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Legge 153/71: venti di privatizzazione. Le ragioni del no delle OO.SS. alla Commissione“Scuola e Cultura” del CGIE.

Nell’ambito dei lavori del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, che si tengono a Roma dal 7 all’11 luglio, la IV Commissione tematica del CGIE “Scuola e Cultura” ha convocato, l’8 luglio, le Organizzazioni sindacali della scuola – CGIL, CISL, UIL e SNALS – per acquisire, in sede di valutazione e riflessione sugli ordinamenti generali della “riforma”, la posizione e il parere tecnico dei sindacati della scuola

04/07/2003
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Nell’ambito dei lavori del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, che si tengono a Roma dal 7 all’11 luglio, con all’ordine del giorno una serie di questioni tra cui la discussione sulla bozza di riforma della legge 153/71 presentata dal MAE, la IV Commissione tematica del CGIE “Scuola e Cultura” ha convocato, l’8 luglio, le Organizzazioni sindacali della scuola – CGIL, CISL, UIL e SNALS – per acquisire, in sede di valutazione e riflessione sugli ordinamenti generali della “riforma”, la posizione e il parere tecnico dei sindacati della scuola.
Si è trattato quindi di un primo appuntamento importante a cui le Organizzazioni sindacali hanno partecipato puntualizzando la loro posizione e valutazione, non solo tecnica ma anche politica, sulla bozza di disegno di legge presentata dal MAE.
Prima di entrare nel merito dell’audizione, segnaliamo che le stesse Organizzazioni sindacali sono state invitate a partecipare, con un loro contributo, al dibattito organizzato dal CGIE che si terrà in seduta plenaria il 10 luglio p.v. sempre nell’ambito dei lavori sopra ricordati.
Nel merito dell’audizione, le Organizzazioni sindacali unitariamente hanno presentato un documento unitario (che pubblichiamo di seguito) in cui vengono puntualizzate le ragioni del no ad una revisione della L.153/71 così come viene prospettata nella bozza di ddl.
Nel proprio intervento la CGIL scuola, in armonia con il documento unitario e con gli interventi delle altre organizzazioni sindacali della scuola, ha manifestato tutte le sue perplessità sia sulla filosofia che ispira la bozza di disegno di legge sia sui contenuti presenti nel documento. La riforma o meglio la controriforma,ad avviso della CGIL scuola e delle altre organizzazioni sindacali, pur partendo dall’esigenza di una modifica della L.153/71 non solo da rappresenta un arretramento del sistema e quindi un oggettivo ritorno alla situazione ante quam ossia a prima del 1971, ma prefigura la costituzione di un sistema che si colloca al di fuori del nostro sistema nazionale. Verrebbe a realizzarsi, così, un sistema duale inconciliabile e incompatibile. Si tratterrebbe in buona sostanza di iniziative “meramente private” che non possono essere, in alcun caso, abilitate al rilascio di titoli di studio validi e riconosciuti.
Del resto la stessa ipotesi di revisione della L.153/71 verrebbe a collocarsi al di fuori del D.Lgs 497/94, ossia non dovrebbe più far parte del Testo Unico sulla scuola. Inoltre è stato segnalato che, allorquando si intraprende un percorso di modifica di un atto legislativo e ordinamentale, è indispensabile fare un bilancio di ciò che è avvenuto; partire quindi dalla verifica per individuare i punti di debolezza del precedente sistema e per apportare gli opportuni interventi di miglioramento. E’ innegabile che l’intervento diretto dello Stato ( MAE e MIUR) voluto dal legislatore della 153 ha consentito una implementazione e uno sviluppo dell’attività complessivamente intesa che ha prodotto risultati estremamente positivi che non possono essere smantellati o peggio “buttati a mare” per esigenze estranee ad un consolidamento della politica scolastica e culturale a sostegno dei nostri connazionali all’estero. Se il problema è quello delle risorse certe a carico degli Enti, è da qui che si deve partire e non dal togliere anche quella piccola percentuale di presenza di intervento pubblico sul sistema. Ma allora gli strumenti sono altri!
Tra l’altro scoraggiare l’intervento diretto dello stato e, quindi, la presenza della scuola pubblica significherebbe riaffidare il tutto ad un privato variegato che ha fini e interessi diversi e che non è in grado di garantire l’affermazione di quei principi che la Costituzione affida allo stato in materia di istruzione. Da qui l’inevitabile lettura dell’ipotesi di bozza di ddl intesa come operazione di mero spostamento di risorse dal pubblico al privato, laddove quest’ultimo già oggi rappresenta il 90% degli interventi.
Queste ragioni, coerenti con quelle presenti del documento unitario, ci inducono ad essere fortemente contrari alla bozza di riordino presentata dal MAE. Le Organizzazioni sindacali hanno pertanto ribadito la centralità dell’iniziativa pubblica e della scuola pubblica in materia di istruzione anche all’estero che per essere più coerente ed efficace necessita semmai di un riordino complessivo.
Solo dentro una “riforma organica” del sistema è possibile affrontare e rimuovere le rigidità della 153/71 riqualificandola, tenendo presente l’evoluzione del nostro sistema pubblico di istruzione con particolare riferimento all’autonomia e alla legge di parità che ha mutato il nostro ordinamento. Soluzioni diverse non sono altro che pericolose scorciatoie che indeboliscono una nostra qualificata presenza tutta a vantaggio di una privatizzazione selvaggia e incontrollata degli interventi estranei al sistema nazionale di istruzione non in grado di assolvere i compiti costituzionalmente definiti.

Roma, 9 luglio 2003

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DOCUMENTO CGIL CISL UIL SCUOLA E SNALS
SULLA BOZZA DI DDL MAE DI RIFORMA DELLA LEGGE 153/71

Le scriventi le OO.SS. scuola CGIL, CISL , UIL e SNALS, preso atto dell’ iniziativa di riforma, relativa alla revisione degli interventi scolastici rivolti alle comunità italiane all’estero (Legge 153/71), esprimono forti perplessità sui contenuti della proposta di legge, che stravolge l’ assetto organizzativo e didattico dell’iniziative scolastiche e linguistico-culturali attualmente realizzate a favore delle comunità italiane all’estero, mettendo in discussione in particolare le finalità e le modalità organizzative dei corsi di lingua e cultura italiana.

Nel merito, le scriventi OO.SS. ribadiscono i seguenti punti essenziali:

  • la centralità dell’intervento scolastico statale all’estero, che deve realizzarsi all’interno di una riforma organica delle istituzioni scolastiche e culturali italiane, e non con interventi settoriali che annullano gli interventi diretti dello Stato a favore del mantenimento della lingua e cultura italiana nei nostri connazionali all’estero e nei loro discendenti;

  • il necessario progetto riformatore, in tale settore, deve essere definito all’interno di una legge quadro che preveda un efficace coordinamento tra i Ministeri coinvolti (MAE , MIUR, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero per gli Italiani nel Mondo), nonché per le relative competenze alle Regioni; nell’ambito di tale coordinamento vanno previste dirette e più estese competenze al MIUR per le materie che attingono agli aspetti scolastici dei vari interventi e alla formazione del personale;

  • il mantenimento e potenziamento delle attività volte alla la diffusione della lingua e cultura italiana destinate all’utenza italiana e straniera, deve essere inserito all’interno di un processo di integrazione multilinguistica e multiculturale, che può realizzarsi essenzialmente attraverso iniziative scolastiche istituite e gestite dallo Stato, in cui venga prioritariamente impiegato personale della scuola di ruolo, altamente qualificato e dotato di strumenti professionali idonei alle funzioni richieste all’estero.

  • La centralità dell’intervento statale richiede l’impiego, nei limiti delle 1400 unità, del personale docente e ATA di ruolo, al fine di garantire adeguati standards di qualità del servizio e favorire proficui rapporti di collaborazione e cooperazione con le Autorità scolastiche locali delle varie realtà estere . All’organico del personale di ruolo deve essere affiancato dal personale assunto in loco dagli uffici scolastici mediante graduatorie circoscrizionali . Il personale di ruolo va impiegato prioritariamente nei progetti e nelle iniziative scolastiche attuate nell’ambito di accordi bilaterali come pure nella funzione di coordinamento didattico e nelle attività di formazione.

  • Le offerte scolastiche, è bene ribadirlo, volte al mantenimento della lingua e cultura italiana nei connazionali e nei loro discendenti, devono essere esenti da qualsiasi onere a carico dei cittadini italiani residenti all’estero.

In riferimento ai contenuti della bozza di disegno di legge, le scriventi OO.SS. avanzano le seguenti osservazioni:

  • Sulla parte relativa alle disposizioni generali, che prevedono la revisione e l’ integrazione di quanto previsto dal D.L. 19 maggio 1994, n. 297, Capo IV artt. 636-638, riguardanti la promozione di iniziative di formazione linguistico culturale , di educazione permanente e di sostegno all’integrazione delle comunità italiane all’estero e di orientamento, formazione professionale dei lavoratori stranieri candidati ad emigrare in Italia, pur in parte condivisibili, non può essere attuata mediante la riduzione dell’insegnamento dell’italiano come lingua madre e degli interventi a favore dei ragazzi in età scolare, per i quali viene meno la gratuità sia della frequenza che della certificazione.

  • Si segnala l’indeterminatezza degli interventi previsti e la confusione di finalità degli stessi che non si collegano con l’attività didattica, per ciò che concerne a) le iniziative volte a facilitare l’integrazione dei connazionali, sia nel sistema scolastico che nel tessuto sociale dei paesi di accoglienza; b) le iniziative di diffusione della lingua italiana nel mondo rivolte a figli, congiunti e discendenti di connazionali in età scolare; c)i servizi di certificazioni delle competenze linguistiche; d)gli interventi di formazione professionale rivolti alle comunità italiane all’estero e ai lavoratori stranieri iscritti nelle apposite anagrafi.

  • La funzione degli Enti gestori, definita come sussidiaria nella proposta di legge, finisce con il sostituire di fatto l’intervento dello Stato. Ciò è particolarmente negativo nelle realtà europee dove, per le caratteristiche “scolastiche” dei nostri corsi e per la necessità, determinata anche dagli accordi bi-multilaterali, di mantenere per le nostre iniziative spazi di riconoscimento e di inserimento nei sistemi pubblici locali, si ritiene insostituibile la gestione diretta da parte dello Stato. La funzione degli Enti, laddove integri l’intervento dello Stato e esprima una autonoma progettualità, va regolamentata con efficaci strumenti di controllo e di verifica. A tale proposito si conviene sulla necessità che tali Enti debbano garantire il possesso della certificazione di qualità secondo le norme UNI-ISO 9001.Solo sulla base di rigorose forme di controllo e verifica vanno determinati, con criteri di assoluta trasparenza, i finanziamenti agli stessi.

  • Si ritiene inaccettabile che gli Enti, pur finanziati dello Stato italiano, siano liberi di assumere personale docente e amministrativo secondo criteri autonomi e non verificabili; l’eventuale assunzione di personale da parte degli EG deve comunque avvenire nel rispetto di una graduatoria e delle normative contrattuali.

Il previsto contingente di Dirigenti scolastici ( determinato annualmente con decreto del Mae, di concerto con il MIUR, con il Ministero dell’Economia e con il Ministero degli Italiani nel Mondo) ai quali viene affidato dalla DGIEPM l’incarico di coordinare le attività e le iniziative realizzate nelle rispettive Circoscrizioni consolari, è chiamato a svolgere compiti e funzioni per alcuni aspetti non ben definite, improprie e non conformi al loro profilo professionale.

Roma 8 luglio 2003

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