
Serve il diploma, ragazzi? Basta pagare
Articolo di Angela Camuso da "Il Manifesto" del 12 luglio 2003


“Dilagano a Roma i «diplomifici», istituti privati parificati che puntano sui maturandi privatisti. Denuncia Cgil “
Le tariffe sono elevate: 1500 euro per una promozione (quasi) garantita senza sforzo. La riforma Moratti, che ha reso i commissari tutti interni, facilita il business.
Faccia da azzeccacarbugli. E' il preside di un diplomificio romano, pardon, una scuola privata paritaria. Si entra, si paga, e salvo imprevisti si torna a casa con il diploma di maturità in tasca, spendibile quanto un titolo conseguito in una scuola pubblica. « Tre bocciati su 150 maturandi esaminati, finora» - dice fiero il capo d'istituto al cronista che ha chiesto informazioni in incognito. « Ti prendi una bella promozione», promette. « In Italia la scuola privata è miserabile. Molti agiscono al di fuori della legge», denuncia il segretario nazionale di Cgil-scuola, Enrico Panini, mostrando sul tavolo i documenti che sono le prove di un andazzo che vive all'ombra dei mancati controlli. I documenti, scaricati dal sito web del ministero dell'istruzione, fotografano il sistematico meccanismo illegale utilizzato quest'anno da molte scuole paritarie di Roma e provincia, che ha fatto incassare agli istituti denaro in quantità superiore a quanto consentito dalla legge, accelerando al contempo la corsa agli esami truccati.
In sostanza, di fronte a quanto previsto nella delega al governo approvata a marzo in senato, che stabilisce per ogni scuola un tetto massimo di privatisti da ammettere agli esami non superiore al 50% degli studenti interni, decine di scuole paritarie hanno fatto orecchie da mercante. Qualche esempio? All'istituto « Giovanni Paolo II» sono 213 i maturandi interni, 357 quelli esterni. Al « Nobel» gli interni sono 199, i privatisti 487. All'istituto « De Nicola» gli interni sono 149, i privatisti 163. Al « Marmaggi» di Bracciano gli interni sono 56, gli esterni 201. Al « Salvo D'Acquisto» gli interni sono 68, gli esterni 203. « Con questo sistema crescono e si moltiplicano i diplomifici. E l'ente preposto a vigilare, la regione Lazio, evidentemente non vigila», dice Enrico Panini, che vede in tanta tolleranza nei controlli una delle tante manifestazioni di una « cultura pratica dell'esecutivo, che va verso la privatizzazione dell'istruzione».
« Lo stesso errore alla stessa domanda. Lo fecero tutti, dico tutti, i maturandi di quella scuola. Era nella terza prova scritta, quella a risposta multipla. Riguardava il patto di non aggressione tra Hitler e Stalin. E' chiaro che c'è l'inghippo. Anche se tutto, apparentemente, è regolare», dice un insegnante che due anni fa è stato presidente di una commissione d'esami in una scuola parificata a sud della capitale. Era quello, ancora, il periodo delle commissioni miste, tre professori interni e tre esterni, secondo la legge Berlinguer, ma l'insegnante intervistato dice di essersi sentito « come a dirigere una messa in scena». Poi è arrivata la riforma Moratti, « che ha concesso ogni facilitazione alle scuole paritarie, soddisfacendo gli appetiti dei diversi gestori», denuncia ancora la Cgil, che punta il dito contro la norma che ha fatto tutta «interna» la commissione d'esami, anche per le scuole private, così che a giudicare gli allievi sono i professori stipendiati - « e ricattati», aggiunge il sindacato - dagli stessi gestori dei diplomifici. Ma al ministro Moratti la Cgil chiede conto anche di un'altra mossa legislativa: l'abrogazione di una norma invece prevista nella circolare 2001, che vietava alle scuole partitarie di formare tre, quattro, cinque, sezioni composte dalla sola V classe nel giro di pochi giorni. « E' questo il sistema che mette in moto la macchina del diplomificio» avverte ancora Panini.
Ma guardiamo ai numeri della scuola visitata in incognito dal cronista. Tra gli studenti da esaminare, i privatisti sono 350, gli interni 150. I primi, approdati lì dopo disastrose esperienze tra i banchi, senza aver frequentato nell'anno passato alcuna scuola, pagano 1500 euro come «retta d'esame». « Poi vi si dà un aiutino», sibila il capo d'istiuto. Gli altri, venuti lì generalmente dopo aver frequentato corsi presso scuole legalmente riconosciute ma inabilitate a rilasciare un diploma con valore legale, pagano esattamente la somma di 400 euro per un « esamino» di idoneità (parole del preside), che permette l'iscrizione ad una classe - le più quotate sono le V, naturalmente; meno le IV. Poi ci sono i 300 euro di iscrizione, e infine 210 euro al mese, per dieci mensilità, con la richiesta di una frequenza di due, tre volte a settimana. E in cambio? I quadri parziali esposti nel corridoio parlano chiaro. La maggior parte degli alunni risulta ammessa con un credito formativo che va dai 6 ai 12 punti - i vecchi tre (insufficienza grave) e sei (sufficienza). Ma tutti i maturandi, sorprendentemente, hanno ottenuto agli scritti - le prove più selettive - brillanti risultati: chi è stato ammesso con sei punti ha ottenuto 32, 37, addirittura 40 punti allo scritto, e il massimo è 45. Una pacchia.
Angela Camuso
Il Manifesto
12 luglio 2003
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