Lettera di un Dirigente Scolastico ai propri insegnanti tutti in sciopero il 30 ottobre
Pubblichiamo la lettera di un Dirigente Scolastico ai propri insegnanti: la pluralità dei maestri, la didattica distesa, la specializzazione sono il futuro non il passato.
Volentieri pubblichiamo la lettera che un Dirigente Scolastico ha voluto scrivere ai propri insegnanti all’indomani dello sciopero del 30 ottobre che ha fatto registrare in alcune scuole, come quella dei maestri a cui è indirizzata la lettera, un’adesione totale.
Il messaggio, che noi condividiamo, è: il maestro unico è ritorno al passato; l’attuale modello di modulo è costato fatica ed entusiasmo e ha mobilitato, all’atto della sua introduzione, le migliori energie e la migliore pedagogia democratica che se ne è fatta portatrice; non perdiamo la speranza perché l’adesione totale allo sciopero prova che tutti dissentono dal Governo su questo punto, perché la scuola non è merce, è democrazia e crescita civile.
Roma, 4 novembre 2008
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Care Maestre,
con la trasformazione in Legge del decreto Gelmini, si potrebbe chiudere nel giro di qualche anno quella fase stimolante della nostra vita professionale che, sotto la spinta dei Programmi dell' 85, ci ha visti tutti insieme protagonisti nella costruzione di una scuola ricca ed eccellente sotto l’aspetto pedagogico, didattico e organizzativo. Molte di voi ricordano ancora gli accesi dibattiti sul grande passo che allora si stava compiendo col superamento del maestro unico. Erano gli anni in cui approfondivamo la pedagogia degli obiettivi e le teorie del curricolo, approdavamo alla dimensione formativa della valutazione e ricercavamo percorsi e strategie per rendere unitario l’insegnamento delle diverse discipline assunte come strumenti di formazione del pensiero.
Quel passo fu fatto con convinta decisione perché la società richiedeva alla scuola compiti più impegnativi che il maestro unico non poteva sostenere e, in particolare, una formazione di base che consentisse ai nostri ragazzi di affrontare la complessità di un mondo e di un sapere in continua evoluzione.
Si era ben compreso che gli alunni necessitavano di incisive esperienze per acquisire quelle competenze per pensare correttamente, per risolvere problemi e, soprattutto, per agire bene insieme agli altri.
Erano anche gli anni in cui si passava dall’affermazione generica del diritto allo studio alla realizzazione concreta del diritto all’apprendimento attraverso la valorizzazione delle diversità e degli stili cognitivi individuali, assicurando a ciascun alunno il tempo necessario per imparare.
Un tempo scuola di 30 ore ci ha consentito inoltre di vivere l’esperienza dei progetti, delle attività laboratoriali e dell’utilizzo del territorio come una grande aula.
Allora l’educazione alla convivenza democratica, ripresa in seguito come educazione alla cittadinanza, diventava scopo di ogni attività e ci faceva guardare alla formazione di personalità mature e solidali. Non a caso il rimpianto Mauro Laeng aveva infatti posto a fondamento della scuola elementare i valori della Costituzione e assicurava solide basi scientifiche a quei Programmi, che portano la sua firma, ancorandoli ai risultati più significativi della ricerca sull’apprendimento e sul curricolo che si compiva in quegli anni.
Ora il ritorno al maestro unico ci riproporrà inevitabilmente tutti quei problemi e quelle difficoltà che non si sono mai posti con la pluralità dei docenti e che allora rendevano poco efficace l’azione di una scuola diventata vecchia:
-
una valutazione dei risultati degli alunni e dell’azione didattica ad alto rischio di soggettività;
-
un tempo scuola insufficiente per l’insegnamento di undici discipline e per il coinvolgimento attivo dell’alunno in esperienze di formazione;
-
una didattica approssimativa (in questi 20 anni ciascun insegnante si è formato e specializzato in 3 discipline);
-
l’impossibilità di approntare con 24 ore settimanali disponibili quei percorsi “su misura” dei singoli alunni, specie di quelli in difficoltà, svantaggiati e stranieri.
In questo clima di diffusa disinformazione sui problemi della scuola e di misera denigrazione di cui siete spesso bersaglio da parte di alcuni giornalisti, improbabili esperti di questioni educative, proseguite nel vostro impegno e siate orgogliose del vostro lavoro che in questi venti anni ha dotato il nostro Paese di una scuola competente, senza dubbio, tra le migliori al mondo.
La stessa massiccia partecipazione allo sciopero del 30/10/2008 è motivata solo dalla ferma volontà di mantenere in vita questo funzionale modello di scuola. Vista poi l’adesione di tantissimi docenti simpatizzanti del nostro Governo, le sbandierate ragioni politiche risultano deboli e risibili.
Intanto non ci resta che sperare nei tempi lunghi di applicazione di questa pessima legge che necessita peraltro di specifici regolamenti e di attendere fiduciosi il referendum abrogativo.
Con stima
(segue firma)
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