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Nuovi esami di Stato: il semplice debutto di un modello di valutazione o il tentativo di riformare stili pedagogici e ruolo docente?

Le discusse, rinnovate modalità di valutazione potrebbero cambiare, dalla fine, l’idea di scuola e la professionalità dei docenti.

18/06/2019
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Parte dal 19 giugno 2019, con la prima prova scritta, il nuovo esame di Stato. I recenti atti ministeriali (D.M. n. 769 del 2018, D.M. n. 37 del 2019 e O.M. n. 205 del 2019), prodotti dal Dlgs 62, ne delineano caratteristiche e modalità di svolgimento.

La FLC CGIL ha sollevato ripetuti allarmi su tali modifiche, che avviate ad anno scolastico già inoltrato, non hanno consentito all’intera comunità scolastica di appropriarsi di uno strumento che, posto alla conclusione dell’intero ciclo di studi, rappresenta di fatto il completamento di un percorso formativo che, nella sua parte finale, dovrebbe trovare senso e compiutezza.

Purtroppo, si è scelto di partire in corsa e di non realizzare quell’ampio e strutturato coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, delle studentesse e degli studenti, che consentisse al nostro Paese di arrivare ad una riforma realmente utile e condivisa.

L'approccio proposto dalle nuove prove d’esame costruisce l’impalcatura di una diversa didattica che difficilmente i maturandi hanno potuto sperimentare durante l’intero ciclo di studi. Si potrebbe approfondire senso e attualità della didattica per competenze, ma, lo ribadiamo ancora una volta: preliminarmente rispetto a ogni tipo di riforma, è necessario comprendere, attraverso un serio e approfondito dibattito, quale tipo di scuola è utile per questo Paese, se bisogna ripristinare una scuola selettiva per avviare al competitivo mercato del lavoro o se, volendo colmare le diseguaglianze, a partire dal dettato costituzionale, bisogna avviare un forte investimento in formazione inclusiva.

Da queste scelte dovrebbe partire un rinnovamento della professionalità docente, delle metodologie proposte, dei contenuti più o meno lasciati all’autonomia didattica, dei tempi pensati per apprendere e di quelli dedicati all’insegnamento, per individuare ciò che chiediamo al nostro sistema di istruzione e ai nostri ragazzi. Solo alla fine, da una scuola rinnovata si può arrivare alla conseguente fase di una valutazione coerente con le ragioni e i metodi del percorso di istruzione.

La FLC CGIL intende aprire una stagione di confronto nella categoria a partire proprio dalla professionalità docente e farne il centro delle nostre prossime rivendicazioni contrattuali: insegnanti chiamati a un ruolo sempre più complesso, non possono che avere il riconoscimento anche economico.

Auguriamo alle studentesse e agli studenti, agli insegnanti, ai dirigenti e a tutto il personale della scuola buon lavoro, certi che, come sempre, sapranno affrontare questa innovazione con grande valore e spirito di collaborazione.

Ci auguriamo che il ministro e i decisori politici che dovranno governare le prossime riforme sappiano ascoltare le professionalità, le esperienze e la tradizione pedagogica di cui è piena la nostra scuola, che, per anni, nonostante i tagli subiti, ha saputo esercitare il ruolo costituzionale di unità e di coesione sociale del Paese.

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