NO al maestro unico: netto dissenso delle Associazioni pedagogiche
L'ordine del giorno contro il ritorno al maestro unico nella scuola primaria approvato dalle Associazioni pedagogiche ed inviato al Governo, al Parlamento e alle forze politiche per chiedere di bloccare il provvedimento attualmente in discussione presso la VII Commissione Cultura della Camera.
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l'ordine del giorno delle Associazioni pedagogiche con il quale si esprime netto dissenso verso la proposta di ritorno al maestro unico prevista dal Governo attraverso l'approvazione del decreto legge 137/08.
Il documento illustra le posizioni delle Associazioni individuando le ragioni di carattere pedagogico (queste sì) a sostegno dell'attuale modello in vigore nella scuola primaria.
Le associazioni pedagogiche, che invieranno l'ordine del giorno al Parlamento e al Governo affinché il provvedimento venga bloccato, si dichiarano disponibili a progetti di miglioramento della scuola primaria che parta, però, dalla conferma dell'attuale modello plurale della scuola primaria, auspicando, inoltre, forme diverse dall'uso del decreto legge che, per essendo un provvedimento d'urgenza non consente un vero confronto né una discussione approfondita.
Roma, 11 settembre 2008
ORDINE DEL GIORNO DELLE ASSOCIAZIONI PEDAGOGICHE SUL MAESTRO UNICO NELLA SCUOLA PRIMARIA.
Le associazioni pedagogiche (Siped – Società italiana di pedagogia, Sird – Società italiana di ricerca didattica, Cirse – Centro italiano di ricerca storico-educativa, Siref – Società italiana di ricerca educativa e formativa) esprimono il più netto dissenso verso la scelta di tornare al docente unico nei primi anni della scuola primaria, e nell’interesse dei bambini, delle famiglie e del futuro del nostro Paese, chiedono al Governo di riconsiderare la questione.
In un’economia globale basata sulla conoscenza, lo stato di salute del sistema socio-economico nazionale è legato al tenore delle competenze disciplinari e relazionali acquisiste dalle persone nei percorsi di formazione. Il nostro Paese è di fronte ad una vera e propria sfida dell’istruzione. Per affrontarla con successo occorre assicurare a tutti la padronanza delle conoscenze fondamentali dei saperi linguistici, storici e matematico-scientifici.
Tale padronanza può essere garantita solo da un’alfabetizzazione forte fin dall’inizio della scuola primaria.
La possibilità di realizzare un’alfabetizzazione forte ha come condizione un processo di parziale specializzazione disciplinare dei docenti. Non è pensabile che un singolo insegnante possa avere un’adeguata padronanza di tutti e tre questi ambiti e delle loro forme d’insegnamento.
Occorre un modello combinato di formazione iniziale e in servizio dei docenti che, oltre a garantire la necessaria preparazione pedagogica e didattica, e una cultura di tipo interdisciplinare volta a preservare l’unità del sapere, assicuri l’approfondimento di un ambito disciplinare tra il linguistico, lo storico, e il matematico-scientifico.
Il modulo organizzativo della scuola primaria, sancito dalla legge n.148/1990, prevedendo tre docenti su due classi, ha consentito ai docenti stessi un progressivo approfondimento dell’ambito disciplinare insegnato, ed è stata dunque una misura che è andata nella direzione di un irrobustimento dell’alfabetizzazione di base, oltre a garantire una pluralità di punti di vista preziosa per sviluppare l’intelligenza nella molteplicità delle sue forme.
Gli ottimi risultati ottenuti in questi anni dalla scuola primaria nelle comparazioni internazionali del profitto mostrano che il modulo di tre docenti sta producendo effetti positivi sulle competenze dei nostri bambini.
La direzione tracciata dalla 148/90 appare perciò quella giusta, può essere migliorata dando compiutezza al Corso di Laurea di Scienze della formazione primaria, ma non si può tornare indietro; sarebbe una scelta anacronistica ed infelice.
Un solo maestro può limitare l’esperienza socio-affettiva degli alunni, che risulta invece arricchita dall’attuale pluralità di figure.
Ritornare al maestro unico significherebbe, inoltre, indebolire la preparazione specifica dei docenti sui fondamenti dei diversi saperi, e quindi rendere più fragile ed incerta l’alfabetizzazione dei nostri allievi. Il tenore complessivo delle competenze realizzate dagli alunni nel corso della formazione scolastica verrebbe inevitabilmente a soffrirne. In prospettiva, il capitale intellettuale prodotto dal nostro sistema scolastico tenderebbe a diminuire, e con esso la competitività socio-economica del nostro Paese.
Le associazioni pedagogiche chiedono, perciò, al Governo un serio e accurato ripensamento in merito alla questione della pluralità dei docenti nella scuola primaria. Si dichiarano, inoltre, fin da ora disponibili a portare il proprio contributo a qualsiasi progetto di miglioramento della struttura della scuola primaria che muova dalla conferma di tale pluralità e che avvenga attraverso forme diverse dalla decretazione d’urgenza.
Il Presidente della Siped – Società italiana di pedagogia
Prof. Massimo Baldacci
Il Presidente della Sird – Società italiana di ricerca didattica
Prof. Gaetano Domenici
Il Presidente del Cirse – Centro italiano di ricerca storico-educativa
Prof. Franco Cambi
Il Presidente della Siref – Società italiana di ricerca educativa e formativa
Prof. Umberto Margiotta
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