Sperimentazione: Proposta di sperimentazione dell'autonomia scolastica nelle scuole di ogni ordine e grado
In attesa dell’emanazione dei regolamenti sull’autonomia didattica e organizzativa (la cui uscita sembra essere continuamente procrastinata), il ministero della pubblica istruzione ha ipotizzato di avviare nelle scuole una sperimentazione in ambito nazionale volta a promuovere e sostenere i processi di autonomia nel contesto legislativo dato
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In attesa dell’emanazione dei regolamenti sull’autonomia didattica e organizzativa (la cui uscita sembra essere continuamente procrastinata), il ministero della pubblica istruzione ha ipotizzato di avviare nelle scuole una sperimentazione in ambito nazionale volta a promuovere e sostenere i processi di autonomia nel contesto legislativo dato. Nell’intenzione del Ministero c’è l’obiettivo di consentire alle scuole di praticare l’autonomia attualmente possibile e di monitorare le esperienze fatte in quanto possibile riferimento alla futura stesura dei regolamenti. Quindi una specie di “che mille fiori sboccino” .
Per chiarezza questo tipo di sperimentazione non gode delle flessibilità didattiche e organizzative proprie delle 200 scuole superiori che sperimentano il biennio, ma devono avere come oggetto della sperimentazione l’adattamento del calendario, la flessibilità dell’orario del gruppo classe, l’attivazione di insegnamenti integrativi, la realizzazione di attività organizzate in collaborazione con altre scuole e con soggetti esterni. In molti casi si tratta di iniziative che le scuole potrebbero già assumere, che spesso non sono decollate per diversi motivi. La novità consiste nel fatto che l’amministrazione non svolge un ruolo autorizzativo, ma di supporto e monitoraggio.
Il giorno 29 Ottobre si è tenuta sulla bozza di direttiva un incontro tra il gabinetto del Ministero e le organizzazione sindacali. In quelle sede la CGIL scuola ha espresso le seguenti posizioni:
- necessità di definire gli obiettivi di tali sperimentazioni ( ridurre gli abbandoni? La selezione? Altro?), anche per dare un riferimento alle scuole
- perplessità sui tempi di emanazione della direttiva, quando le scuole hanno ormai programmato le attività del corrente anno scolastico
- l’assenza nell’adattamento del calendario scolastico di qualsiasi riferimento al calcolo del monte ore annuale per ciascuna disciplina , in una situazione differenziata tra regioni, nonché agli obblighi di servizio del personale previsti dal contratto
- la necessità di introdurre alcuni elementi di garanzia del diritto degli studi a un tempo scuola umano
- la non distinzione tra attività di insegnamenti facoltativi e aggiuntivi, per cui questi ultimi, essendo obbligatori, porterebbero ad un appesantimento del curricolo
- la difficoltà delle scuole a svolgere tutta una serie di attività in assenza di risorse aggiuntive
- l’assenza di un chiarimento sulle competenze del collegio e quelle del consiglio di istituto in merito alla proposta e alla delibera, per evitare conflitti e tensioni dentro le scuole
- il rischio che, demandando ai provveditori la costruzione dei nuclei di valutazione, si collochi di nuovo l’autonomia nelle mani della burocrazia amministrativa, che valuta sé stessa.
Dopo l’incontro il ministero ha formulato un’ipotesi di decreto di sperimentazione, in cui non erano state prese in considerazione le nostre osservazione, e su cui ha chiesto il parere del CNPI. Anche questo organismo ha manifestato le difficoltà espresse in sede di confronto sindacale, per cui non ha deliberato sulla proposta di direttiva, ma ha elaborato un documento interlocutorio di richiesta di chiarimenti al Ministero, esprimendo inoltre la preoccupazione che l’avvio della sperimentazione possa costituire motivo per una dilatazione dei tempi previsti per l’emanazione dei regolamenti.
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