La Repubblica: Appello sullo stato giuridico dei docenti
Il ministro dell'Urst ha presentato una proposta di riforma dello stato giuridico della docenza che verrà valutato dal Parlamento nei prossimi mesi, sotto la forma di "collegato" alla legge finanziaria.
Il ministro dell'Urst ha presentato una proposta di riforma dello stato giuridico della docenza che verrà valutato dal Parlamento nei prossimi mesi, sotto la forma di "collegato" alla legge finanziaria. Crediamo che il testo, pur configurandosi come un intervento organico, presenti limiti che ne richiedono una profonda modifica, condizione indispensabile perché su di essa possa realizzarsi un ampio consenso non solo da parte dei diretti interessati e delle organizzazioni che li rappresentano, ma anche e soprattutto da parte dell' insieme delle forze sociali e culturali del Paese.
In particolare: la regolamentazione del rapporto docente-ateneo, per quanto attiene alle modalità di svolgimento di attività esterne, non è basata sulla definizione di un rapporto esclusivo con l'università. Lo svolgimento di attività extra-universitarie è invece concepibile solo laddove l'università abbia la potestà di regolarne la natura, in particolare subordinando le scelte di tipo professionale alla prioritaria esigenza di realizzare una didattica ed una ricerca di qualità.
La riproposizione di un ruolo solo formalmente unico, in realtà ancora rigidamente suddiviso in fasce basate sulla gerarchia e non sulla qualità e sul merito, non si concilia con l'esigenza di realizzare trasparenti strumenti di vera valutazione dell'attività didattica e di ricerca, metodologie peraltro già applicate con successo nella stragrande maggioranza dei paesi avanzati.
La previsione di messa ad esaurimento dell'attuale ruolo dei ricercatori, oltre ad essere una misura sbagliata ed iniqua nei confronti dei diretti interessati, prefigura un meccanismo di accesso alla docenza universitaria impraticabile, laddove si identifica il ruolo di accesso con quello degli attuali professori associati: ciò sia in base ad una banale valutazione di costi, sia in base alla naturale e legittima volontà dei ricercatori stessi a partecipare a loro volta ai concorsi previsti per l'accesso al ruolo di professore.
Seguono le firme di 74 ordinari, associati e ricercatori
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