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INRIM: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Questo Protocollo così non ci serve!

Ovvero, lo stato delle relazioni sindacali all’INRIM dopo lo sciopero del 24 marzo scorso, che ha avuto l’adesione del 70% delle lavoratrici e dei lavoratori.

20/07/2021
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Dopo innumerevoli e difficili riunioni di confronto, possibili grazie allo spazio conquistato dalla determinata e partecipata lotta delle lavoratrici e dei lavoratori culminata nello sciopero del 24 marzo, si è aperta con fatica una fase in cui le parti, RSU e Organizzazioni Sindacali da un lato e INRIM dall’altro, hanno cominciato ad entrare nel merito dei punti di scontro. Punti che erano alla base delle rivendicazioni dello sciopero e del fallito tentativo obbligatorio di conciliazione, e che sarebbero dovuti essere l’oggetto di un testo di Protocollo d’Intesa da siglare fra le parti, come risultato tangibile del “mutato clima” e della volontà del vertice dell’istituto di dare ascolto alle richiesta di parte sindacale. Un Protocollo con cui si sarebbe dovuta aprire una nuova stagione di relazioni all’INRIM, frutto in ultima analisi dell’importante prova di forza messa in atto dalle lavoratrici e dai lavoratori con lo sciopero di marzo.

Nelle nostre intenzioni, come FLC CGIL, il Protocollo sarebbe dovuto essere una base di partenza delle discussioni di merito sui singoli punti che si sarebbero poi sviluppate, per questo la sua stesura sarebbe dovuta essere molto rapida, anche per confermare, con la sua firma, il rinnovato stato di relazioni sindacali. Abbiamo anche chiesto - ed ottenuto - una partecipazione attiva e costante nella delegazione dell’Ente del Presidente, ritenendo imprescindibile nella conduzione delle trattative la partecipazione del massimo organo di vertice. In realtà, poi, la definizione del Protocollo si è intrecciata alla discussione di merito sui singoli punti, dilatandosi nel tempo e arrivando al punto attuale, in attesa, dall’ultima riunione di trattativa del 28 giugno scorso, di un testo definitivo da poter firmare.

Nel frattempo, in questo vuoto, invece di accelerare sul Protocollo, l’amministrazione ha continuato ad operare senza tenere conto di quello che Essa stessa ha contribuito a scrivere in tema di relazioni sindacali, deliberando sul Piano di Fabbisogno senza che si fosse sentita la necessità di un confronto e limitandosi alla mera comunicazione formale di un testo prima della riunione fissata per l’approvazione in CdA. Decidendo per questa via su alcune materie oggetto del confronto sul Protocollo, come l’art. 54 e le stabilizzazioni, in maniera unilaterale senza ascoltare le Organizzazioni Sindacali, sulla base di presunti obblighi di legge e orientamenti applicativi da rispettare. Decidendo sull’art. 54 anche passaggi e risorse: TUTTO COME SE NON CI FOSSE STATO LO SCIOPERO DEL 24 MARZO E LA DISCUSSIONE SUL PROTOCOLLO.

DULCIS IN FUNDO: ci è giunta infine, alle 16 di ieri (19 luglio 2021), mentre era in preparazione questo comunicato, una bozza di Protocollo da firmare. Con la speranza di poter mettere la parola fine al Protocollo, siamo andati a leggere la bozza proposta, ma ci siamo resi conto che si trattava di un testo inaccettabile, in cui sulle materie di conflitto come quella dell’art. 54, si pretende di introdurre argomenti irricevibili e strumentali atti a giustificare solo l’operato dell’amministrazione.

NO! Questo Protocollo d’intesa non rispetta la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori dell’INRIM e quindi non è firmabile!

Caro Presidente Wiersma, invece di dirci quali sarebbero le autentiche interpretazioni delle norme (vedi punto 5 del Protocollo e l’inutile addendum sulla normativa da applicare sulle progressioni economiche orizzontali) per difendere il vostro operato, La invitiamo a fare una chiacchierata con il Presidente dell’INFN e i Presidenti di quegli altri Enti di Ricerca che hanno già applicato al meglio la normativa sull’art. 54, e si convinca della possibilità di altri percorsi più favorevoli per le lavoratrici e i lavoratori del proprio Istituto.

Invitiamo inoltre l’INRIM a non confondere, strumentalmente, progressioni economiche orizzontali (PEO secondo il CCNL Settore Università, art. 53 secondo il CCNL Settore Ricerca) con le progressioni ex art. 54, perché le prime gravano sul salario accessorio, mentre le altre sono finanziate dai risparmi delle cessazioni e, come recita la nota ARAN N° 0008618/2019 del 18/12/2019, sollecitata anche dal CODIGER, garantiscono la neutralità finanziaria rispetto al precedente livello di spesa per cui, tra le altre cose, non necessitano di approvazione da parte dei ministeri vigilanti e possono essere espletate dall’Ente nell’ambito dell’autonomia che contraddistingue gli EPR.

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