Il Ministro Gelmini sbaglia - e molto - a dire che nulla cambia sull'obbligo
Comunicato stampa di Enrico Panini, Segretario Generale Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil.
Il Ministro Gelmini ha dichiarato - in risposta ad un mio comunicato stampa con il quale denunciavo il colpo di mano sull'obbligo attuato con un emendamento del Governo in sede di conversione del Decreto Legge 112 - che «L'emendamento proposto dal Governo non incide minimamente sull'obbligo di istruzione, che rimane a 16 anni».
Ciò che il Ministro sembra non cogliere riguarda non tanto la durata dell'obbligo, che non ho mai affermato che venisse ridotta dall'emendamento, quanto le modalità con le quali si assolve l'obbligo, che invece cambiano e tanto.
Infatti, con l'emendamento del Governo si sancisce a chiare lettere - per la prima volta nel nostro Paese - che l'obbligo si assolve anche nei percorsi di formazione professionale, oltre che nei corsi triennali istituiti dal Ministro Moratti.
E per rendere ben evidente il fatto che d'ora in poi ci saranno due canali nettamente distinti (scuola e formazione professionale), con l'emendamento si cancellano norme della Finanziaria 2007 con le quali si prevedeva che altre strutture formative avrebbero potuto "favorire il successo nell'assolvimento dell'obbligo di istruzione" ma alle seguenti condizioni:
-
il rispetto degli obiettivi di apprendimento generali e specifici previsti nei programmi nazionali (curricula);
-
la definizione di un'intesa fra Ministero e singole regioni;
-
l'inserimento in appositi elenchi delle strutture formative che volevano operare in questi percorsi;
-
la predisposizione degli elenchi da parte del Ministero che ne doveva fissare anche i criteri, sentite le regioni.
Tutto ciò - con l'emendamento del Governo - è ora cancellato e per i soggetti, fuori dalla scuola, presso i quali potrà essere assolto l'obbligo non esisterà alcun vincolo al loro operare, né il rispetto dei programmi né altro!!
Pertanto, i ragazzi a 14 anni dovranno scegliere se assolvono l'obbligo nella scuola o nella formazione professionale.
Non possono sfuggire ad alcune le conseguenze di questo atto che continuo a giudicare gravissimo, classista e che modifica profondamente l'assetto della scuola italiana.
Nessun allarmismo da parte mia, solo una condanna senza appello verso una discriminazione che ci fa tornare d'un colpo agli anni '50.
Roma, 18 luglio 2008
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