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Seconda prova scritta per l’esame di Stato e materie affidate ai commissari esterni

Dal MIUR continuano ad arrivare sorprese per tutti.

21/01/2019
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Il 20 giugno 2019 si svolgerà la seconda prova dell’esame di Stato al termine della scuola secondaria di II grado.

Le tabelle allegate al Decreto Ministeriale 37 del 18 gennaio 2019 contengono:  

  • le discipline oggetto della seconda prova scritta dell'esame di Stato conclusivo dei percorsi di studio ordinari e sperimentali di istruzione secondaria di secondo grado;
  • le discipline oggetto della seconda prova scritta dell'esame di Stato conclusivo del corso annuale nel sistema di istruzione e formazione professionale nelle Province autonome di Trento e Bolzano;
  • le discipline affidate ai commissari esterni.

Nelle scuole italiane all'estero, è sempre interno il commissario a cui è affidata la lingua straniera che è veicolare nel Paese in cui ha sede l'istituzione scolastica, con l’unica eccezione delle scuole in cui sono attivi i percorsi EsaBac ed EsaBac techno alle quali viene assicurata la presenza del commissario esterno competente per la disciplina di lingua e letteratura francese ovvero di lingua, cultura e comunicazione francese e del commissario per la disciplina di storia.

Con il comunicato del MIUR del 18 gennaio, viene chiarito  che la seconda prova riguarderà più discipline che caratterizzano l’indirizzo di studi; il ministero chiarisce anche che si tratta di una novità  resa possibile – quindi non necessaria, ma frutto di una libera scelta del ministero – dal  Dlgs 62 del 2017, che ha riformato l’Esame.

In particolare, le prove riguarderanno Latino e Greco per il Liceo classico, Matematica e Fisica per lo Scientifico, Scienze umane e Diritto ed Economia politica per il Liceo delle Scienze umane - opzione economico sociale, Discipline turistiche e aziendali e Inglese per l’Istituto tecnico per il turismo, Informatica e Sistemi e reti per l’Istituto tecnico indirizzo informatica, Scienze degli alimenti e Laboratorio di servizi enogastronomici per l’Istituto professionale per i servizi di enogastronomia.

L’elenco completo delle discipline oggetto della prova

L'elenco è consultabili anche sul sito del Miur attraverso la ricerca per materia

È evidente che data la portata delle novità, sarebbe stato necessario ben altro che “istruzioni per l’uso” da parte del ministero.  

Sarebbe stata necessaria, piuttosto, una reale condivisione e una più intensa collaborazione con le professionalità della scuola, se è vero che il Ministro ha fiducia in esse, come continua a ripetere ai media sin dal suo insediamento.

La mancanza di fiducia è resa evidente dalla natura unidirezionale delle riforme: dall’alto della struttura piramidale del Ministero, calano sulle scuole ed è per questo che sono per primi gli interpreti del processo formativo, docenti e studenti, a restare sorpresi dalle novità che li riguardano.

Ma la vera sorpresa è scoprire che il senso di un Esame di Stato non è ancora patrimonio comune. Le regole di un esame non servono solo a definire procedure e documenti da compilare, ma esprimono innanzitutto un progetto, un’idea di scuola e di società, insieme ad una precisa volontà politica.

A tutt’oggi, invece, la scuola continua a ricevere pillole di saggezza e di incoraggiamento dai messaggi che partono dal ministero e che non sarebbero necessari se non ci fosse la consapevolezza di aver generato disorientamento. Ancora oggi nessuno ha chiarito quale disegno complessivo sta guidando la riforma o la controriforma degli Esami di Stato e meno che mai qual è il senso che si vuole dare per quest’anno ad un Esame– cerniera che, sembra di capire, dovrà collegare le regole abrogate e l’impianto normativo che dovrà entrare in vigore dal prossimo anno scolastico.

Se fosse chiaro in che modo il Ministro intende affrontare i problemi che riguardano la scuola, a partire da quelli creati dalle riforme di chi lo ha preceduto, le istituzioni scolastiche potrebbero assolvere la propria funzione con la dovuta serenità, chiarezza e soprattutto con la professionalità che sa e ha il dovere di esprimere. Invece, ancora a cinque mesi dalla data degli esami, gli studenti insieme a loro i docenti, scoprono che da qualche parte, un gruppo di lavoro e i collaboratori del Ministro hanno deciso come dovrà essere svolta la seconda prova, secondo modalità praticamente ignote o, comunque, che non rappresentano una necessarie imposta dalla legge ma solo una tra le possibili modalità, così come gli stessi comunicati ministeriali riconoscono. I docenti, a loro volta, scoprono che le griglie di valutazione delle prove non presentano semplicemente un (dato numero di) indicatori, ma anche un range di punteggio predeterminato e immodificabile; le commissioni scoprono che dovranno elaborare un numero di percorsi – è riduttivo parlare solo di materiali - per le prove orali, in numero pari a quello degli studenti da esaminare, più due e così via. Gli esempi potrebbero continuare.

Insomma, sorprese tante, ma inversioni di rotta nessuna.

Anzi, oltre ai consueti processi scarsamente partecipativi, nella gestione dei cambiamenti – difficile persino parlare di riforme in mancanza di un filo logico- nella scuola si stanno consolidando le inaccettabili derive impiegatizie del lavoro del docente, di cui la strutturazione centralizzata degli algoritmi è stato solo il sintomo più evidente.

È arrivato il momento che il Ministero dimostri con i fatti di credere nella funzione didattica e nelle potenzialità dell’azione formativa che la scuola italiana è in grado di esprimere, chiamandola a progettare i cambiamenti che la riguardano. Non è con le sorprese e con gli effetti speciali che si governano i processi di apprendimento e non è con la propaganda che si migliora la formazione delle giovani generazioni.

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