Valle d’Aosta: prove di devolution scolastica
Presentata la Bozza di Statuto che prevede l’assunzione di competenza regionale sul sistema di istruzione ed universitario. Ribadiamo la nostra contrarietà a sistemi di istruzione che rischiano di diventare un vero e proprio colabrodo.
Nei giorni scorsi è stata presentata la Bozza di Statuto della Valle d'Aosta che prevede, per quanto attiene Scuola ed Università, l’attribuzione di competenza legislativa piena alla regione.
Purtroppo stiamo assistendo da tempo a prove di devoluzione scolastica ed universitaria da parte di alcune regioni, con il rischio che esse si moltiplichino, producendo il risultato di minare alle fondamenta il sistema scolastico nazionale, come, al contrario, prevede la Costituzione italiana, di cui ricorre il sessantesimo proprio questo anno.
Oltre alle ragioni per le quali ci siamo espressi in senso contrario anche rispetto ad altre leggi regionali, e che valgono ovviamente anche per la Val d’Aosta, qui rileviamo alcuni elementi particolari che risaltano immediatamente e ci lasciano abbastanza interdetti:
1.
l’affermazione per la quale la regione intenderebbe “tutelare” l’autonomia scolastica.
Facciamo rilevare che con la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001, l’autonomia scolastica è un istituto giuridico di rango costituzionale, su cui nessuna regione può quindi intervenire. Che una regione pensi che essa abbia bisogno di tutela regionale non può che preoccupare, e tanto. Tale previsione legislativa rileva una considerazione non esattamente alta della scuola pubblica, per la quale si pensa che un presidente piuttosto che un assessore regionale siano più adatti di una realtà composita e complessa quale è la scuola a presiedere all’esercizio dei delicati ed importanti compiti che la nostra carta fondativa le ha attribuito.
2.
La definizione dello stato giuridico del personale amministrativo e docente di scuola ed università.
Come se niente fosse si intende fare carta straccia della conquista contrattuale che regola i rapporti di lavoro di tutto il personale della scuola nonché di quello tecnico ed amministrativo dell’università! Noi, al contrario, sosteniamo da tempo l’opportunità di prevedere un regime contrattuale anche per quanto riguarda la docenza universitaria. In tutti i casi non crediamo possa essere una singola regione a decidere su questa materia.
3.
Il sostegno alla formazione interna all’azienda.
E’ anch’esso tema tutt’altro che acquisito. L’idea che l’azienda sia non solo sede di lavoro, ma acquisti anche un ruolo formativo è perlomeno discutibile. Per noi la formazione è, innanzitutto, un diritto delle persone, che deve quindi avere una forte valenza culturale ed universale, da non potersi garantire sic et simpliciter da parte delle aziende che al massimo sono interessate ad una formazione specifica, legata a quel contesto aziendale.
Roma, 22 gennaio 2008
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