Iscrizioni anno scolastico 2006/2007: rispettare le norme vigenti scritte, respingere le forzature
Articolo di Enrico Panini sul quotidiano Italia Oggi
Pubblichiamo l’articolo di Enrico Panini, apparso il 10 gennaio sul quotidiano Italia Oggi – Azienda Scuola, sulle indicazioni contenute nella CM n.93 del 23 dicembre scorso. Nell’articolo, oltre all’accento posto sui problemi che vive la scuola con l’attuazione della L. 53, si mettono in guardia le scuole sulle possibili forzature tendenti a far passare per norme obbligatorie le intenzionalità politiche.
Roma, 12 gennaio 2006
Quando le intenzioni non bastano
Con la C.M. n. 93 del 23 dicembre scorso, il Ministero detta le regole per le iscrizioni all’anno scolastico 2006/’07, l’ultimo di questa legislatura.
Sul testo siamo stati chiamati, insieme agli altri sindacati, ad un confronto tecnico poche ore prima della sua emanazione. Quindi, sul versante delle relazioni sindacali, possiamo affermare che la Circolare si muove ampiamente nel solco della continuità confermando una sorta di allergia al rapporto con i sindacati!
Per quanto riguarda il contesto nel quale si svolgeranno le iscrizioni rilevo che il prossimo anno scolastico sarà molto delicato sul versante dell’attuazione della Legge 53/’03 e che la Circolare espone fortemente le scuole, sul versante della legittimità delle decisioni, almeno per quanto riguarda la scuola dell’infanzia (clamoroso che un’abrogazione di una norma non venga neanche presa in considerazione) e la scuola superiore (per il tentativo di anticipare gli ordinamenti).
Abbiamo rilevanti problemi sul versante della scuola dell’infanzia. Il Ministero è costretto ad ammettere la presenza di bambini anticipatari ma nessun dato ufficiale, più volte richiesto dai sindacati, è stato però fornito al riguardo. Inoltre solamente in due regioni sono state pattuite le previste Intese. Quindi le scuole sono ancora tenute ad accettare la frequenza dei più piccoli solo se è stata fatta una Intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale dove si indicano quali sono le condizioni da rispettare per poter accogliere con le dovute garanzie i bambini di due anni e mezzo. Ma deve anche essere recepita la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso che abroga proprio una parte fondamentale della norma sugli anticipi!
Per quanto riguarda il primo ciclo, nonostante che il tentativo del Ministero sia già ora quello di considerare chiusa la questione dell’attuazione della Legge 53, in realtà la situazione è rimasta analoga a quella dello scorso anno scolastico. Infatti, non è intervenuto nessun atto di quelli necessari a renderla compiuta e vincolante. Quindi, ancora un anno nel quale l’esercizio dell’autonomia scolastica sancita dalla Costituzione (intesa come responsabilità – all’interno delle prerogative che sono attribuite allo Stato – affidata alle sedi professionali ed al rapporto delle scuole autonome con i genitori e con il territorio) dovrà continuare ad esercitare le proprie funzioni a presidio della qualità della scuola pubblica a partire dal rifiuto degli orari “spezzatino”.
Sul secondo ciclo la questione potrebbe assumere addirittura i connotati del paradosso: il D.leg.vo n.226/’05 dice in modo esplicito ed inequivocabile (art. 27, comma 4) che la sua attuazione inizierà nell’anno scolastico 2007/’08, mentre la Circolare tenta, in modo subdolo, di aggirare questa norma.
Qualunque tentativo di anticiparne l’attuazione a nostro avviso va respinto. Ci sono importanti ragioni formali (a partire dalle previsioni contenute nel Decreto) e ci sono questioni di merito. Infatti, le scuole che eventualmente si volessero avventurare su questa strada si assumerebbero la responsabilità di avviare un percorso cui mancano atti rilevanti, obbligatori e ancora non emanati, a partire dal fatto che trasformarsi in liceo fa venir meno la prerogativa di rilasciare il titolo professionale garantito in uscita dagli istituti tecnici e professionali.
Insomma, non solo non va abbassata la guardia ma, a partire da come si informano le famiglie, occorre avere chiaro ed essere vigili nel rispettare le norme vigenti scritte, respingendo le forzature, che pure non mancheranno, tendenti invece a far passare per norme vincolanti le intenzionalità politiche.
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