Istruzione tecnica e professionale. Conclusi i lavori della commissione
Presentazione del nuovo profilo dell'istruzione tecnica e professionale secondo il Ministero uscente.


Sono stati presentati ieri i lavori della commissione insediata appena prima di Natale e incaricata di ridefinire il profilo dell’istruzione tecnica e professionale.
Avviati prima della crisi di governo e dello scioglimento delle Camere le conclusioni di questi lavori si presentano come un lascito alle nuove commissioni parlamentari che saranno rielette. Questo è stato detto chiaramente dalla vice-ministro Bastico, la quale ha anche sintetizzato il senso delle diverse operazioni che dovrebbero ricondurre a maggiori certezze gli istituti tecnici e professionali pur nella flessibilità organizzativa che si addice al ruolo dell’autonomia scolastica.
La commissione ha messo a punto gli elementi distinzione tra istruzione tecnica e istruzione professionale individuando nella prima il carattere dell’innovazione tecnologica e dell’hi-tech e nella seconda quello dell’applicazione pratica e dell’hi-touch.
La stessa riduzione degli indirizzi, prevista da leggi già votate e di cui molto si era parlato, prevede 10 filiere nell’istruzione tecnica e 9 in quella professionale, senza che però ciò significhi l’eliminazione totale delle sovrapposizioni tra i due settori: si tratta di grandi canali che dovrebbero riassorbire gli attuali 39 indirizzi di ordinamento, i 39 sperimentali coordinati ed i 190 autonomi. Resta da vedere quanto di tutte queste esperienze verrà sintetizzato nei nuovi percorsi e quanto sarà possibile tenere dentro le flessibilità. Si prevede infatti una flessibilità anche curricolare del 20% nei primi due anni e superiore negli ultimi tre, senza che però sia precisato di quanto.
L’idea è comunque quella di un orario che progressivamente arrivi alle 32 ore settimanali a cui le scuole potranno aggiungere altre offerte orarie aggiuntive. Enfasi è stata posta sulla possibilità di avere un organico funzionale e una forte attività di laboratorio.
Entrambi i settori manterranno i cinque anni e il professionale manterrà la specificità del 3+2, e quindi la possibilità della prosecuzione all’università oppure nell’istruzione tecnica superiore. Quest’ultima non soppianterà l’IFTS, ma questo assumerà prevalentemente la caratteristica di formazione professionale, con la possibilità che si innesti già in quarta, senza cioè il conseguimento del diploma. Gli obiettivi di apprendimento sono comunque fissati in relazione ad un percorso quinquennale.
Queste proposizioni del vice-ministro sono state supportate da quattro interventi specifici di quattro membri della commissione, mentre una tavola rotonda tra quattro diversi soggetti sociali (Cisl, Confindustria) e istituzionali (assessori provinciali e regionali) ha cercato di mettere a fuoco il problema dei diversi ruoli nella governance del sistema.
Il Ministro Fioroni, che avrebbe dovuto concludere il tutto, è stato tuttavia trattenuto da altri impegni e le conclusioni sono toccate nuovamente al vice-ministro Bastico, che ha ribadito alcune delle cose già dette, chiedendo a tutti di partecipare al dibattito su queste questioni con l’invio di e-mail al ministero o all’Indire. In particolare alle associazioni sindacali e professionali ha chiesto di inviare le proprie osservazioni.
La FLC Cgil, dopo una attenta disamina dei materiali consegnati, non mancherà di ottemperare a questo compito e di comunicare a tutti i propri giudizi in merito.
Roma, 4 marzo 2008
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