La ripartizione dei fondi contro la dispersione scolastica è sbagliata nel metodo e nella sostanza
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL
Roma, 1 luglio - Lo avevamo denunciato durante un’iniziativa sul Patto Educativo Territoriale a Napoli tenutasi lo scorso 27 giugno e si conferma ciò che avevamo detto in quella sede: la ripartizione delle risorse del PNRR per il contrasto della dispersione è sbagliata nel metodo e nella sostanza. Oggi se ne accorgono tutti.
500 milioni di euro ripartiti tra circa 3000 scuole, senza nessun coinvolgimento di chi nella scuola opera ogni giorno, nessuna interlocuzione con le organizzazioni sindacali e, apprendiamo, nessuna considerazione delle stesse indicazioni fornite dal gruppo di lavoro nominato da Bianchi.
Un’assegnazione di risorse fatta senza una preventiva analisi di contesto delle scuole e di rilevazione dei bisogni e avulsa dalla loro concreta e autonoma progettualità, che determina l’esclusione di intere comunità scolastiche da anni impegnate a contrastare il fenomeno della dispersione in quartieri e aree geografiche particolarmente esposte.
Alla base di questo provvedimento sbagliato c’è un’eccessiva semplificazione dei criteri che ruotano intorno al principio, scientificamente e politicamente infondato, della dispersione implicita, ovvero dei bassi livelli di apprendimento certificati da Invalsi nel 2021, ancora in piena pandemia, trascurando, tra gli altri, il dato ben più oggettivo e consolidato nel tempo della dispersione esplicita.
Il risultato finale è che solo il 39% delle scuole italiane risulta beneficiaria dei fondi con incongruenze all’interno dei territori regionali e provinciali e con effetto paradosso: vengono finanziati i licei classici e non ricevono contributi gli istituti comprensivi e professionali appartenenti a zone in cui le percentuali della dispersione esplicita sono elevate. Le scuole superiori sono in numero preponderante rispetto a quelle del primo ciclo, segmento nel quale invece la fragilità degli apprendimenti deve essere affrontata. Balza agli occhi la totale assenza dei CPIA, istituti che non effettuano prove INVALSI, ma che sono evidentemente a rischio dispersione.
Decisioni fondamentali per la scuola vengono delegate a indicatori fintamente neutrali, che in realtà sono profondamente ideologici, come dimostra proprio l’esito di questo riparto.
L’impressione è che le risorse del PNRR sull’istruzione, come avvenuto per il decreto 36, siano distribuite sulla base di idee che non vengono elaborate dal Ministero dell’Istruzione, ma sono frutto di altri ambiti del Governo a partire dal Mef magari con il supporto dell’invalsi.
Contro questa deriva inaccettabile noi continueremo a batterci.
La dispersione si contrasta investendo nella qualificazione complessiva del sistema scolastico e sostenendone e potenziandone l’autonomia. Le risorse del PNRR se non sono accompagnate da investimenti di spesa corrente per l’incremento degli organici e del tempo scuola, la riduzione del numero degli alunni per classe e il potenziamento della didattica laboratoriale significano una sola cosa: l’arretramento dello Stato in materia di istruzione pubblica e l’impoverimento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola statale, unica agenzia educativa garante del diritto allo studio sulla base dei principi di universalità, gratuità, laicità.
Per tutte queste ragioni, sulla base del contratto collettivo nazionale di lavoro, abbiamo chiesto una convocazione urgente al Ministero per avere la dovuta informazione su un provvedimento che ricade sulle scuole e sul personale e che siamo pronti ad impugnare.
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