Valutazione e certificazione
In tema di schede di valutazione/portfolio, grande continua ad essere la confusione sotto il cielo. In attesa di chiarimenti dal Miur, ciascuno si è sentito autorizzato ad ipotizzare gli scenari futuri nelle forme più variegate.
In tema di schede di valutazione/portfolio, grande continua ad essere la confusione sotto il cielo.
In attesa di chiarimenti dal Miur, ciascuno si è sentito autorizzato ad ipotizzare gli scenari futuri nelle forme più variegate.
Le vecchie schede non saranno più stampate e distribuite alle scuole? Deliberiamo, in autonomia, di adottarle lo stesso e fotocopiamole, ha suggerito qualcuno.
Non c’è lo strumento? Non valutiamo più gli alunni, ha detto qualcun altro.
Che farà il ministero? Lascerà tutto così com’è? Stilerà un elenco degli obiettivi generali che le scuole prenderanno a riferimento per la valutazione?
Nella nebbia, qualche faro di luce aiuta a non perdere il corretto orientamento e, ad esempio, a chi suggeriva di sostituire la vecchia scheda con il portfolio delle competenze individuali, una voce autorevole (Tiriticco) ha risposto, argomentando, che il portfolio non è uno strumento di valutazione.
Le segreterie nazionali FLC Cgil, Cisl e Uil Scuola hanno unitariamente chiesto al Miur uno
specifico incontro sulla valutazione, reiterato con la recente lettera sulla tematica delle prove Invalsi.
Ancora aspettano una risposta, dal momento che
l’informativa del 26 novembre non poteva essere la sede per una discussione complessiva sulla materia.
Come FLC CGIL, avendo ben presente l’intreccio ma anche la distinzione tra osservazione e documentazione dei processi di apprendimento degli alunni da un lato e certificazione dei risultati conseguiti dall’altro, abbiamo da tempo resa nota la
nostra posizione sostenendo che:
- nel processo di valutazione ci sono aspetti di competenza dei docenti sui quali nessun ministro può dettare norme: la determinazione di modalità e criteri di valutazione, lo stabilire come osservare e documentare i processi di apprendimento appartengono alle decisioni dei collegi docenti, che possono dotarsi di autonomi strumenti;
- la certificazione dei risultati conseguiti tocca ancora ai docenti, ma sulla base di indirizzi generali e utilizzando modelli ufficiali, entrambi stabiliti dal ministero attraverso un percorso che è precisamente normato;
- il portfolio è uno strumento che mescola indebitamente i due aspetti, non può essere valido per la certificazione e può essere considerato dalle scuole tutt’al più come uno strumento rispetto al quale confrontare le pratiche di documentazione/osservazione già in uso;
- lasciar intendere che le schede di valutazione sono abolite “e le scuole si arrangino” fa parte di quel pensiero che vuole l’abolizione del valore legale dei titoli di studio;
- le scuole non si devono lasciar scippare l’esercizio della propria autonomia (che però non vuol dire fare ciò che è di competenza del ministro e che il Ministro non fa);
- il Ministro deve assolvere i propri compiti.
Soluzioni pasticciate non potranno essere accettate.
O il Miur riconosce la propria scarsa lungimiranza (e non solo!) nel non aver dato disposizioni per la stampa delle vecchie schede, riconosce di aver sbagliato a lasciar credere che il portfolio fosse lo strumento magico risolutivo rispetto al problema della valutazione, lo affida come suggerimento alla riflessione delle scuole sui percorsi di documentazione/cura/attenzione ai processi di apprendimento e consente, ai fini certificativi e di comunicazione con le famiglie, l’uso della scheda di valutazione precedentemente in uso, oppure deve dare indicazioni precise sulla nuova valutazione.
Intraprendere il solo percorso che è legittimato a percorrere: quello delineato dal regolamento sull’autonomia e dalla stessa Legge 53.
Percorso che è tutt’altro che rapido. E che non contempla l’emanazione di una semplice circolare.
Infatti, l’art. 8 del regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche, richiamato anche laddove nelle Indicazioni Nazionali si parla di portfolio, prescrive che il Ministro, previo parere delle commissioni parlamentari e sentito il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, definisca “ gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi” attraverso la procedura prevista dall’art. 205 del TU 297/94 che richiama l’art.17 della legge 400/88 e cioè l’emanazione di un regolamento attraverso decreto. Un altro decreto è previsto all’art.10 dello stesso regolamento sull’autonomia per l’adozione di “ nuovi modelli per le certificazioni, le quali, indicano le conoscenze, le competenze, le capacità acquisite e i crediti formativi riconoscibili”. Conoscenze e competenze non sono ricavabili che dalle indicazioni nazionali: non di certo quelle allegate al DM 59 e “ adottate in via transitoria” , ma quelle dell’apposito “regolamento governativo” ricordato all’art. 12 del Dlgs 59/04 e che ancora non c’è.
Quindi: prima le Indicazioni e poi la valutazione e i relativi modelli.
Inoltre, la revisione del titolo V della Costituzione – successiva all’emanazione del regolamento sull’autonomia – rende le cose ancora più complicate.La legge 53 si riferisce alle nuove norme e prevede che per la “determinazione delle modalità di valutazione dei crediti scolastici” si debba emanare un Decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri e sentito il Consiglio di Stato.
Siamo ormai a dicembre ed è evidente che i tempi tecnici per percorrere il complesso iter qui delineato non ci sono più e che, quindi, le soluzioni che si adotteranno per quest’anno scolastico dovranno di necessità essere transitorie.
Ma il Ministro non aveva affermato che l’anno scolastico si era avviato “in piena regolarità e senza problemi”?.
A noi, che abbiamo denunciato l’incompetenza e le inadempienze del Ministro, non resta che pretendere che l’emanazione dei provvedimenti avvenga secondo il corretto iter legislativo, invitando nel contempo i docenti, i dirigenti scolastici, gli studenti e le loro famiglie a chiedere il rispetto dei propri diritti e della legalità.
Roma, 29 novembre 2004
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