Il Ministro si mette in "ascolto" (?) delle varie componenti della scuola e dei soggetti istituzionali e associativi che ad essa fanno riferimento
Pubblichiamo il progetto "ASCOLTO" che il Ministro Fioroni sta per avviare nelle scuole.
In una società che si caratterizza per l’abbondanza di comunicazione rivolta ad un pubblico spesso passivo, come quello che subisce passivamente il bombardamento di messaggi che la televisione e la pubblicità gli indirizzano saturando l’aria e le menti, bisogna dire che si presenta bene chi dice di volersi mettere “in ascolto”!
E’ quello che fa il Ministro Fioroni con il suo progetto di ricerca finalizzato all’ascolto delle componenti dei vari ordini di scuola. Peccato che la nota positiva riferita alla volontà di ascolto si affievolisca notevolmente lasciando il posto alla perplessità, quando, dal titolo, passiamo al contenuto del progetto “Ascolto”.
In assoluta riservatezza, è stata diramata ai Direttori Generali degli Uffici scolastici regionali, in data 18/12/06, la nota prot. n 1256 che annuncia l’avvio del progetto e indica le modalità di esecuzione, il piano dunque di realizzazione del progetto, che prevede:
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La costituzione di un gruppo di progettazione composto da: Dirigenti tecnici, dirigenti scolastici, docenti, con il compito di predisporre “specifici strumenti di rilevazione destinati distintamente” a Dirigenti scolastici, docenti, personale ATA, famiglie, studenti, comuni, province, associazioni degli artigiani, associazioni dei commercianti, ASL, Camere di commercio/industria/artigianato, organizzazioni sindacali, unioni industriali.
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I destinatari degli strumenti di rilevazione sono il frutto di “un campione statisticamente significativo”.
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Lo scopo della rilevazione è quello di “acquisire dati sulle varie realtà”.
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L’acquisizione dei dati è finalizzata alla produzione di “interventi normativi e azioni di contesto corrispondenti alle effettive esigenze dei soggetti coinvolti”.
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Gli USR devono individuare un certo numero di dirigenti scolastici per la somministrazione dei questionari.
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La somministrazione dei questionari avverrà nei giorni 25 e 26 gennaio 2007.
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La comunicazione dei risultati è prevista in apposite conferenze regionali di servizio e in un seminario nazionale di riflessione.
Quello che si ricava dunque dalla lettura del progetto è la volontà del ministro di procedere ad una sorta di sondaggio condotto fra il personale della scuola e un ampio spettro di soggetti sociali e istituzionali per “acquisire dati sulle varie realtà”.
La vaghezza e la genericità dei dati da rilevare, dello scopo per cui vengono rilevati costituiscono il primo dato sconcertante.
Il secondo dato sconcertante deriva dalla incerta scientificità del metodo per procedere ad un sondaggio: gruppo di progettazione che non garantisce competenza in materia, individuazione approssimativa del campione, nessuna informazione sul mandato assegnato al gruppo di progettazione.
Naturalmente nulla impedisce al ministro di acquisire dati di conoscenza “sulle varie realtà” del settore sociale su cui agisce il suo ministero.
Noi crediamo, e lo abbiamo sempre rivendicato anche con il precedente ministro, che non si possano fare riforme senza consultare gli addetti ai lavori o addirittura contro di loro.
La partecipazione dei cittadini alla vita politica è un principio democratico che si esercita a più livelli e in forme diverse. Se adeguatamente rispettato da tutti coloro che sono chiamati a prendere decisioni per tutti, maggiore è la possibilità di svolgere un ruolo di rappresentanza efficace.
Non è il caso qui di tentare un’analisi sociologica di tutte le forme di partecipazione e del loro grado di utilità e del tasso di democrazia che contengono, certamente non bastano kermesse e stati generali per considerare compiuta la democrazia partecipativa.
Per quanto riguarda la scuola, che ha subito un deficit di partecipazione negli anni precedenti, non essendo mai stata coinvolta in percorsi di consultazione su provvedimenti che intervenivano sul sistema e lo cambiavano profondamente, aprire una fase di ascolto, è cosa positiva.
Ma l’ascolto, inteso come raccolta di dati sulle diverse realtà, fornisce informazioni, ma non fa interagire la proposta politica e la richiesta sociale, è quindi strumento povero di partecipazione.
Il metodo del sondaggio è più affine a chi non crede alla politica e alle sue rappresentanze e sonda direttamente l’umore dei cittadini consumatori.
Per di più il sondaggio effettuato in perfetta autoreferenzialità, per quanto riguarda modi, protagonisti, contenuti è funzionale soltanto alle logiche di chi lo produce.
In sé è uno strumento come un altro, ma perché non socializzarne finalità e scopi in una trama più ampia di azioni finalizzate alla condivisione e all’arricchimento della proposta politica?
Avremmo preferito maggiore trasparenza nel dare informazione sul “progetto di ricerca” invece della casualità con cui siamo venuti a conoscenza del fatto.
Fra l’altro le organizzazioni sindacali vi appaiono come uno dei soggetti da indagare, quasi fosse una categoria sociale distinta, dimenticando che le organizzazioni sindacali svolgono un ruolo di rappresentanza delle categorie di lavoratori su cui si indaga, dunque non sono distinti.
La FLC Cgil, fra queste, esercita una democrazia di mandato, nel senso che sottopone alla consultazione e anche al voto dei lavoratori, le istanze politiche che muovono le sue azioni, non agisce come soggetto sociale autoreferenziale, distinto da chi vuole rappresentare.
Dunque, se i risultati della ricerca avranno un uso politico per orientare le scelte di legislatura, quale sarà il loro peso rispetto a programmi politici e rappresentanza sindacali?
Troppa riservatezza e autosufficienza, come quelle che contraddistinguono questa iniziativa, sollevano molti dubbi sulla reale volontà di cambiare metodo rispetto alla scarsa trasparenza degli anni precedenti.
Roma, 15 gennaio 2007
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