola. È dunque con una forte motivazione culturale, senza alcun spirito di polemica e con grande fiducia, che mi unisco all'appello dei colleghi e amici scienziati perché il ministero riveda i contenuti del decreto in discussione e riconsideri l'inserimento delle teorie darwiniane nei programmi della scuola media del nostro Paese.
(L’articolo è apparso su “La Repubblica” del 24 aprile 2004)
Roma,25 aprile 2004
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