In via di approvazione definitiva il regolamento su voto numerico e voto di condotta
Il testo sulla valutazione è una chiara espressione di una idea repressiva e regressiva di valutazione. Occorrono equilibrio e senso di appartenenza ad una comunità educante per una necessaria opera di riduzione dei danni. Il nostro commento.


>> La nostra scheda di approfondimento per i diversi gradi di scuola <<
Con il Regolamento sulla valutazione degli alunni, che è in via di pubblicazione definitiva, siamo in presenza di una sorta di testo Unico che mira ad annullare le migliori pratiche della scuola democratica, su un terreno rilevante e nel contempo estremamente complesso quale la valutazione, attività intimamente connessa all’esercizio dell’attività docente e fortemente emblematica di come si concepisce il ruolo della scuola.
Ciò che emerge è la concezione classista di questa maggioranza della scuola: una scuola solo selettiva, che rinnega la sua funzione sociale, che, come direbbe don Milani, cura i sani e respinge gli ammalati.
Dal punto di vista pedagogico è la negazione del ruolo educativo della scuola: una scuola che punisce, che non assume su di sé il compito di far crescere soprattutto chi ha più bisogno del suo intervento. Siamo alla negazione del senso e del valore della scuola delineata dalla Costituzione, che ne esce stracciata nei fatti ma formalmente intonsa.
E’ un’operazione tutta ideologica, che con il voto intende ripristinare il principio di autorità e l’ordine, tanto cari a questo Ministro; fatta con furbizia, dal momento che non si esplicitano formalmente le abrogazioni di norme che nella sostanza, invece, vengono del tutto disattese e contraddette:
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Si disattende totalmente quanto sancito dal comma 2 dell’art 3 Costituzione “è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli…..che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese” e dal comma 2 dell’art. 33 “la repubblica… istituisce scuola statali per tutti gli ordini e gradi”: nulla a che vedere con una scuola che promuove solo chi ha sei in tutte le discipline e non meno di sei nel comportamento…..
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Si interviene per legge, disciplinandone minuziosamente i dettagli, su materia di stretta competenza dell’autonomia professionale dei docenti e dell’autonomia didattica delle scuole. Si arriva addirittura a richiamarne il senso, si veda l’art. 1 del regolamento, laddove si definisce la valutazione espressione dell’autonomia professionale propria della funzione docente, come processo, individuale e collettivo; espressione quindi dell’autonomia didattica delle istituzioni scolastiche, per poi, negli articoli successivi, svuotare di significato queste espressioni, ridotte a parole prive si senso.
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Si contraddice pesantemente lo Statuto delle studentesse e degli studenti, senza però dichiaralo, in particolare nelle parti riguardanti il comportamento.
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Si contraddicono le norme, emanate solo pochi mesi fa, addirittura abrogando il decreto emanato a gennaio 2009, a riprova del pressappochismo ma anche della superficialità con la quale si interviene su materie così delicate in un ambiente, quello scolastico che, al contrario, ha bisogno di certezze e di serenità.
I nostri studenti saranno gli unici in Europa le cui competenze saranno valutate con un voto, ancorché accompagnato da giudizio, mentre per gli studenti stranieri si nega, con liquidatoria pochezza la variegata complessità della condizione dei “minori” coinvolti in processi migratori.
Con l’imposizione del voto numerico nella scuola dell’obbligo, il Governo sancisce il ritorno ad una scuola vecchia e ne cancella la migliore esperienza pedagogica degli ultimi anni.
La legge 169/08, fonte di questo regolamento, va modificata: il rapido succedersi di norme contraddittorie ha prodotto confusione e tensioni insostenibili nella comunità educante, quale è la scuola, e creerà non pochi problemi a fine anno, se rimarranno in vigore le norme che richiedono la sufficienza in ciascuna disciplina ai fini dell’ammissione agli esami di stato di fine ciclo.
Il Ministro sembra ignorare che il fine ultimo della scuola è l’educazione, che la valutazione non può non essere formativa, mentre la repressione appartiene alla cultura ed alla funzione di altre istituzioni!
Roma, 1 aprile 2009
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