Istituto Vallauri: i sindacati scrivono al ministro della Difesa per denunciare la situazione insostenibile e richiedere un intervento
Prosegue la mobilitazione all'Istituto Vallauri di Livorno.
FLC CGIL - UIL Scuola RUA
Gent.ma Sig.ra Ministro,
le scriventi Organizzazioni Sindacali intendono rappresentare alla S.V. il profondo disagio in cui si trovano i dipendenti civili dell’Istituto Giancarlo Vallauri (CSSN ITE) di Livorno, un Istituto di Ricerca di grande tradizione scientifica e che ora, per colpa di scelte incomprensibili che tendono a sminuire il ruolo della ricerca in questo settore, si trova a vivere una vicenda paradossale.
L’Istituto per le Telecomunicazioni e l’Elettronica della Marina Militare “Giancarlo Vallauri“ di Livorno (CSSN ITE, ex MARITELERADAR) è ora un Reparto distaccato del CSSN (Centro di Supporto e Sperimentazione Navale) di La Spezia, come detto con un passato tecnico-scientifico di grande prestigio (ad es. la realizzazione nel 1941 del primo radar italiano).
Ai lavoratori dell’Istituto, Ente Pubblico di Ricerca, è stato applicato, dal 1994 al 2018, il Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Ricerca. In occasione dei recenti rinnovi contrattuali, con il CCNQ per la definizione dei comparti di contrattazione per il triennio 2016-2018, l’Istituto è stato inserito nel Comparto delle Funzioni Centrali – Ministeri.
A seguito di ciò la Direzione Generale per il Personale Civile (PERSOCIV), provvedeva a predisporre le tabelle di equiparazione in applicazione del DPCM 26 giugno 2015 (Decreto Madia), assumendo fin dall’inizio un indirizzo estremamente penalizzante nei confronti dei lavoratori sia per l’inquadramento giuridico che per quello economico. Tale indirizzo veniva rappresentato alle Organizzazioni Sindacali in data 25/09/2018, in un incontro in cui metteva al corrente le rappresentanze sindacali del percorso che sarebbe stato affrontato di inquadramento nel nuovo comparto contrattuale a cui era stato assegnato il personale dell’istituto. Nel corso dell’incontro i sindacati avevano rappresentato le proprie perplessità su questa operazione, suggerendo peraltro soluzioni alternative, e avvertendo nel contempo dei rischi che sarebbero stati corsi dai lavoratori se non si fosse proceduto con prudenza e con la necessaria condivisone con le rappresentanze sindacali.
Dopo solo due giorni, tutte le osservazioni dei sindacati venivano bellamente disattese e PERSOCIV, in data 01/10/2018, decideva di emettere i decreti di inquadramento giuridico dei dipendenti dell’ITE nei nuovi profili del Ministero Difesa, dando luogo ad un’applicazione errata del Decreto Madia (di definizione delle tabelle d’equiparazione per le procedure di mobilità fra comparti diversi), effettuando un’equiparazione sbagliata in quanto comparava non le carriere tra i due Comparti diversi, bensì il requisito di accesso dei singoli all’atto di prima assunzione, e prefigurando così un pesante danno di sotto inquadramento, demansionamento e soprattutto di disconoscimento delle carriere per buona parte del personale. Con conseguenti gravi ricadute economiche.
Per quanto riguarda il trattamento economico, a partire dal mese di ottobre 2018 ed in attesa di emettere i relativi decreti, PERSOCIV decideva in modo del tutto arbitrario di corrispondere ai dipendenti dell’ITE la retribuzione dei dipendenti della Difesa. A tal proposito il Decreto Madia (lo stesso utilizzato da PERSOCIV per determinare l’inquadramento) prevede espressamente che, in caso di mobilità non volontaria, al dipendente venga mantenuto il trattamento economico fondamentale e accessorio più favorevole, limitatamente alle voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa. Nel caso in questione, il trattamento economico più favorevole è quello del Comparto di provenienza (Istruzione e Ricerca).
PERSOCIV ha fin dall’inizio manifestato l’intenzione di non voler riconoscere l’Indennità di Ente della Ricerca come voce “fissa e ricorrente”, nonostante questa venga erogata secondo importi tabellati nel contratto collettivo nazionale di lavoro nel mese di giugno, cui si aggiunge una erogazione mensile che avviene, senza variazioni per 12 mesi l’anno, sulla base di tabelle definite in contrattazione integrativa nazionale.
È importante far presente che tale indennità non può subire decurtazioni, per espressa previsione contrattuale, se non in caso di sciopero, e non è legata a parametri di variabilità in relazione alla produttività.
Il mancato riconoscimento di tali importi, operato unilateralmente da PERSOCIV, determina un danno consistente alle retribuzioni, che si aggira almeno ad un taglio minimo del 25% della retribuzione mensile dei lavoratori, nel passaggio al Comparto Funzioni Centrali.
Peraltro, su richiesta delle Organizzazioni Sindacali, PERSOCIV ha interpellato l’ARAN in relazione alla erogabilità degli importi derivanti dall’indennità di ente della ricerca; interpello al quale l’ARAN ha risposto in maniera favorevole ai lavoratori, confermando peraltro precedenti pareri e valutazioni espressi in documenti ufficiali dalla stessa ARAN e dall’INPS.
Ciononostante PERSOCIV, per ragioni incomprensibili, continua ad ignorare tali pareri e documenti, e le preoccupazioni espresse dai sindacati, mantenendo la propria errata determinazione iniziale, che penalizza i lavoratori perché li priva di una parte consistente della loro retribuzione a fine carriera, con un danno che rischia di essere devastante anche rispetto ai trattamenti di quiescenza e di fine servizio.
Alla luce delle suddette considerazioni, Le chiediamo, Signora Ministro, di intervenire per impedire che vengano emessi decreti economici incomprensibilmente e pesantemente penalizzanti per i pochi lavoratori interessati, peraltro incongruenti con quanto già avvenuto in altre occasioni simili, che costringerebbero i lavoratori ad adire le vie legali per veder riconosciuti i propri sacrosanti diritti.
Distinti saluti
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