Scoperta Unimore su malattie neurodegenerative: alla qualità della ricerca si affianchi la qualità del lavoro dei ricercatori precari
Determinante la partecipazione al progetto di ricercatori altamente qualificati ma senza nessuna garanzia sul proprio futuro lavorativo, con scarsissime tutele e retribuzioni inadeguate.
A cura della FLC CGIL Modena
Arriva da Unimore la notizia che fa ben sperare per i progressi scientifici nella conoscenza dei meccanismi che originano patologie sempre più diffuse come Alzheimer, Parkinson e Sla.
Questo a conferma di quanto sia fondamentale il settore della ricerca pubblica (con anche il contributo di altre agenzie e soggetti, in questo caso) per il benessere di tutti noi.
Ci vogliamo però concentrare su un aspetto della faccenda, riportato dalla direttrice del gruppo di ricerca: “A questa scoperta – sottolinea la prof.ssa Serena Carra di Unimore – mi piace ricordare, si è giunti grazie alla passione e perseveranza di personale altamente qualificato, che nonostante sia impegnato in queste delicate ricerche, non è assunto in modo stabilizzato”.
“Non resta che sperare – conclude la prof.ssa Serena Carra di Unimore- che una politica lungimirante, anche a livello locale, riconosca l’impegno e la qualità del lavoro portato avanti dai nostri numerosi giovani ricercatori fra tante difficoltà e che ci si applichi a tutti i livelli al fine di attuare programmi di finanziamento meritocratici e trasparenti che permettano di stabilizzare la posizione di questi giovani ricercatori precari e portare avanti progetti di ricerca che come questo hanno un impatto internazionale, i quali altrimenti rischiano ad oggi di spegnersi nel loro momento di massimo splendore”.
Ecco, ci pare una dichiarazione importante perché descrive un quadro ampiamente diffuso in tutti gli Atenei italiani, con ricercatori altamente qualificati che operano su progetti di ricerca importantissimi e delicati, ma senza nessuna garanzia sul proprio futuro lavorativo, con scarsissime tutele e retribuzioni inadeguate.
Importante poi perché richiama alle responsabilità della politica (a tutti i livelli) e - aggiungiamo noi - degli organi di governo dell’Ateneo e dei suoi Dipartimenti nel garantire piena dignità e diritti - anziché sfruttamento e dequalificazione - alle centinaia e centinaia di figure precarie della ricerca (assegnisti, interinali, dottorandi, docenti a contratto, collaboratori, ecc..) che operano in Unimore, e nelle altre università del Paese.
I tanti governi che si sono succeduti negli anni, di ogni segno e colore, non sono stati in grado di dare risposte concrete. Un paese che si vanta di essere tra le prime potenze economiche non può permettersi questo stato di cose.
L’università e la ricerca hanno bisogno di risposte concrete.
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