
Il Ministro Bussetti espone il decalogo programmatico del suo dicastero
Il Ministro dell’Istruzione ha ricordato i cardini del suo mandato. Nessun accenno al CCNL. Vigileremo perché l’operato di Viale Trastevere sia sempre coerente con i principi della scuola della Costituzione.


Il Ministro Marco Bussetti, nell’audizione congiunta a Camera e Senato del 1 agosto, è ritornato sulle linee programmatiche del suo dicastero finalmente apparse sul sito del Ministero, ed ha individuato alcune priorità di intervento:
- i concorsi per docenti che saranno su base regionale, legati al reale fabbisogno delle scuole
- il potenziamento degli insegnamenti di educazione civica come parte del patrimonio culturale
- la distribuzione degli alunni per classe in modo che l’ambiente di apprendimento sia idoneo alla qualità dell’insegnamento
- maggiori fondi agli istituti tecnici superiori
- maggiore attenzione agli educatori
Si tratta di alcuni principi che condividiamo e sui quali abbiamo basato molte delle nostre rivendicazioni politiche, tuttavia non intravediamo - pur nella fotografia drammatica di alcuni problemi - concreti segnali di intervento, al di là di vaghi accenni.
Ad esempio non basta ricondurre la violenza nelle scuole alla rottura del patto sociale scuola-famiglia: bisogna ricordare quanti attacchi ha subito la scuola nel corso dell’ultimo decennio, durante il quale il suo ruolo sociale e quello dei docenti e del personale ATA è stato svilito, e bisogna ripartire proprio dalla valorizzazione sociale dei profili professionali che operano nella scuola. E per fare questo bisogna ripartire dal CCNL. Per questo ci stupisce che su questo punto le Linee del MIUR non prevedano, quale strumento appunto di valorizzazione sociale e professionale, il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro: ci aspettiamo che il MIUR accolga la richiesta dei sindacati, che hanno inviato già da un mese la formale disdetta del contratto per un incontro di preparazione della vera e propria trattativa. Solo attraverso il contratto nazionale possiamo rilanciare la scuola.
Abbiamo un’emergenza di organici, in particolare educatori ed ATA: fa bene il Ministro a ricordarlo, tuttavia non è sufficiente evocare dei concorsi per attaccare definitivamente la piaga del precariato. Le scuole hanno diritto ad avere un personale, docente e ATA, motivato e in numero adeguato alle esigenze ed al fabbisogno per la realizzazione dei progetti formativi in contesti stimolanti (laboratori ed atelier) ed adeguati alle norme sulla sicurezza. Finalmente il ministro si ricorda della situazione di criticità del personale educativo degli educandati e dei convitti: a fronte di una crescente richiesta sociale di iscrizioni, il personale educativo oggi non è in misura sufficiente per poter svolgere il proprio lavoro con serenità. Ci sono stati troppi tagli che nessun governo, fino ad oggi, ha voluto sanare. Anzi, pare che il Mef abbia autorizzato un numero di immissioni in ruolo inferiore alle 77 unità richieste dal Miur. C’è una vera e propria emergenza di personale educativo e di personale ATA, alla quale occorre urgentemente porre rimedio. Ad oggi mancano all’appello più di 10.000 posti ATA, che vanno restituiti quanto prima.
È importante a tal fine ripristinare, come primo passo, gli organici di docenti, educatori ed ATA ai livelli pre-Gelmini, ma occorre anche potenziarli per rendere il lavoro di chi opera nella scuola meno frustrante e maggiormente qualificato. Bisogna cioè uscire dallo stato di emergenza, per cominciare davvero a progettare e ad investire sulla educazione, sulla formazione, sui cittadini.
Ci aspettiamo inoltre maggiore coraggio per la risoluzione della vertenza dei diplomati magistrali: quanto si sta delineando in questi giorni nel decreto legge dignità non è per quel che ci riguarda soddisfacente.
Occorrono perciò investimenti massicci nella scuola, mirati ad elevare il livello della vita scolastica, come avevamo richiesto al termine dei lavori del convegno “la scuola che verrà”.
Ci aspettiamo di essere convocati per discutere di questi problemi e per risolverli attraverso lo strumento della contrattazione (nazionale e d’istituto).
Insomma aspettiamo il Ministro alla verifica dei fatti. Crediamo sia giunto il momento di verificare come renderà concreti i principi che ha presentato in queste ultime due settimane. Da parte nostra confermiamo la disponibilità a confrontarci con chi davvero vuole lavorare per rendere la scuola un ambiente di apprendimento che si muove secondo i principi educativi di inclusività, pari opportunità e integrazione scritti nella Costituzione.
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