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Alcuni numeri sulla parità

Ad oltre due anni dalla emanazione della legge sulla parità scolastica (legge n. 62 del 10 marzo 2000) è difficile tracciare un primo bilancio sul suo stato di applicazione.

23/05/2002
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Ad oltre due anni dalla emanazione della legge sulla parità scolastica ( legge n. 62 del 10 marzo 2000) è difficile tracciare un primo bilancio sul suo stato di applicazione. L’assenza di un regolamento applicativo, successivo all’entrata in vigore della legge, che individuasse quei momenti di armonizzazione con l’intero sistema scolastico nazionale. non ha facilitato interventi amministrativi coerenti per cui l’azione fin qui svolta dal Ministero risulta essere approssimata, limitata, parziale e in alcuni casi contraddittoria. E’ vero che ci troviamo ancora nella fase di transizione, ma è pur vero che, all’interno del settore, vi sono forze ancorate al recente passato che periodicamente ritornano alla carica avanzando il mantenimento di quelle "nicchie di privilegio" che hanno caratterizzato la scuola non statale in Italia. Partendo da queste considerazioni preliminari e di carattere generale, possiamo sicuramente affermare che l’emanazione della cm 46 del 24 aprile u.s. rappresenta sicuramente un atto coraggioso e in controtendenza rispetto al quadro fin qui delineato dagli interventi Amministrativi. La citata circolare, infatti, coerentemente con il dettato legislativo, fa puntuale chiarezza sulla natura subordinata del rapporto di lavoro precisando, in termini giuridici, quanto già affermato dal legislatore all’art. 1, comma 4, lett.h) e al successivo comma 5 della legge di parità. Rappresenta, pertanto, uno di quei tasselli indispensabili per far decollare la legge stessa almeno in relazione alla natura delle prestazioni del personale in servizio nelle scuole paritarie e dei requisiti che queste devono garantire per accedere allo status della parità. Purtroppo, però, ad oggi mancano per lo più gli accertamenti e le verifiche da parte della Amministrazione scolastica centrale e periferica in relazione a questi e agli altri obblighi imposti dalla legge alle istituzioni non statali che accedono alla parità. Nei fatti i riconoscimenti sono avvenuti solo sulla base delle dichiarazioni cartacee degli Enti gestori e non attraverso una verifica specifica da parte dell’Amministrazione, centrale e periferica, del reale possesso, in origine e in itinere, dei requisiti. La circolare, inoltre, compie un passo in avanti laddove indica, in termini perentori, che almeno sugli aspetti che riguardano i rapporti di lavoro del personale: le istituzioni che ancora non l’avessero fatto debbono procedere entro il 31 agosto 2002 alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro del personale docente, direttivo e ata in servizio sulla base dei contratti collettivi nazionali di lavoro del settore.

La questione interessa complessivamente 147.553 lavoratori, di cui 110.037 docenti, compresi quelli dipendenti degli enti locali, (scuola materna 48.138, scuola elementare 20.668, media I° grado 10.819, II° grado 30420) e 37.516 ata. Ovviamente molti di questi lavoratori sono contrattualizzati, purtroppo, però, rimangono ancora aree di disapplicazione dei contratti collettivi e di ricorso, oltre alle previsioni di legge, a prestazioni autonome, che nella migliore delle ipotesi, si esplicano nella coordinata e continuativa. Ritorniamo però ai dati quantitativi. Se i lavoratori, direttivi, docenti e ata, in servizio nelle scuole non statali sono il 13% circa di quelli occupati nelle scuole statali, è altrettanto vero che le istituzioni scolastiche non statali che hanno ottenuto la parità fino ad oggi sono di un numero quasi uguale a quello delle istituzioni scolastiche statali (10824). E’ un dato questo che deve far riflettere non tanto sulla consistenza, di gran lunga inferiore a quella della scuola statale, quanto ad ipotetiche potenzialità di sviluppo della scuola non statale paritaria in un prossimo futuro se dovesse realizzarsi il disegno liberista del buono scuola.

Attualmente ci risulta che godono dello status di scuole paritarie ben oltre 10.659 istituzioni scolastiche non statali, dalla materna alle superiori (materne 7993, elementari 1034, secondarie I e II grado 1632) ossia scuole gestite da enti e privati, laici e religiosi, e dagli enti locali; il riconoscimento è avvenuto, come già ricordato, sulla base delle sole dichiarazioni cartacee da parte degli enti gestori, ossia non sono state accertate de visu all’atto del riconoscimento i prerequisiti previsti dalla legge. I dati riportati nella seguente tabella sono ovviamente da considerarsi provvisori e quindi sono suscettibili di ulteriori variazioni e integrazioni. Le elaborazioni sono state effettuate da noi sulla base dei dati pubblicati ad oggi dal MIUR e dai dati forniti dai nostri Regionali.

Regioni

materne

elementari

secondaria

totali

Valle D'Aosta

Piemonte

551

65

119

735

Lombardia

1697

207

412

2316

Veneto

1199

80

148

1427

Trentino Alto Adige

167

6

23

196

Friuli Venezia Giulia

181

15

22

218

Liguria

257

53

59

369

Emilia Romagna

790

68

83

941

Toscana

463

82

72

617

Marche

126

17

24

167

Umbria

84

6

12

102

Lazio

613

185

235

1033

Abruzzo

125

19

31

175

Molise

30

2

32

Campania

506

134

132

772

Puglia

437

45

61

543

Basilicata

54

3

2

59

Calabria

304

20

24

348

Sicilia

196

12

153

361

Sardegna

213

15

20

248

Totale Italia

7993

1034

1632

10659

Ovviamente ci riserviamo di effettuare un’analisi più dettagliata allorquando il Ministero pubblicherà i dati più recenti.

Roma, 23 maggio 2002

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