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Il Sole 24 ore: L'utopia da inseguire: libertà assoluta di scelta

Gli articoli che "Il Sole-24 Ore" ha pubblicato di Enrico De Mita, prima, e di Fabio Roversi Monaco, poi, rappresentano esattamente le due posizioni opposte rispetto alla pseudo-riforma della docenza universitaria che il ministro Zecchino ha voluto impropriamente inserire in tutta fretta in un collegato alla Legge finanziaria.

05/01/2000
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di Gianpaolo Papaccio

Gli articoli che "Il Sole-24 Ore" ha pubblicato di Enrico De Mita, prima, e di Fabio Roversi Monaco, poi, rappresentano esattamente le due posizioni opposte rispetto alla pseudo-riforma della docenza universitaria che il ministro Zecchino ha voluto impropriamente inserire in tutta fretta in un collegato alla Legge finanziaria.

Le posizioni sono apparentemente opposte, ma ambedue ancora "centraliste" in quanto paradossalmente tralasciano di sottolineare che ancora una volta si vuole decidere con una legge dello Stato di questioni che dovrebbero invece essere lasciate totalmente all'autonomia delle Università. Se le Università sono autonome, allora perché mai non le si lascia decidere, appunto, autonomamente? Le loro decisioni ne determineranno indubbiamente anche le sorti, per cui, nella competizione, se avranno scelto male i loro docenti, senza limiti imposti, e avranno in totale autonomia deciso anche quale posizione dare al docente, ne dovranno comunque, dopo quattro-cinque anni, chiedere il rendiconto e il circolo virtuoso finalmente si innescherà. Se viceversa stabiliamo aprioristicamente il numero di ordinari, aspettiamo che il ministero indica i concorsi e non prevediamo meccanismi di verifica per la I fascia, rimarranno gli inefficienti e specie se il loro numero rimarrà per anni "ingessato" quale incentivo avrà un "professore" ex associato o un ricercatore, visto che occorrerebbero 25 anni per poter vedere l'ordinariato? é sciocco oltre che sbagliato.

L'autonomia deve poter prevedere che gli Atenei sulla base dei loro budget decidano liberamente sia le posizioni sia se queste siano "a tempo" o non a tempo. L'autonomia vuole dire libertà di scelta ma nello stesso tempo intelligenza e soprattutto prudenza e lungimiranza nella programmazione in una visione temporale di ampio respiro. Se invece gli Atenei saranno ancora imbrigliati in lacciuoli di ogni genere, in limitazioni che non hanno più ragion d'essere, la competizione vera non decollerà mai. Certamente ci potrà essere un iniziale ma inevitabile shock per gli Atenei con un corpo docente non all'altezza e incapace di gestione manageriale, con probabile "morte fisiologica" di alcuni ovvero una declassificazione o riclassificazione degli stessi in Atenei di serie A, B, C, ma anche ciò è auspicabile perché rimedierà alla provincializzazione attuale. Orbene, si liberalizzi la docenza, si rendano autonome sul serio le Università e ogni discussione sarà automaticamente inutile, nessuno avrà più posizioni apparentemente "opposte". Forse De Mita e Roversi Monaco diranno di no? Non lo penso in quanto le carriere decise dalla libera contrattazione fra Atenei, il numero di professori, le rispettive posizioni (ordinari, associati) e persino l'età sarà decisa sulla base delle scelte e delle singole capacità. é un'utopia? Troppo presto? Prima o poi vi si dovrà giungere.