
Pubblicati i primi dati sulle iscrizioni per l’anno scolastico 2022/23
Disponibili dal 4 febbraio 2022 le prime statistiche sul sito del Ministero dell’Istruzione.


Una prima analisi delle iscrizioni alla scuola secondaria di II grado consente di fare una valutazione sulle scelte degli studenti e delle famiglie. Anche per l’a.s. 2022/23, le iscrizioni hanno confermato l’andamento degli ultimi anni seppur con una flessione dei Licei a favore degli Istituti tecnici e professionali. I licei sono stati scelti dal 56,6% (-1,2% rispetto lo scorso anno): al Classico 6,2% (-0,3%), allo Scientifico al 26,0% (-0,9%) al Linguistico 7,4% (-1,0%), all’Artistico 5,5% (+0,4%), alle Scienze umane 10,3% (+0,8%), stabili i Licei musicali 0,7% e il Liceo Europeo Internazionale 0,5%.
Il 30,7% (+0,4%) delle iscrizioni vanno agli Istituti Tecnici: Settore Tecnologico 20,4% (+0,1%), Settore Economico 10,3% (+0,3%).
Il 12,7% (+0,8%) è la scelta per gli Istituti Professionali.
I dati, nella sintesi effettuata dal MI, manifestano scelte differenziate tra le diverse regioni, segnando nelle varie aree del paese marcate preferenze per i diversi indirizzi.
La scelta dei Licei si concentra soprattutto al centro-sud con il Lazio 69,6%, e l’Abruzzo 62,6%, le uniche regioni in cui i liceali non raggiungono la maggioranza assoluta delle iscrizioni sono Veneto 47,7% e Emilia-Romagna 47,9%.
Il Nord si conferma più orientato all’istruzione tecnica e professionale rispetto al resto del paese. Il Veneto la regione con il maggior numero di iscrizioni agli Istituti Tecnici con il 38,3% mentre il Lazio con il 22,6% è quella con il minor numero di iscrizioni. L’Emilia-Romagna è ancora la prima Regione nella scelta dei Professionali (15,9%), seguita dalla Puglia (15,3%), e dalla Toscana (14,7%) mentre il Lazio 7,8% è all’ultimo posto.
Anche se vi è una minima inversione di tendenza rispetto al trend degli ultimi anni, appare ancora evidente, che studenti e famiglie si rivolgono a percorsi di studio che consentono di scegliere tra una pluralità di opzioni di studio o professionali, piuttosto che cercare sbocchi troppo specifici. Appare anche evidente come la marcata differenza territoriale dei dati relativi ai professionali, più diffusi in Emilia-Romagna, Puglia, Toscana e Veneto, è prodotta dalle possibilità concrete di occupazione post diploma offerte dal territorio.
La lettura del dato sulle iscrizioni, soprattutto se valutato rispetto all’evoluzione dei numeri, dovrebbe orientare verso percorsi di riforma della scuola secondaria di II grado nella prospettiva dell’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni. Si tratta di un obiettivo prioritario per lo sviluppo civile, sociale, culturale del nostro Paese che concorre a ridurre gli evidenti processi di separazione e gerarchizzazione fra gli studenti.
I dati sono disponibili sul sito del MI.
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