Libri di testo. Pubblicata la circolare (cm 46 del 22 aprile 2005)
Reca il numero 46 e la data del 22 aprile 2005 la circolare ministeriale concernente l’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico 2005/2006
Reca il numero 46 e la data del 22 aprile 2005 la circolare ministeriale concernente l’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico 2005/2006. Una parte consistente è dedicata all’adozione dei testi per l’insegnamento della religione cattolica; viene ribadita la consueta tempistica e si rimanda ad una successiva circolare la determinazione dei prezzi di copertina per i testi della primaria e dei prezzi massimi complessivi per ciascun anno della secondaria di primo grado. Per il resto colpiscono tre cose: una premessa infondata, un enigma e una salda affermazione di principio.
La premessa infondata. L’assunto è che le Indicazioni Nazionali, allegate al Decreto Legislativo n. 59 del 19 febbraio “sostituiscono i programmi di insegnamento già previsti per la scuola elementare e per la scuola media”. Come noto, invece, le indicazioni sono impropriamente allegate al decreto, sono adottate in via transitoria, sono state elaborate nel chiuso delle segrete stanze da sconosciuti esperti, sono discutibili, criticabili e ampiamente criticate nell’impianto e nel merito della proposta… Da dove deriva l’abrogazione dei vecchi programmi delle scuole elementare e media? Dal fatto stesso di aver affermato, tra le norme transitorie del decreto 59, l’adozione transitoria delle Indicazioni? La cosa non è nota .
Certo è che non è la prima volta che l’assunto viene ripetuto con perentorietà apodittica nei documenti ministeriali, nell’intento palese ( e nella speranza) che le non-verità diventino in tal modo vere certezze per tutti.
C’è ancora di più. Dall’assunto dell’abrogazione dei vecchi programmi, la circolare deriva l’invito ai dirigenti scolastici perché prestino attenzione al fatto che i testi adottati siano coerenti con le Indicazioni Nazionali. Si affida loro un compito non previsto dal Testo Unico, dalle norme che regolano la vita delle scuole e dalle competenze attribuite alla dirigenza: quello di guardiani della riforma. L’adozione dei libri di testo è compito del Collegio dei Docenti (presieduto dal dirigente scolastico) che delibera sulla base di proposte formulate dai singoli consigli di classe e di interclasse (presieduti dal dirigente scolastico). Per arrivare alla proposta, i testi sono lasciati a disposizione dei genitori che vogliono prenderne visione e sono da sempre consigliati, e praticati, momenti di confronto collegiale fra i diversi soggetti interessati: docenti, genitori, studenti. Il dirigente scolastico, per il suo specifico ruolo di componente e di presidente degli organismi collegiali, interviene a pieno titolo e diritto in tutto il processo con competenze di consiglio e suggerimento ma non di controllo. Invitarlo ad un compito di controllo la dice lunga sull’idea di dirigenza che questo ministero ha. E peraltro la dirigenza scolastica ha dimostrato in più di un’occasione di rifiutare un ruolo di mera esecuzione di ordini ministeriali.
L’enigma è anche l’ennesima contraddizione in seno ai provvedimenti della controriforma. Il compito di formulare la proposta per l’adozione dei nuovi testi è solitamente assunto dai docenti delle classi terminali del ciclo perché, per continuità, saranno loro i responsabili delle nuove classi che si formeranno nel successivo anno scolastico. La circolare 46 suggerisce invece che, “di norma”, siano i docenti delle classi terminali della scuola primaria a proporre l’adozione non solo per le prime classi del successivo anno scolastico, ma anche per le seconde e le terze, contraddicendo così la nuova strutturazione della scuola primaria che il decreto 59 ha articolato in un primo anno di raccordo con la scuola dell’infanzia e in due successivi bienni. Non si capisce perciò su quale base si fonda il suggerimento. Si intende ridurre la frantumazione che pur si è voluta per la scuola primaria? Se ci si fosse resi conto di quanto poco produttive siano state le scelte compiute con la legge 53 e il decreto 59, non è con una circolare che si possono ovviare gli errori. O si tratta di una semplificazione ad uso delle case editrici che stanno proponendo alle scuole collane di testi scolastici riguardanti i primi tre anni della scuola primaria? L’attenzione alle case editrici è anche palese nel passaggio in cui la circolare precisa che per le classi quinte possono essere utilizzati i testi prodotti prima delle Indicazioni Nazionali, e questo non per continuità dell’impostazione didattica, bensì “tenuto conto delle difficoltà rappresentate dalle Case Editrici” !
La salda affermazione di principio. Vale la pena riportarla per intero: “L’adozione dei libri di testo rappresenta, come è noto, espressione dell’autonomia didattica delle istituzioni scolastiche, che si realizza anche con la scelta consapevole e mirata di strumenti didattici coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa.” È proprio così: i libri di testo sono uno strumento, uno dei tanti strumenti, di cui si avvalgono i docenti per realizzare i propri piani di lavoro che sono parte del progetto educativo e formativo che ciascuna scuola si dà e che viene espresso nel POF. Gli strumenti non possono essere discordanti rispetto al progetto e a quel che in ogni scuola si fa. Da qui deriva che l’adozione dei libri di testo non è una formalità, ma una scelta consapevole di quel che davvero serve nel lavoro quotidiano che si fonda sull’affermazione della professionalità docente e della libertà di insegnamento. Ma su questo argomento torneremo in successive note.
Roma, 28 aprile 2005
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