I tre tempi della scuola media
Il primo decreto attuativo della controriforma Moratti, quello che riguarda il primo ciclo di istruzione (scuola elementare e media) e la scuola dell’infanzia, sta compiendo il suo percorso di consultazione (Conferenza Stato-Regioni, commissioni cultura, CNPI).


Il primo decreto attuativo della controriforma Moratti, quello che riguarda il primo ciclo di istruzione (scuola elementare e media) e la scuola dell’infanzia, sta compiendo il suo percorso di consultazione (Conferenza Stato-Regioni, commissioni cultura, CNPI).
Al termine di tale percorso, la pubblicazione sulla G.U. ne sancirà la definitiva traduzione in legge e pertanto la sua applicabilità.
Se questo avverrà a partire dal prossimo anno scolastico o da quello successivo, non lo sappiamo, dipende dai tempi di approvazione definitiva del decreto, in ogni caso da quel momento l’assetto organizzativo della nostra scuola media, verrà sconvolto dai tre tempi della controriforma Moratti.
Probabilmente la consueta astrattezza dei dibattiti politico – culturali e l’impermeabilità ai cambiamenti della burocrazia ministeriale spingono molti ad una sottovalutazione dell’impatto che ci attende.
E’ utile pertanto guardare da vicino la nuova organizzazione introdotta dal decreto, organizzazione di cui sono parte essenziale i tempi scuola.
Non si parla più di orari settimanali, parametro di misurazione della didattica e del servizio a cui siamo abituati, ma il Decreto introduce il concetto di orario annuale, per tre tempi diversi della didattica:
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891 ore di tempo obbligatorio per tutti gli alunni, dentro tale tempo devono collocarsi tutte le discipline di studio arricchite dallo studio di una seconda lingua straniera e dall’informatica, più sei nuove educazioni
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198 ore di tempo opzionale facoltativo rivolte solo agli studenti che scelgono tale offerta all’atto dell’iscrizione, tale tempo è rivolto a consentire la personalizzazione dell’offerta formativa
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un tempo indefinito dedicato alla mensa
Prima questione: all’aumento delle discipline (2 + 6 educazioni), fa da contromisura la diminuzione del tempo ad esse dedicato, infatti le 891 ore annuali corrispondono ad un orario settimanale di 27 ore. Un rapido calcolo porta a concludere che ciò determina una contrazione di cattedre. Un taglio secco che produrrà soprannumerari, trasferimenti e forse riconversioni.
Seconda questione: l’organico, dice il decreto, verrà attribuito sulla quota di orario obbligatoria e opzionale.
Non cambia nulla allora visto che le due quote complessivamente producono un offerta di 33 ore (27+6)?
Nulla garantisce che questa sia l’interpretazione corretta infatti: 1) l’estrema variabilità della quota opzionale, data dall’imprevedibilità della richiesta delle famiglie, provoca il fatto che di anno in anno il bisogno di cattedre possa cambiare e che dentro lo stesso anno la quantità di alunni che chiede un certo insegnamento possa variare da 1 ad un massimo pari agli alunni della classe, 2) il decreto parla, genericamente, di organico di istituto, da attribuire per i due tempi, obbligatorio ed opzionale.
E’ pertanto del tutto plausibile dedurre che si attribuirà un organico di diritto sulla quota obbligatoria e un organico di fatto sulla quota opzionale.
Ecco dunque che gli scenari possibili sono: un organico stabile ridotto, più una quota variabile di supplenti ed esperti, negli spazi non coperti dalle ore eccedenti (fino a 24) dei docenti stabili.
Terza questione: il tempo indefinito dedicato alla mensa non sarà più un tempo educativo, e sarà indefinito perché la sua attuazione dipenderà dalle volontà e dalle possibilità economiche degli enti locali. Qui potrà succedere di tutto: mense sostenute con il contributo delle famiglie e l’assistenza di personale non educativo, panino al sacco o soluzioni simili. Quel che è certo è che si tenderà a riprodurre la scuola del mattino, comprimendo le 27 ore in orario solo antimeridiano e le attività del pomeriggio potranno assumere caratteristiche di doposcuola o di laboratori per l’eccellenza dove gli alunni più bravi e fortunati potranno godere di un’offerta aggiuntiva.
Proprio un bel passo in avanti per una scuola che dovrebbe attrezzarsi per rispondere alla sfida rappresentata dalla società della conoscenza!
Roma, 24 novembre 2003
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