Urgono certezze per il contratto scuola
Per la scuola un contratto sempre più “incerto”
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Pubblichiamo il testo dell'intervista apparso sul quotidiano "Italia Oggi" del 3 settembre riguardante il rinnovo contrattuale dei lavoratori della scuola.
Roma, 3 settembre 2002
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Testo intervista
Un milione di dipendenti della scuola in attesa
L’oggetto di queste mie riflessioni riguarda il rinnovo contrattuale di oltre un milione di lavoratori della scuola. Su questo argomento, a poche ore dall’avvio dell’anno scolastico, il panorama è tutt’altro che limpido e le prospettive quanto mai incerte.
Eppure solo fino ad un anno fa, nel nostro Paese, sembravano tutti convinti di almeno due cose: che gli stipendi dei lavoratori della scuola fossero vergognosi e che la scuola dovesse migliorare. Il clima ideale, questo, per rinnovare il contratto (scaduto il 31 dicembre scorso) e mettere finalmente a punto gli elementi di incertezza del contratto precedente stipulato, come si ricorderà, in una fase in cui erano in corso dei cambiamenti di cui si attendevano gli effetti.
La piattaforma contrattuale è stata presentata nel mese di giugno. Cgil, Cisl e Uil Scuola hanno rispettato i tempi che si erano imposti per la discussione in migliaia di assemblee ed il varo definitivo della proposta contrattuale, venendo così incontro all’impegno del Ministro Moratti di avviare il tavolo negoziale nel mese di giugno.
I fatti sono davanti agli occhi di tutti. Gli impegni presi sono stati disattesi l’uno dopo l’altro. I soldi annunciati (i famosi: “… dai 14.000 ai 19.000 miliardi di vecchie lire in un quinquennio, a partire dal 2003”) non si sono mai materializzati, rimanendo così confinati tra le promesse e gli ordini del giorno presentati in Parlamento, mentre l’atto di indirizzo all’Aran non è mai stato definito. E intanto sulla scuola si sono riversate misure restrittive di varia natura, crescenti inefficienze e minacce di sperimentazioni incomprensibili.
Il 3 settembre parte il rinnovo contrattuale degli statali mentre noi siamo fermi al palo, quasi che non ci fosse fretta.
Mettiamo, allora, le questioni in fila.
E’ urgente che partano le trattative. Vogliamo avviare subito le trattative per dare un quadro certo e compiuto ai lavoratori della scuola per tutto il prossimo quadriennio. Se l’Atto di indirizzo dovesse continuare a tardare non potremmo che trarne tutte le conseguenze.
Devono essere stanziate le risorse. La Finanziaria per il 2003 diventerà un banco di prova importante della volontà di fare rinnovi contrattuali all’altezza dei problemi, con buona pace del Ministro Frattini.
Prima di tutto il recupero dell’inflazione, ma senza barare. Mi riferisco all’attuazione dell’accordo del 4 febbraio scorso, al recupero vero dell’inflazione per il 2002, vista la voragine fra l’1,7% programmato ed il tendenziale 2,4% di chiusura. Inoltre, la previsione per il 2003 dovrà essere rifatta completamente perché prevedere l’1,4% di inflazione programmata è irreale.
Poi occorrono le risorse per equiparare, nel quadriennio, le retribuzioni del personale agli stipendi in Europa.
Per questo obiettivo abbiamo scioperato in diverse occasioni e non accettiamo la logica di chi, considerando l’istruzione alla stregua di una spesa improduttiva, ha come unico obiettivo quello di tagliare di alcune migliaia di miliardi di lire le spese per il personale.
Fra i lavoratori della scuola è aperta una questione salariale, incrementata anche da recenti scelte di politica economica, che richiede risposte adeguate.
E’, innanzitutto, una questione di volontà politica: nel 1997, un anno durissimo per la nostra economia, Prodi stanziò alcune migliaia di miliardi per il contratto scuola!
Infine, la trattativa dovrà rispondere alla nostra richiesta di riconoscimento delle professionalità, docenti ed ata, nella scuola dell’autonomia.
Queste sono le nostre priorità.
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