
L’insegnamento dell’educazione civica a scuola è legge
In attesa della pubblicazione del testo di legge, esprimiamo le nostre preoccupazioni.


Verticalità e trasversalità sono i tratti caratterizzanti dell’insegnamento dell’educazione civica che, ai sensi della legge approvata in Senato, sarà obbligatorio a partire dal prossimo 1° settembre nelle scuole di ogni ordine e grado, almeno a partire dalla scuola primaria.
Alla “nuova materia” saranno dedicate
- un minimo di 33 ore annue da ritagliare all’interno del monte ore previsto per ciascun corso di studi
- un docente coordinatore senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica
- uno specifico voto in pagella.
In attesa di un riscontro oggettivo e di una valutazione più puntuale che potrà essere fatta solo dopo la pubblicazione del testo di legge, ribadiamo le considerazioni già espresse durante l’l’iter legislativo.
La scuola è per eccellenza il soggetto deputato alla formazione di una cittadinanza consapevole e democratica, luogo di crescita delle nuove generazioni e di promozione dei valori costituzionali. In questo senso la FLC CGIL condivide e sostiene la necessità di dare centralità e organicità all’insegnamento dell’educazione civica.
Occorre per questo
- creare una prospettiva di educazione e formazione continua della persona, a partire dalla prima infanzia e per tutto l’arco della vita
- investire nella formazione di tutto il personale
- creare le condizioni per l’ampliamento del tempo scuola
- prevedere un organico dedicato
- ripensare i curricoli con lo sguardo rivolto a una eventuale riforma dei cicli e degli ordinamenti.
Al contrario assistiamo ancora una volta, in base a quanto conosciamo della nuova legge, a un approccio riduzionistico che vorrebbe intervenire sull’esistente a costo zero, come se aggiungere un insegnamento al curriculo formativo di una persona fosse solo un problema di sommatoria e non piuttosto di strutturazione organica della formazione.
Se il testo di legge confermerà le nostre preoccupazioni, continueremo a rivendicare investimenti e visione di prospettiva, opponendoci a un provvedimento che intende affidare alla scuola sempre maggiori oneri e responsabilità a fronte di un marginale impegno economico e politico di un governo che non ne riconosce la funzione strategica per il futuro del Paese.
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