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“Riordino” della dirigenza : giu’ le mani dalla dirigenza scolastica

Il ddl 1052 trasmesso dal Senato alla Camera dei Deputati sul riordino della Dirigenza Pubblica è destinato a creare insicurezza in tutta la Dirigenza di Stato

13/05/2002
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Il ddl 1052 trasmesso dal Senato alla Camera dei Deputati sul riordino della Dirigenza Pubblica è destinato a creare insicurezza in tutta la Dirigenza di Stato e a dare alla Pubblica Amministrazione un carattere di servizio assai lontano dalla trasparenza e dalla imparzialità che sono caratteri propri dell’Amministrazione.

La decadenza dei Dirigenti Generali ad ogni cambio di Governo e la possibilità di intervenire anche sui Dirigenti di seconda fascia prefigurano un sistema di allineamento politico, di centralismo autoritario che fanno non ben sperare circa la tenuta della costitutiva “neutralità” dell’Amministrazione al servizio del cittadino.

Il 4 febbraio 2002, sottoscrivendo l’intesa con i Sindacati Confederali, il Governo aveva assunto l’impegno di rispettare il primato del Contratto sulla legge in materia di rapporto di lavoro; in tal modo sarebbe proseguita l’applicazione di una linea riformatrice, iniziata col D.L.vo 29/93, tesa a dare alla Pubblica Amministrazione efficienza ed efficacia al servizio dei cittadini.

Non vi è nulla di tutto questo. Vengono ribadite le distorsioni precedenti contenute nel ddl, con il rischio di soffocare un processo basato sulla responsabilità e la valutazione dell’operato del Dirigente e non sulla discrezionalità assoluta del potere politico.

Si prefigura un modello in cui entro sessanta giorni dall’insediamento di ogni governo i Dirigenti generali decadono; i Dirigenti generali poi possono entro i trenta giorni successivi rimuovere i Dirigenti di Seconda fascia. Nei fatti, in trenta giorni, senza valutazione e senza veri criteri di imparzialità.

Decade il contratto bilaterale di natura privatistica e il Contratto individuale regolerà solo gli aspetti economici, mentre la Legge ricondurrà ad atto unilaterale l’affidamento dell’incarico.

Se approvata, tale pessima Legge non solo farà fare un balzo all’indietro di dieci anni al nostro sistema di servizio pubblico, ma per la prima volta nella storia della nostra Repubblica ridurrà i Dirigenti a degli impiegati che vengono collocati nei posti a disposizione secondo insondabili e incontrollabili criteri politici. Criteri in sostanza clientelari, di ossequio al padronato politico del momento e che indurranno i Dirigenti ad una continua angosciosa ricerca di legittimazione.

Un meccanismo del genere va contrastato con ogni mezzo democratico a nostra disposizione, soprattutto nelle sfera scolastica. Perché esso non solo apre un problema di difesa di una dimensione di “civiltà” dell’intera nostra Amministrazione, ma rischia di invadere un campo delicato e tutelato dalla Costituzione quale è la scuola italiana.

Lo spoil system dei Dirigenti Generali che riflessi avrà sulle Direzioni Regionali scolastiche ? E questi Dirigenti Generali Regionali, dopo essere stati resi omogenei al Governo, cosa intendono fare della Dirigenza Scolastica ? Rimetteranno in discussione gli incarichi appena assegnati ? Controlleranno il grado di “adesione e allineamento” alle direttive politiche che promanano dal Governo ?

La Dirigenza Scolastica ha una sua specificità che va salvaguardata ed esaltata proprio in momenti come questi in cui la democrazia diventa “opaca” e si confondono le funzioni dei Dirigenti con le funzioni di impiegati esecutori di volontà governative.

Ne abbiamo del resto una significativa “pratica sul campo”, in questi giorni: in varie situazioni i Dirigenti Scolastici vengono convocati dai Direttori Regionali e alla presenza di esponenti governativi si spiega loro come debbano sostenere la legge delega sulla scuola. Non è prassi corretta, dal momento che i Dirigenti Scolastici applicano le leggi ma non sono tenuti a sostenere progetti governativi peraltro di dubbia legittimità costituzionale come la legge delega sulla scuola.

Ricordiamo, a questo proposito, che la Dirigenza Scolastica è Dirigenza distinta dalle altre Dirigenze ed è fondata sull’autonomia che la Costituzione appena riformata con voto popolare confermativo del 7 ottobre 2001 ha assegnato alle scuole.

Qualsiasi intervento, di centralizzazione amministrativa o di intervento politico, quali sono quelli che si stanno verificando in questi giorni (ripristino dei Provveditorati ribattezzati CSA, richiesta di controllo dei POF da parte dei Direttori ecc.) va messo in discussione e respinto.

La Dirigenza Scolastica è nata come Dirigenza specifica con apposita istituzione legislativa nell’ art. 25bis del D.L.vo 29/93 (oggi art. 25 del D.L.vo 165/2001) e viene reclutata esclusivamente dalla Docenza con apposito percorso concorsuale (art 29 del D.L.vo 165/2001). Essa non è assimilabile alla Dirigenza Amministrativa dell’Area contrattuale I: ma l’una e l’altra Dirigenza sono oggi minacciate nella loro imparzialità sul piano amministrativo e, per quanto riguarda la Dirigenza scolastica, nell’ Autonomia costituzionalmente garantita.

CGIL CISL UIL Scuola agli inizi di maggio hanno dato disdetta del Contratto appena firmato (a vigenza 1 settembre 2000-31 dicembre 2001) il 22 marzo 2002. E’ per noi un segnale preciso: non intendiamo subire invasioni di campo, non intendiamo abbandonare le tematiche contrattuali nelle mani delle maggioranze del momento.

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’Area V dovrà essere applicato, soprattutto nel suo fondamentale articolo 1. In esso si dice in buona sostanza che l’Autonomia del Dirigente Scolastico è Autonomia fondata su quella della scuola.

Il nuovo Contratto avrà dunque un punto di riferimento ancora più forte e sarà per noi strumento di tutela della qualità dei processi scolastici, dell’autonomia delle scuole e della dimensione “repubblicana” dei suoi Dirigenti.

Roma, 13 maggio 2002

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