Reclutamento iniziale e formazione continua dei docenti: il Ministro presenta il provvedimento previsto dal PNRR e tenta di introdurre la carriera per legge
La proposta non ci convince affatto. Sul reclutamento 60 CFU per la formazione, ma è confermato il concorso a quiz. Sulla carriera inaccettabile perché senza risorse aggiuntive e non per via negoziale
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Nella giornata di martedì 12 aprile 2022 si è svolto l’incontro tra Ministro dell’Istruzione e sindacati sul provvedimento di riforma del sistema di reclutamento previsto dal PNRR, compresi la formazione iniziale e in servizio e gli avanzamenti di carriera dei docenti.
Riforma del reclutamento
Il Ministro Bianchi ripropone i quiz. Abilitazione al termine di un percorso da 60 CFU, che sostituiscono i 24 crediti per l’accesso al concorso.
Durante l’incontro ha illustrato in maniera estremamente sintetica con tre slide la riforma del reclutamento. Nessun testo di legge è stato presentato, quindi le caratteristiche della proposta rimangono complessivamente molto fumose. In estrema sintesi sono stati proposti due modelli di formazione in ingresso:
- per i neo-laureati è previsto un percorso da 60 CFU, acquisibili anche nel corso della laurea magistrale, al seguito dei quali c’è una prova che ha carattere abilitante. Al termine della prova il concorso per l’immissione in ruolo, secondo le attuali modalità, ovvero quiz a risposta multipla e poi prova orale.
- per i precari con 3 anni di servizio si prevede l’accesso al concorso ordinario senza bisogno di formazione. Chi lo supera prende un contratto part-time a scuola, acquisisce 30 CFU, supera una prova di abilitazione, sostiene anche l’anno di prova e formazione e dopo valutazione positiva entra in ruolo.
Le nostre valutazioni
Abbiamo messo in evidenza le due principali criticità della proposta illustrata.
Per quanto riguarda l’aspetto della formazione c’è un avanzamento sul piano quantitativo, per cui si passa dagli attuali 24 CFU a 60 CFU. Non si capisce se l’avanzamento è anche qualitativo, ovvero se i percorsi avranno le caratteristiche che servono a un corso di tipo professionalizzante utile per l’accesso all’insegnamento:
- organicità del percorso;
- collegamento tra momento teorico e tirocinio e superamento delle modalità telematiche nell’erogazione dei corsi;
- risorse ai soggetti che erogano la formazione i cui costi non possono essere scaricarti su chi si forma
- modalità organizzative che mettano al centro attività laboratoristi in presenza, tirocinio indiretto, simulazione delle lezioni, percorsi di ricerca azione in collaborazione tra scuola e università.
Per quanto riguarda il reclutamento il principale problema del modello proposto riguarda l’assenza totale di un collegamento tra formazione e accesso all’assunzione a tempo indeterminato. Una questione che nel caso dei precari è cogente, tanto che l’unica strada che gli si prospetta è il concorso a quiz. Il problema, comunque, si pone anche per i neo-laureati, chiamati ad acquisire 60 CFU senza garanzie che questa abilitazione sia poi preludio per una assunzione in ruolo. Il sistema proposto, in estrema sintesi, si configura come un’estensione dei CFU che sono requisiti per l’accesso all’insegnamento e la conferma dei concorsi a quiz. Due misure che si contraddicono, perché chi investe sulla propria formazione non può affidare a un quiz il proprio futuro. Per la FLC CGIL i percorsi di formazione in ingresso devono avere natura abilitante e devono essere uno strumento di formazione e accesso al ruolo, dove i due elementi devono essere connessi in maniera indissolubile.
Un intervento sulla formazione che non incide sull’accesso all’assunzione, o peggio che lascia invariato il sistema dei concorsi a quiz, che stanno dimostrando in queste settimane tutti loro limiti, è del tutto inefficace nel risolvere il nodo dell’abuso dei contratti termine, del precariato e la sua incidenza nel sistema scolastico.
Formazione in servizio e carriera docenti
Nel corso dell’incontro il Ministro Bianchi se ne è uscito con una proposta di introduzione di un nuovo sistema di carriera collegato alla formazione da realizzare con il provvedimento normativo in discussione attingendo le risorse dal fondo di istituto.
Una proposta indecente che la FLC CGIL ha subito deprecato e rigettato come irricevibile.
Il Ministro, senza peraltro parlare di risorse, vorrebbe introdurre per legge, saltando il contratto (anche se esso viene evocato solo pro forma), una progressione di carriera accelerata tutta centrata sulla formazione in servizio che si articola in cinque percorsi di durata almeno quadriennale. La formazione verrebbe affidata alla istituenda scuola di alta formazione. La proposta introduce misure come “accelerazione di carriera”, la formazione per il cosiddetto “middle management” e l’istituzione di nuove figure professionali. E tutto ciò saltando completamente il contratto e il tavolo negoziale che sta per aprirsi all’ARAN.
La norma, dunque, si sostituisce al contratto che è, e deve restare, l’unico strumento che può regolare il rapporto di lavoro, il salario, le progressioni di carriera.
Le nostre valutazioni
La FLC CGIL ha fatto presente al Ministro che su queste basi non vi è spazio alcuno di confronto. Il Governo e il Ministro devono ritirare questa idea impraticabile e fuori dalle regole stralciandola dal Decreto. Si apra finalmente il confronto sul contratto individuando le risorse necessarie e in quella sede si affrontino i contenuti riguardanti il rapporto di lavoro.
In caso contrario essi si assumeranno la grave responsabilità di gettare le scuole nel caos, di turbare la conclusione dell’anno scolastico già fortemente provato dalle difficili condizioni vissute con la pandemia, di aprire uno scontro con la docenza italiana che ben altro si attendeva dal Governo: contratto, atto di indirizzo, aumenti salariali, investimenti.
Come annunciato nel comunicato stampa, la parola, in questa situazione, in caso di persistenza della suddetta proposta, non può che passare ai lavoratori che dopo il voto per il rinnovo delle RSU dovranno mettere in campo le necessarie azioni di lotta.
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