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“Ricerca pubblica, diritti al futuro”: assemblea nazionale degli Enti pubblici di ricerca 17 e 18 maggio

Verso lo sciopero del 20 maggio, per discutere insieme di quale modello di ricerca e per quale idea di sviluppo. Per confrontarsi su governance, politiche di finanziamento e organizzazione del lavoro.

10/05/2016
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I tagli, la privatizzazione e la concentrazione degli investimenti indicano un modello perdente di politiche della ricerca. Autonomia, diritti e risorse stabili per il sistema, sono le uniche coordinate in grado di invertire il declino degli enti di ricerca

Mentre nel Documento di programmazione economica e finanziaria non ci sono tracce di risorse per il rinnovo del Contratto, la legge di stabilità 2016 ha imposto un ennesimo anno di tagli al settore pubblico dell'università e della ricerca. Tagli al bilancio ordinario, alla capacità di assumere, alle spese per le infrastrutture di ricerca, ai salari. Dai settori più sani del mondo della scienza arrivano appelli affinché l’Italia porti i propri finanziamenti ad un livello superiore a quello di pura sussistenza tenuto fin ora e forti critiche alla scelta di investire le risorse sottratte alla ricerca pubblica in progetti quali Human Technopole. Al di là delle dichiarazioni roboanti del ministro Giannini anche il Piano Nazionale della Ricerca atteso da due anni stanzia meno risorse di quanto previsto dal precedente governo e con una idea discutibile di come allocarle.

Il nostro sistema della ricerca dunque è in piena crisi con una reale difficoltà a riprodurre i livelli di produttività scientifica e qualità del lavoro, fin ora nonostante la pochezza di risorse sempre aumentati. In questo contesto già emergenziale si situa la bozza di decreto applicativo della delega Madia sulla semplificazione degli enti di Ricerca. Si tratta di un documento che a nostro avviso su temi fondamentali stravolge piuttosto che applicare il dispositivo di semplificazione delle attività degli enti contenuto nell’art. 13 della legge 124/15 che pur avevamo definito positivo. Propone infatti come innovazione per il sistema di reclutamento degli enti di ricerca una sintesi dei peggiori provvedimenti disposti dalla legge 240/10 per l’università, aggravata da una ulteriore torsione burocratica del ruolo dei ricercatori e tecnologi che, a nostro avviso, rischiano di allontanarsi ulteriormente dai livelli di autonomia e protagonismo decisionale che la carta europea del ricercatore sancisce.

È ineludibile un investimento di carattere strutturale che non può essere sostituito dal sostegno ad eccellenze vere o presunte. Le priorità sono quindi i fondi ordinari, il reclutamento, la valorizzazione professionale e i salari. Anche risorse aggiuntive come quelle del Pnr devono essere destinate a interventi che rispondono alle emergenze del sistema ma soprattutto serve un piano pluriennale di stanziamenti a partire dalla prossima legge di stabilità finalizzati a triplicare l’investimento dello stato nella ricerca pubblica fondamentale e applicata.

A nostro avviso ci troviamo di fronte ad un bivio: o si decide, realmente, di puntare su questi settori oppure accompagneremo il declino del nostro paese cercando di tamponarlo attraverso sempre meno sostenibili interventi finalizzati a ridurre il costo del lavoro.

Per confrontarci su questi argomenti il 17 e 18 maggio 2016 si terrà presso i laboratori nazionali di Frascati dell’INFN l’assemblea nazionale della FLC CGIL "Diritti al futuro per la ricerca pubblica".

Parteciperanno lavoratrici e lavoratori dagli enti di ricerca di tutta Italia, una grande occasione di confronto e di dibattito per costruire proposte condivise e capacità di mobilitazione diffusa, discussione pubblica, protagonismo. Per l’occasione è indetta assemblea esterna per tutti i lavoratori del comparto.