Scuola non statale. I compensi ai commissari interni degli esami di Stato nelle scuole paritarie sono a carico dello Stato
Lo ha chiarito in via definitiva con una specifica nota del 9 gennaio u.s. il Ministero della Pubblica Istruzione a cominciare dall’a/s 2006/2007.
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Nella lettera del 12 settembre u.s. indirizzata ai gestori delle scuole paritarie lo aveva annunciato a chiare note: ora con la nota della DG per gli Ordinamenti Scolastici, protocollo n. AOOODGOS/248 del 9 gennaio 2008, il Ministro Fioroni dà seguito all'impegno assunto attribuendo direttamente allo Stato la competenza della corresponsione dei compensi ai commissari interni degli esami di stato delle scuole paritarie.
La questione era stata sollevata dalle associazioni padronali delle scuole paritarie all'indomani dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 147/2007, convertito con modificazioni nella legge n. 176/2007. Infatti in questo dispositivo legislativo e precisamente al comma 3 dell'art. 1, vengono elevati di 45.000.000 di euro le somme " da destinare ai compensi dei commissari degli esami di Stato del sistema nazionale d'Istruzione". Il che ha consentito al Ministro di fare due operazioni: garantirsi da un lato la copertura finanziaria per l'intero fabbisogno e dall'altro estendere tale norma anche alle scuole paritarie perché facenti parte, ai sensi della L. 62/2000, del sistema nazionale di istruzione.
Infine la nota precisa, non senza entrare in qualche contraddizione giuridico/lessicale, che, come disposto dalla CM prot.7054 del 2/7/2007, i compensi spettanti ai componenti le commissioni d'esame operanti presso gli istituti paritari pareggiati e legalmente riconosciuti (sic.!) vengono corrisposti dalle istituzioni scolastiche statali designate dagli Uffici scolastici provinciali o regionali.
Ci piacerebbe tanto sapere da quale disposizione legislativa tragga origine lo status giuridico di istituti paritari pareggiati e legalmente riconosciuti perché la dicitura, così come è scritta, certo non favorisce una adeguata comprensione con quanto disposto dalla legge sulla parità scolastica ovvero dalla L. 62/2000.
Nasce a questo punto una " domanda spontanea": perché mai il ministro non usa almeno la stessa solerzia anche per tutte quelle questioni, ancora irrisolte, che attengono alla scuola statale?
Roma, 11 gennaio 2008
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