Rilevazioni INVALSI: le insufficienti dotazioni informatiche delle scuole mettono a rischio il regolare svolgimento delle prove
Sbagliato averne fatto un requisito di ammissione all’esame di stato.
Com’è noto, l’art. 7 del D.lvo 62/2017 sulla valutazione degli apprendimenti prevede che nelle classi terze della scuole secondarie di primo grado nel mese di aprile si svolgano a cura dell’INVALSI prove standardizzate computer based volte ad accertare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti in italiano, matematica e inglese e che la partecipazione alle prove costituisca requisito di ammissione all’esame conclusivo del primo ciclo. Quello in corso sarà dunque il primo anno scolastico in cui si sperimenterà nelle classi terze della scuola secondaria di primo grado la nuova modalità di svolgimento delle prove che, per una serie di ragioni, preoccupa i dirigenti scolastici che ne dovranno garantire la regolarità e riserva molte incognite legate alla legittimità e alla fattibilità delle scelte operate.
Fin dalla pubblicazione del decreto legislativo, la FLC CGIL ha innanzitutto denunciato la forzatura che è stata operata dalla legge 107 attraverso la trasformazione delle Prove Invalsi da strumento per la valutazione dell’efficienza e dell’efficacia del sistema educativo di istruzione e formazione (art. 2, comma 1, DPR 80/2013) a strumento di valutazione degli apprendimenti dei singoli alunni da affiancare e contrapporre a quello della scuola.
La FLC ha poi sollevato molti dubbi sulla legittimità di una previsione che lega la possibilità di svolgere l’esame di stato non solo al possesso di un requisito attestante l’avvenuta acquisizione di un bagaglio minimo di competenze (numero minimo di ore di lezione e valutazione complessivamente positiva del percorso scolastico triennale) ma anche – e soprattutto – alla partecipazione a una prova strutturata. Non si comprende infatti perché chi non dovesse svolgere la prova per qualsivoglia motivazione non dovrebbe essere ammesso all’esame, pur avendo seguito un percorso regolare e conseguito risultati proficui.
Resta poi un’ultima incognita di carattere essenzialmente tecnico: le dotazioni informatiche e le connessioni a Internet delle scuole consentiranno lo svolgimento regolare delle prove dei 574.600 studenti che frequentano l’ultimo anno della secondaria di primo grado? Secondo l’INVALSI sicuramente sì.
In un comunicato stampa pubblicato sul suo sito web il 15 marzo 2018, l’Invalsi infatti rassicura sulla tenuta generale del sistema, informando che, in base al censimento effettuato, le postazioni informatiche effettive risultano essere 216.000, in numero sufficiente a garantire lo svolgimento della prova nella finestra temporale di somministrazione compresa tra il 4 e il 21 aprile.
Ma il dato fornito da INVALSI non è bastato a rassicurare i dirigenti scolastici sulla piena operatività delle scuole, anche perché i report che stanno arrivando dall’INVALSI non sono così tranquillizzanti come il comunicato apparso sul sito: consigliano di distribuire le prove in tutta la finestra temporale consentita, dilatando i tempi di somministrazione dalle 7,45 alle 19,30 e riducendo il più possibile la simultanea somministrazione della prova d’ascolto in lingua inglese per evitare il sovraccarico della rete. Consigliano quasi a tutti di ampliare la capacità della connessione, utilizzando router portatili e di verificare il numero massimo di connessioni simultanee che quasi mai corrispondono a tutto il gruppo classe. Consigliano, nei casi più difficili, di rivolgersi alle scuole secondarie di secondo grado del territorio.
Tutt’altro che rassicuranti, i report diagnostici dell’Invalsi descrivono una situazione piuttosto preoccupante che costringerà le scuole a dedicare tutto il mese di aprile, anche oltre l’orario scolastico, alla somministrazione delle prove, interrompendo in tutte le classi il regolare svolgimento delle attività, dal momento che per la somministrazione delle prove si richiede la presenza di docenti diversi da quelli della classe e della disciplina oggetto della somministrazione.
Le problematiche evidenziate dimostrano come la scelta tutta ideologica di fare delle prove invalsi un requisito di ammissione agli esami, per costringere gli studenti a partecipare e realizzare l’obiettivo della massima significatività dei risultati, si stia scontrando con le inevitabili difficoltà organizzative e gestionali che può presentare una prova censuaria rivolta a mezzo milione di studenti in mancanza di dotazioni tecnologiche adeguate.
Emerge evidente l’enorme sproporzione tra le consistenti risorse stanziate per la realizzazione di prove che non avranno alcuna incidenza sulla valutazione degli alunni e risultati che si potrebbero ottenere anche con prove campionarie, con un minor dispendio di energie professionali e minor tempo sottratto alla didattica.
Ci sembrano ottime ragioni per ripensare la scelta dell'obbligatorietà delle prove.
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