
Incontro su istruzione tecnica e professionale
Piano programmatico del Ministro Gelmini: documentazione insufficiente nell'incontro sul riassetto dell'istruzione tecnica e professionale. Già traspaiono scelte preoccupanti anche per la secondaria superiore.


Si è svolto martedì scorso presso il MIUR un incontro sull’istruzione tecnica e professionale a cui erano presenti FLC Cgil e CGIL, CISL Scuola e CISL, SNALS, UIL, Gilda, e ANP. Il Ministero ha dichiarato in quella sede di voler procedere alla revisione dei percorsi dell’istruzione tecnica, così come previsto dalla legge 40/2007 e dal DM 226/2005, già dal 1 settembre del 2009, il che significa approntare nuovi indirizzi e nuovi orari da subito, visto che con gennaio si dovrà procedere alle iscrizioni. La linea su cui il Ministero intende muoversi non intenderebbe discostarsi molto da ciò che è stato definito dalla commissione apposita che era stata istituita dal Ministro Fioroni e che aveva terminato i lavori agli sgoccioli delle precedente legislatura. Questa scelta sancisce il fatto che rispetto all’originale decreto 226 il Ministero non sembra intenzionato a tornare ai licei economico e tecnologico, ma a mantenere gli istituti tecnici e professionali, anche se per questi ultimi le disposizioni scivoleranno all’anno 2010 per le complicazioni dovute all’intreccio di compiti tra Stato e regioni.
Il Ministero ha tuttavia fornito solo indicazioni di massima e non strumenti particolareggiati che consentano di capire esattamente le conseguenze dell’operazione (piani orari, nuove classi di concorso, confluenze, ecc.). Questi saranno consegnati probabilmente al CNPI che sarà chiamato ad esaminarle la prossima settimana.
Per ora dunque il Ministero ha solo ribadito le seguenti intenzioni:
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dividere l’istruzione tecnica in due settori; economico (indirizzi: amministrazione-finanza-marketing e turismo) e tecnologico (indirizzi: meccanica-meccatronica-energia, logistica-trasporti, elettrotecnica-elettronica, informatica-telecomunicazioni, grafica-comunicazione, chimica-biologia, tessile-abbigliamento-moda, agricoltura-agroindustria, costruzioni-ambiente-territorio);
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prevedere un orario di 32 ore di lezione settimanali pari a 1056 ore annue così suddivise: primo biennio 693 generali + 363 specifiche, triennio 495 generali e 561 specifiche;
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costruire percorsi basati sul modello 2+ (2+1) con l’ultimo anno orientativo per l’università o il lavoro;
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favorire l’istruzione per laboratori ma anche un collegamento col mondo del lavoro;
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inserire risultati di apprendimento e livello dei titoli nel sistema europeo dei titoli e delle qualifiche (EQF);
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prevedere un livello di autonomia delle scuole del 20% dell’orario nel primo biennio, del 30% nel secondo biennio e del 35% nell’anno terminale;
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prevedere un’organizzazione delle scuole per dipartimenti definiti però secondo linee guida nazionali dettate dal Ministero;
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costituire in ogni scuola un comitato tecnico-scientifico formato non solo dai docenti o da esperti, ma anche da designati da imprese, professioni, enti locali ecc.;
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dare la possibilità alle scuole di avvalersi di esperti tratti dalle aziende o dalle professioni a contratto d’opera;
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costituire in ogni scuola un ufficio tecnico;
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mantenere il sistema degli esami di stato per ottenere un titolo di Perito unito alla specificazione dell’indirizzo frequentato;
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far partecipare gli istituti tecnici alla costituzione dei poli tecnico-professionali;
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fare degli istituti tecnici la base di riferimento per lo sviluppo degli istituti tecnici superiori;
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emanare nuovi decreti riguardanti le dotazioni organiche, i profili dell’addetto all’ufficio tecnico (da contrattare col sindacato), ambiti criteri e modalità per articolare gli indirizzi, linee guida per correlare apprendimenti e discipline, la costituzione di un comitato nazionale per l’istruzione tecnica, l’aggiornamento almeno ogni 5 anni degli ordinamenti;
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procedere a monitoraggio e valutazione del tutto tramite l’INVALSI;
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emanare tabelle di confluenza dai vecchi ai nuovi indirizzi;
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iniziare il riordino dei professionali, previsto per il 2010, avviando la riduzione dell’orario a 32 ore, possibilmente valorizzando l’esperienza del progetto 2002, e dando loro un’autonomia del 25% con possibilità di interazione con la formazione professionale.
Quasi tutti i sindacati presenti, compresa la FLC Cgil, hanno manifestato perplessità circa la vaghezza dei propositi esposti, la mancata consegna dei documenti che andranno al CNPI e i tempi stretti di attuazione, di fatto prima delle iscrizioni di gennaio, che producono il rischio di disorientare insegnanti e famiglie, così come la discrasia temporale tra professionali e tecnici. Numerose altre obiezioni su altri passaggi saranno riportate per iscritto nei documenti che i sindacati sono impegnati ad inviare nei prossimi giorni. Per quello che riguarda la FLC Cgil renderemo pubbliche le nostre osservazioni e le nostre critiche, per un disegno del quale non ci sfugge la funzionalità alle politiche di taglio e di riduzione delle risorse per la scuola.
Roma, 26 settembre 2008
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