Personale ATA. La riduzione a 35 ore e la nostra posizione
La riduzione dell’orario settimanale a 35 ore continua ad essere uno degli istituti contrattuali su cui in questi anni si è concentrata la maggior parte dei rilievi dei collegi dei revisori.
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La necessità di ritornare sull’argomento è dovuta alla recente nota prot. n. 73072 del 6 giugno 2006 della ragioneria generale dello Stato che con tono burocratico ma piuttosto deciso spiega un po’ a tutti: MPI, ragionerie provinciali dello stato, come applicare la riduzione dell’orario settimanale a 35 ore.
Il nostro giudizio su questa vicenda è fortemente negativo! La nota del 6 giungo, il modello di certificazione dei contratti integrativi di istituto diffuso alcuni mesi fa dal Ministero dell’Economia così come i pareri negativi dati dal collegio dei revisori di conti sulle scelte della contrattazione, sono il frutto di una inaccettabile concezione gerarchica delle relazioni sindacali che va lasciata al passato.
La riduzione dell’orario settimanale a 35 ore non è una questione burocratica, ma una prerogativa della contrattazione.
La FLC ha già chiesto il ritiro del modello di certificazione dei contratti di istituto e chiederà che venga ritirata anche la nota del 6 giugno. Questi interventi esterni sono chiari tentativi di spostare le decisioni contrattuali in un ambito amministrativo. Una logica rovesciata che il sindacato non può accettare!
La diffusione del modello di certificazione dei contratti e le varie note del Ministero dell’economia stanno bloccando la chiusura dei contratti integrativi di scuola e mettendo in discussione quelli già firmati.
Negli ultimi 5 anni il Ministero dell’Istruzione ma in modo particolare il Ministero dell’Economia, attraverso un uso strumentale e autoritario dei revisori dei conti, hanno creato molti problemi alla funzionalità delle scuole, fino ad impedire il rispetto di alcune scadenze fissate per legge. Ma poi sono le scuole a doverne rispondere.
L’operato dei revisori nella verifica di legittimità dei bilanci delle scuole ha assunto una funzione sempre più impropria, diventando una valutazione di merito (questa sì illegittima) sull’attività della scuola. C’è anche un problema di professionalità dei collegi dei revisori che va affrontato e risolto: spesso taluni revisori non conoscono neanche l'ABC dell'autonomia scolastica.
E’ necessario, innanzitutto, ripensare i requisiti professionali dei singoli revisori e le regole che questi si danno come organismo collegiale. Va chiesta trasparenza e chiarezza sulle nomine dei revisori che finora sono avvenute con metodi opachi, che poco hanno a che fare con la "revisione". Questi incarichi vengono svolti più in una logica di tipo ispettivo che di sostegno alle scuole autonome, come peraltro ha raccomandato la Corte dei Conti nella sua relazione annuale del 2004 sulla riorganizzazione dell’amministrazione scolastica sul territorio.
Rispettare le regole e le funzioni di ciascuno è quello che serve alla scuola autonoma. Da qui bisogna partire per sottrarre le scuole ad una situazione di “autonomia vigilata” in cui sono state costrette negli ultimi 5 anni.
Roma, 21 giugno 2006
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