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Liceo economico: in Toscana il Miur ci prova

Ancora una volta il ministero ci riprova. Come aveva fatto nelle elementari prima del Decreto 59, come ha fatto due anni fa con la formazione professionale prima ancora dell’abrogazione della legge 9 (quella sull’obbligo scolastico a 15 anni), ora ci prova con alcuni “pezzi”della scuola secondaria superiore, tentando di convincere le scuole ad anticipare disposizioni che non è ancora riuscito a varare.

10/12/2004
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Ancora una volta il ministero ci riprova. Come aveva fatto nelle elementari prima del Decreto 59, come ha fatto due anni fa con la formazione professionale prima ancora dell’abrogazione della legge 9 (quella sull’obbligo scolastico a 15 anni), ora ci prova con alcuni “pezzi”della scuola secondaria superiore, tentando di convincere le scuole ad anticipare disposizioni che non è ancora riuscito a varare.
Da quel che siamo riusciti a sapere ( sempre per vie traverse, in cui trasparenza, dialogo e confronto sono mere chimere!) succede in Toscana, dove gli istituti tecnici commerciali sono stati “invitati” ad aderire ad un accordo di rete per varare il liceo economico. O, meglio, un liceo economico che non si sa neppure quanto e come assomiglierà a quello che poi sarà definito dai decreti, che secondo la loro stessa legge 53/03, avrebbero dovuto essere lo strumento di attuazione. Ma evidentemente al Ministro non importa nulla né delle norme, neppure di quelle varate dalla maggioranza di Governo di cui fa parte, né della trasparenza delle decisioni, e neppure della loro conoscenza da parte di coloro che ne sono destinatari.

Il liceo economico è uno degli otto licei previsti dalla legge 53, e tutte le premesse lasciavano intendere che questi licei avrebbero avuto una struttura molto simile. Il profilo del liceo tecnologico, che è stato reso noto, astratto e classicheggiante ( con ben quattro anni di latino e cinque di filosofia) non lascia dubbi in proposito Non ci sono ragioni di ritenere che, mutatis mutandis, anche per il liceo economico lo schema si differenzi molto da quello previsto e reso noto per i licei tecnologici.
Al fondo la sostanza non cambia per il modello di liceo economico che è stato proposto alle scuole toscane, ma molte cose ancora non corrispondono. Se ne può trarre la conclusione che questa “anticipazione” ha un carattere di provvisorietà. Infatti mentre altrove il ministero parla di un modello di 28 ore obbligatorie + 5 caratterizzanti, in base all’ipotesi diffusa in Toscana l’orario complessivo è di 32 ore indistinte. Ciò è probabilmente dettato anche dall’esigenza di indorare la pillola, per ridurre gli allarmismi e le opposizioni, fino al punto di consentire per ora anche qualche piccola variazione oraria da scuola a scuola.

Rispetto agli indirizzi dell’attuale schema degli istituti tecnici commerciali, sostanzialmente suddiviso nei tre indirizzi gestionale amministrativo, corrispondente in lingue estere e programmatori ( ai quali va aggiunto per affinità il turistico), si prevede un’articolazione funzionale in marketing e comunicazione , amministrazione e controllo e turismo, che si esplicita essenzialmente nell’anno terminale. Scompare del tutto, con una scelta non si capisce quanto opportuna, l’indirizzo programmatori.

Le discipline previste sono 13 nel biennio iniziale , 11 nel secondo biennio e 12 o 13 nel quinto anno che diversifica i tre indirizzi, col seguente piano orario.

Pur agendo su un quadro già predisposto dal biennio Igea, le novità del biennio producono ancora notevoli e ulteriori contraddizioni, configurando, se messe in relazione con ciò che finora si sa degli altri licei, uno scambio di ruoli tra discipline di area comune (in cui entra, per esempio, la seconda lingua straniera, presente in tutti i licei) e di area specialistica (in cui entra “Diritto e economia” non presente, ad esempio nel biennio dei tecnologici, mentre lo era negli ITIS).
Il numero di discipline resta alto. Ma non a causa delle discipline specialistiche: il curricolo dà spazio soprattutto a materie umanistiche e scientifiche nel biennio, mentre nel triennio inventa nuove discipline che altro non sono che nuove denominazioni delle vecchie (geografia del turismo al posto di quella economica, legislazione turistica al posto di diritto).
La mancanza di chiarezza su che fine fanno le compresenze tra teorici e itp (è prevista solo un’ora di laboratorio di informatica) e la trasformazione di “Trattamento testi e dati” in “Informatica” creano conflitti di competenza tra insegnanti di trattamento testi, itp di laboratorio di informatica e insegnanti di informatica che insistono sulla medesima disciplina.
Si introduce il latino nel biennio. Nel merito poniamo le stesse domande poste per il liceo tecnologico. Servono commenti sull’opportunità pedagogica e sul senso di una simile disciplina nel settore economico?! E si dimentica che agli insegnanti di lettere degli attuali istituti tecnici (classe 50A) non erano richieste finora competenze in latino. Quale spazio resterà dunque per gli attuali docenti della classe 50A, se nel biennio serviranno abilitati in latino (classe 51A) e nel triennio storia potrebbe finire accorpata con filosofia (classe 37A)?

E tutto ciò, nell’omertà più totale, nel silenzio più assordante rispetto all’assetto di un ciclo secondario, che secondo i contenuti della Legge 53/03, dovrebbe significativamente cambiare ma di cui si tace, forse per paura della ribellione anche della scuola secondaria superiore.

Ma non aveva, questo Ministro, garantito il confronto ed il dialogo con chi a scuola studia e lavora, con le altre istituzioni prima di introdurre qualunque modifica al sistema scolastico del nostro Paese? Non aveva, questo Ministro, “sospeso” la legislazione scolastica approvata dal Governo precedente proprio per questo motivo?

Roma, 10 dicembre 2004

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