Il buon anno scolastico di Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL, in una lettera rivolta a tutte le lavoratrici e i lavoratori della scuola
L'augurio per una stagione di diritti e per una scuola che sia messa strutturalmente in condizione di svolgere il proprio lavoro, che è unicamente quello di istruire e fornire competenze di cittadinanza alle nuove generazioni.
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Roma, 1 settembre 2023
Ai Dirigenti Scolastici
Ai Docenti
Agli Educatori
Agli Assistenti amministrativi
Ai collaboratori scolastici
Agli assistenti tecnici
Ai Direttori dei servizi generali e amministrativi
Care colleghe, cari colleghi,
inizia un nuovo anno scolastico e siamo sicuri che, pur fra mille difficoltà, il vostro impegno e la vostra passione professionale riusciranno, come sempre, nel “miracolo”, che si ripete ad ogni primo settembre, di far ripartire la complessa struttura organizzativa della scuola resa sempre più difficile e in affanno dagli innumerevoli, sporadici e improvvisati interventi che vengono operati sul corpo vivo della comunità educante.
Da ormai molto tempo la nostra comunità professionale nelle sue varie componenti dalla dirigenza, alla docenza, al settore amministrativo e dei servizi tecnici e ausiliari, viene sottoposta ad una sollecitazione costante ad applicare norme, decreti, direttive, ordinanze, indicazioni che vengono presentate come risolutive e salvifiche di quelli che sono problemi strutturali e di lungo periodo di cui la nostra scuola soffre e a cui il decisore politico non dà risposte che non siano superficiali e di moda e, in quanto tali, destinate a fallire e a lasciare le cose come stanno.
La scuola ha bisogno innanzitutto di certezze su alcuni terreni che noi riteniamo decisivi: l’eliminazione radicale del precariato come garanzia di una migliore qualità dell’insegnamento/apprendimento centrato sulla risorsa ineludibile della continuità didattica; uno stipendio che non venga eroso continuamente dai processi inflazionistici e che sia la base di una restituita dignità professionale smarrita presso l’opinione corrente anche per un distanza – inaccettabile – dagli stipendi degli impieghi statali a parità di titolo di studio e dagli stipendi dei colleghi europei nel campo scolastico; un tempo scuola accresciuto che recuperi almeno i tagli rovinosi della famigerata riforma Gelmini del 2008; la riduzione degli alunni per classe a venti (a diciotto in presenza di allievi con disabilità); il blocco dell’ennesimo provvedimento di dimensionamento della rete scolastica e, anzi, il ritorno a scuole, pedagogicamente e organizzativamente gestibili, di non più di 900 alunni per istituto, con le dovute eccezioni per le situazioni montane e per le piccole isole; la garanzia che il diritto all’istruzione sia assicurato, come da previsione costituzionale, in maniera uguale su tutto il territorio nazionale di contro a ogni ipotesi, incoerente e devastante per il nostro Paese, di autonomia differenziata in campo scolastico.
A ben vedere quelli appena ricordati sono gli obiettivi posti a base del nostro patto costituzionale, che soprattutto negli ultimi decenni una ideologia di classe, l’ideologia liberista, fattasi dominante nel corpo della società, tende a negare dalle fondamenta.
È l’ideologia di chi crede che ogni difficoltà sociale, ogni emergenza, ogni vuoto che le formazioni sociali extrascolastiche (dalla famiglia, ai media, alle istituzioni) fanno registrare, debba essere colmata e affrontata dagli insegnanti e dal personale scolastico. Creando con ciò aspettative sociali che non possono essere soddisfatte, con il risultato di indicare nella scuola medesima il luogo che non sa risolvere problemi dei quali essa istituzionalmente non può essere chiamata a rispondere. È la storia, falsa, secondo cui la scuola avrebbe bloccato l’ascensore sociale quando a bloccarlo sono i meccanismi della divisione sociale del lavoro, il mancato sviluppo economico, la struttura di classe della società. È, invece, di tutta evidenza, come la scuola e la formazione superiore preparino intere legioni di diplomati e laureati che abbandonano poi il nostro Paese per spendere altrove le competenze acquisite in questa nostra scuola e nelle nostre università.
La FLC CGIL è dalla parte di chi lavora e spende le proprie energie intellettuali e umane per la scuola. È dalla parte dei dirigenti, dei docenti, degli ATA e degli educatori, che noi con gli strumenti a nostra disposizione, soprattutto quelli contrattuali, ci sforziamo di difendere e di valorizzare.
Sul Contratto chiamiamo il personale della scuola a partecipare alla discussione e al confronto che il nostro sindacato, insieme con gli altri sindacati firmatari, organizzerà nel mese di settembre e di ottobre per approvare l’Ipotesi di Contratto 2019-2021 sottoscritta il 14 luglio 2023 e che deve essere definitivamente firmata, per quanto ci riguarda, solo dopo che i lavoratori nelle assemblee l’avranno validata.
La firma definitiva del Contratto 2019-2021 sarà la base da cui partire per rivendicare da subito l’apertura della nuova stagione contrattuale. Nessuna ragione di bilancio giustifica la mortificazione salariale e professionale del personale scolastico.
Inoltre, chiamiamo tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici della conoscenza a partecipare alla manifestazione nazionale del 7 ottobre prossimo e a sostenere la consultazione straordinaria della Cgil per la difesa della Costituzione e i suoi valori, a partire dalla netta contrarietà ad ogni tentativo di frammentare il nostro sistema di istruzione con l’autonomia differenziata, per un lavoro di qualità e per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale.
Per questo vi chiediamo di seguirci, perché l’autunno sia una stagione per i diritti (all’istruzione, alla salute, al lavoro, alla pensione) e per una scuola che sia messa strutturalmente in condizione di svolgere il proprio lavoro, che è unicamente quello di istruire e fornire competenze di cittadinanza alle nuove generazioni.
Buon lavoro e buon anno scolastico.
La segretaria generale FLC CGIL
Gianna Fracassi
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