Scuola Adro, "Via il Sole delle Alpi"
Condannato il Comune di Adro. Sentenza importante a difesa della scuola pubblica laica. Il ricorso presentato da Camera del Lavoro di Brescia e FLC CGIL.


a cura della Camera del Lavoro di Brescia
Il ricorso presentato l'11 ottobre scorso dalla Camera del Lavoro di Brescia e dalla FLC CGIL sui Soli nelle Alpi nella scuola è stato accolto dal giudice del lavoro. Il 29 novembre, infatti, è stata depositata una dettagliata sentenza - che pubblichiamo in allegato - di condanna dell'operato del Comune governato dal sindaco della Lega Nord Oscar Lancini.
Nella sentenza il giudice rileva che «è emerso in modo chiaro che la diffusione dello stemma del sole delle alpi è avvenuto senza che vi fosse non solo l'assenso del dirigente scolastico, ma tenendolo addirittura all'oscuro di tale iniziativa ad opera di soggetti non identificati ma su indicazione dell'Amministrazione di Adro». Il giudice rileva anche che «non è provato il carattere identitario tra simbolo e comunità locale (la linea difensiva dell'Amministrazione) mentre al contrario diversi elementi portano ad affermare che è chiaro il legame identitario tra il simbolo del Sole delle Alpi e la Lega Nord.
Partendo da tale premessa, il giudice sottolinea che, con il mantenimento di tali simboli, «si tratta di operare in un ambiente che si connota per una sorta di vero e proprio inquinamento con segni partitici e lo si satura in modo da imporre (secondo metodi invasivi, ben noti agli studiosi di processi mediatici) nella coscienza - questa sì non pienamente formata - dei discenti, per di più di tenera età, di un'identità tra scuola e simbolo partitico, ossia un'espressione di una particolare visione della società e del sistema di regolazione dei rapporti sociali». E, di conseguenza, «in tale prospettiva la possibilità per il docente di operare in un ambiente laico è in modo radicale pregiudicato».
Il giudice osserva inoltre il fatto «che la presenza del simbolo sia percepito come elemento estraneo al contesto scolastico, quindi, è di solare evidenza» e che «la rimozione fisica e la copertura con adesivi dei simboli non consente di ritenere che gli effetti della condotta discriminatoria siano rimossi e vanificati».
Da qui la decisione di condannare l'Amministrazione di Adro: a provvedere alla rimozione mediante esclusione di qualsiasi apparente manifestazione del simbolo (compresi i simboli sul tetto dell'edificio) ovvero di segni di copertura o abrasione da tutto l'ambiente della struttura (sia all'interno che all'esterno) e riposizionamento delle suppellettili priva di simboli; a pubblicare a proprie spese su due quotidiani locali (Bresciaoggi e Giornale di Brescia) e su due nazionali (Corriere della Sera e Repubblica) l'estratto del provvedimento; a pagare le spese processuali (2.500 euro). La sentenza afferma infine che «va assicurata la permanente presenza degli unici simboli la cui esposizione è prevista presso gli edifici pubblici, ovvero la bandiera nazionale e quella dell'Unione Europea» e che va disposta l'affissione presso l'istituto del provvedimento per una settimana.
«Siamo particolarmente soddisfatti - afferma Damiano Galletti, segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia: la sentenza arriva al termine di una mobilitazione che ha visto muoversi non solo noi come sindacato, ma anche insegnanti, genitori degli alunni, cittadini e cittadine, mezzi di informazione. Per parte nostra abbiamo svolto il nostro ruolo di sindacato in difesa dei docenti, degli alunni e in difesa di una scuola pubblica laica. La sentenza, a questo riguardo, ricorda degli aspetti fondamentali sul ruolo della scuola e degli insegnanti all'interno dell'istituzione scolastica». Da parte di Galletti una battuta anche rispetto all'Amministrazione di Adro: «Ancora una volta i tentativi di forzatura del quadro costituzionale portati avanti dagli amministratori leghisti finiscono con le Amministrazioni locali che devono saldare il conto - osserva. È un conto che di fatto pagano i cittadini, sia quelli che hanno votato e sostenuto queste Amministrazioni, sia quelli che non lo hanno fatto. Sarebbe bene che ci fosse maggior rispetto del denaro e della cosa pubblica da parte di questi amministratori».
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