L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità: diffuso dall’Istat il rapporto relativo all’a.s. 2019-2020
Dai dati emergono forti criticità per quanto riguarda l’accesso degli alunni con disabilità alla Didattica a Distanza.


Il rapporto recentemente diffuso dall’Istat “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità a.s. 2019-2020” affronta con dati statisticamente significativi il tema delle ricadute della pandemia sui percorsi di inclusione nella scuola italiana
Che la sospensione delle attività scolastiche in presenza, con il ricorso alla Didattica a Distanza e il lungo isolamento, avesse penalizzato i soggetti più fragili e, soprattutto per gli alunni con disabilità, avesse comportato un prezzo altissimo rispetto allo sviluppo cognitivo, psicologico e relazionale, è parso evidente fin dalle prime fasi dell’emergenza.
Il rapporto dell’Istat del 9 dicembre offre quindi una drammatica conferma.
Se da un lato i dati ripresentano le criticità pregresse in fatto di inadeguatezza di strutture e infrastrutture, precarietà del personale e carenza di insegnanti specializzati, dall’altro delineano un quadro aggiornato e allarmante rispetto alle conseguenze della Didattica a Distanza sui percorsi di inclusione.
I livelli di partecipazione alle attività scolastiche dei circa 300 mila alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, sono diminuiti sensibilmente; tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% (circa 70 mila) non ha preso parte alle lezioni on line, rispetto all’8% degli altri alunni iscritti.
Anche da questo punto di vista si registrano forti differenze territoriali: la quota degli alunni con disabilità “esclusi” dalle lezioni è decisamente più significativa nelle regioni del Mezzogiorno dove si attesta al 29%.
I motivi che hanno reso difficile la partecipazione degli alunni con disabilità alla Didattica a Distanza sono in parte legati alla gravità della patologia, ma ancora di più a particolari situazioni familiari e/o di disagio socio-economico. Per una quota meno consistente le difficoltà sono imputabili ad aspetti didattici, organizzativi, strumentali.
Una situazione che avrebbe richiesto, all’avvio del nuovo anno scolastico, un investimento straordinario per compensare carenze e recuperare ritardi.
Al contrario, al di là dei proclami, poco è stato fatto e la ripartenza di settembre ha riproposto contraddizioni e inadempienze a cui la scuola italiana fa fronte da troppi anni.
Anche la legge di bilancio, attualmente all’esame del Parlamento, non sembra voler dare risposte adeguate ai bisogni di una scuola autenticamente inclusiva.
L’incremento previsto in organico di diritto di 5.000 posti di sostegno a decorrere dall’anno scolastico 2021/2022, di 11.000 dal 2022/2023 e di 9.000 dal 2023/2024 è una goccia nel mare se si considera che i posti assegnati in deroga già lo scorso anno hanno sfiorato le 80 mila unità.
Come FLC CGIL l’abbiamo detto e ripetuto: è necessario stabilizzare in organico di diritto i posti in deroga, serve un piano di formazione che consenta la copertura di tutti i post di sostegno da parte di personale specializzato, superando i limiti dei contingenti previsti per l’ammissione ai TFA, occorre una procedura urgente e semplificata di assunzione dei docenti già formati e in formazione.
Riteniamo quindi indispensabile, già da questa legge di bilancio, incrementare gli investimenti e adottare soluzioni che rispondano al diritto alla stabilizzazione degli insegnanti specializzati, tutelino il diritto allo studio degli alunni con disabilità e il valore inclusivo della scuola italiana, che mai deve essere subordinato ad esigenze di bilancio e di contenimento della spesa pubblica.
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