Richiesta audizione sul decreto attuativo Legge 53
In data 7 novembre 2003 CGILscuola CISLscuola UILscuola hanno inviato richiesta di audizione alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato. L'argomento è lo schema di decreto attuativo della L.53-Moratti ed il parere che le Commissioni sono chiamate ad esprimere.
In data 7 novembre 2003 CGILscuola CISLscuola UILscuola hanno inviato richiesta di audizione alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato. L'argomento è lo schema di decreto attuativo della L.53-Moratti ed il parere che le Commissioni sono chiamate ad esprimere.
Pubblichiamo di seguito il testo della richiesta unitaria.
Il documento rappresenta una ulteriore azione messa in atto per arrestare il processo di controriforma.
Roma, 10 novembre 2003
Testo lettera
Gentile Onorevole,
il 12 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo per la definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione in attuazione della legge 53/2003. Ora la bozza dovrà ricevere il parere delle Commissioni Parlamentari e della Conferenza unificata Stato-Regioni.
Ferme restando le posizioni singolarmente già espresse sulla L.53, in questa fase le Organizzazioni Sindacali della scuola CGIL, CISL UIL, intendono chiederLe un incontro per rappresentarLe il disagio vissuto dal personale della scuola nonché dell'utenza a seguito di alcuni interventi, previsti dal decreto, su servizi considerati essenziali per il ruolo ricoperto dall’istruzione e dalla formazione ai fini dello sviluppo sociale, culturale ed economico.
Elenchiamo alcune criticità.
Per la scuola dell'infanzia non si prevedono specifici e adeguati investimenti per assicurare la generalizzazione del servizio. La scelta di non definire gli standard qualitativi di funzionamento fa prevalere l'approccio assistenzialistico con una indeterminatezza sul numero dei bambini iscrivibili in ciascuna sezione, ampliamento della "forbice" tra il tempo minimo e massimo di funzionamento annuale, assenza di congrui tempi di contemporaneità degli insegnanti, tutti elementi che intervengono sull'attuale organizzazione della scuola dell'infanzia.
La possibilità di ingresso, inoltre, di bambini di età significativamente inferiore ai tre anni, senza la previsione di personale con specifiche professionalità e/o adeguatamente formato e senza la definizione, in relazione alle diverse età presenti, del rapporto docente/bambini, aggraverà le modalità organizzative ed il funzionamento con ripercussioni sull'intero servizio.
Il decreto, non facendo menzione delle modalità con cui dovranno essere garantiti i servizi di mensa, nega di conseguenza anche per la scuola dell’infanzia il valore educativo che tale attività svolge per i più piccoli.
Viene così pregiudicata gravemente la cultura della qualità praticata nella scuola dell’infanzia i cui livelli sono apprezzati dai maggiori esperti mondiali del settore oltre che dall'utenza.
Per la scuola elementare si propone la riduzione drastica del tempo scuola e l’indebolimento dei team di insegnamento. Perde di valore la progettualità. Non si tiene conto delle significative esperienze derivanti da una costante ricerca e innovazione che negli ultimi 15 anni questa scuola ha prodotto e dei buoni risultati, rilevati nelle recenti ricerche, che i bambini hanno ottenuto.
Il tempo pieno quale modello organizzativo consolidato dal punto di vista educativo e fortemente gradito dalle famiglie, particolarmente nelle aree metropolitane ed in quelle ad alta vocazione imprenditoriale nel testo del decreto non viene più nominato.
Nella scuola media vi è la riduzione del tempo scuola con esiti non chiariti, né nel decreto né nelle Indicazioni Nazionali, sul monte ore dedicato alle diverse discipline e/o attività.
In particolare il tempo prolungato, modello organizzativo ampiamente diffuso, può essere tale solo a seguito della messa a punto di un’offerta opzionale a cui le famiglie possono scegliere facoltativamente di aderire.
Le attività opzionali previste, soprattutto per la scuola media, celano la trasformazione della scuola in una sorta di supermarket delle attività educative, dove le famiglie scelgono mentre le scuole rischiano di rincorrere le mode del momento piuttosto che curare, grazie alla professionalità docente, percorsi, anche personalizzati, di approfondimento e strategie per il successo formativo; l’opzionalità inoltre potrebbe riguardare anche attività ritenute fondamentali per un equilibrato sviluppo delle conoscenze.
La riduzione del tempo scuola, in generale e quello della contemporaneità per la scuola dell’infanzia determineranno quale immediato effetto una drastica riduzione degli organici, aggravato dall’irrigidimento con cui si tende a frenare l’autonomia organizzativa delle scuole, unico strumento capace di assicurare - attraverso la scelta oculata di metodi, strumenti ed attività didattiche - il raggiungimento di un più alto grado di qualità di istruzione per tutti.
L’obiettivo si coglie mantenendo modelli flessibili di organizzazione, ed investendo risorse culturali e professionali, oltre che finanziarie, non certamente tagliando gli organici del personale.
L’assenza di certezze sulla copertura finanziaria che la totale revisione del sistema dell’istruzione prevederebbe, a partire dalla legge finanziaria per l’anno 2004, reitera il timore di una riforma che non migliora la qualità della scuola, oltre che non coinvolgere il personale. Tale approccio non riconosce agli insegnanti il ruolo di elaboratori di cultura e di protagonisti della ricerca e della innovazione.
Una riforma senza il consenso di chi ogni giorno la deve attuare non ha grandi possibilità di trovare esiti positivi.
Le modifiche previste dalla legge 53/2003 vanno fissate all’interno di un quadro di certezze per il personale con un piano pluriennale di investimenti finalizzato alla garanzia di stabilità degli organici ed alla valorizzazione delle professionalità della scuola, anche attraverso un confronto attento e continuo con il sindacato, come affermato dal Governo e dal Ministro ed in conseguenza di impegni precisi assunti dalla Presidenza del Consiglio.
Riservandosi di meglio approfondire in sede di audizione,
si porgono
cordiali saluti
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