La FLC CGIL in audizione alla Camera su proposta di legge in materia di affollamento delle classi
È all’esame della VII Commissione la modifica del decreto legge sulla formazione delle classi. Il provvedimento di riduzione del numero degli alunni va nella direzione giusta. Ma non basta.
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La delegazione della FLC CGIL è stata convocata martedì 26 febbraio 2019 nell’aula della VII Commissione Cultura di palazzo Montecitorio, insieme agli altri sindacati, per l’audizione sulla proposta di legge di modifica (n. 877) all’articolo 64 del DL 112/2008 convertito nella legge 133/2008.
Si tratta della norma introdotta dal governo Berlusconi allora in carica, che portò all’innalzamento del numero di alunni per classe e, insieme ad altre misure come il taglio del tempo pieno e delle ore di laboratorio negli istituti tecnici e professionali, produsse la cancellazione di oltre 134.000 posti tra docenti e personale ATA.
Nel nostro intervento abbiamo convenuto sul provvedimento e siamo d’accordo nel rivedere i parametri che regolano la formazione delle classi: evitare il sovraffollamento e contenere il numero massimo di presenze nelle aule sono misure-cardine per garantire la qualità all’azione educativa e la tenuta di corrette relazioni per la piena integrazione di ogni studente.
Il testo delle memorie.
Lo consideriamo un primo passo importante. Ma la modifica del decreto in argomento va governata insieme a una nuova definizione del fabbisogno organico di diritto di docenti e ATA, in modo che esso non sia subalterno alla legge di bilancio, in modo che non risponda a meri motivi di contenimento della spesa pubblica.
Il diritto all’istruzione e allo studio si rende esigibile con un cambio di prospettiva che comporti investimenti mirati e pianificati più ampi. Deve essere una priorità per il rilancio del Paese e va accompagnato da misure strutturali importanti: una radicale riqualificazione dell’edilizia scolastica, una generalizzazione della scuola dell’infanzia, il ripristino del modello di tempo pieno e prolungato e una modernizzazione dei laboratori nelle secondarie.
Nella fase di confronto alcuni parlamentari della Commissione hanno avanzato la tesi che la soluzione ai problemi di organico e di ammodernamento degli edifici risieda nel progetto di autonomia differenziata, un progetto in grado di andare efficacemente incontro alla richiesta di nuovi investimenti del fabbisogno regionale così come individuati. A questo proposito abbiamo sottolineato che, al contrario, un simile progetto avrebbe delle conseguenze ancora più negative sulla garanzia del diritto sociale all’istruzione che sarebbe esercitato in maniera differenziata sul territorio nazionale (va ricordato che la Carta costituzionale assegna allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli e sanare le differenze e non di accentuare la separazione delle ricchezze venendo meno a un progetto di solidarietà comune).
Abbiamo infine sottolineato che non arretreremo nemmeno di un passo rispetto ai principi costituzionali e fondativi della stessa federazione che si batte da anni per la qualità della scuola pubblica, di tutti e di ognuno, in una visione unitaria e solidale dell’intero sistema.
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