I diplomifici all’assalto della scuola della repubblica
C’è del metodo nella vicenda che riguarda alcune centinaia di candidati esterni accolti, fuori dalla legge, per sostenere gli esami di Stato nelle scuole paritarie.


Quando nell’inverno scorso, mentre ancora in fase di discussione la nuova legge sugli esami di stato, la FLC Cgil sostenne che sarebbe stato necessario che i candidati privatisti esterni fossero indirizzati tutti alle scuola statali senza la possibilità di iscriversi nelle scuole paritarie, non fu per una velleitaria indole di statalismo. Avevamo già visto quello che era accaduto con la Moratti, quando, approfittando di una riforma sbagliata e avventata, c’era stata l’orgia degli esami di comodo a vantaggio dei diplomifici, i quali senza neppure ricorrere al conseguimento della parità “si appoggiavano” semplicemente su commissioni istituite presso scuole paritarie, magari persino dipendenti dallo stesso gestore. Immaginavamo che sarebbe bastato lasciare un piccolo spiraglio perché si tentasse di aprire una breccia nella norma che era stata individuata per affrontare il problema.
La norma adottata dal Ministro Fioroni in verità non era nulla di rivoluzionario: l’idea che le iscrizioni dei candidati esterni potessero avvenire nelle scuole paritarie solo nel limite delle commissioni ivi istituite per fare fronte ai fabbisogni interni e che commissioni esclusive per i candidati esterni potessero essere istituite solo nelle scuole statali era presente gia nel decreto 226/2005 attuativo del secondo ciclo dellalegge 53/2003 (la legge Moratti).
A gennaio dunque la legge 1/2007 (Riforma dell’esame di Stato) precisò nuovamente questa cosa che si sapeva già da un anno e mezzo, chiarendo che il limite di ogni commissione era di 35 candidati, che di questi gli esterni non avrebbero comunque dovuto superare il 50% e che in ogni caso non si dava la possibilità per un esterno preparato in una scuola privata non paritaria di fare l’esame in una scuola paritaria dipendente dallo stesso gestore. (Art.4, comma 8)
A marzo con l’ordinanza ministeriale 26/2007 furono date ulteriori disposizioni su come gestire l’eventuale esubero, precisando persino che la scuola statale di nuova accoglienza doveva essere all’interno del comune di residenza o del comune più vicino (trattandosi di scuole secondarie superiori non ce ne è una in ogni comune!), con compiti che coinvolgevano anche le Direzione Scolastiche Regionali nel caso di smistamenti indispensabili in altri comuni o province.
Con tanta dovizia di informazioni,che risalgono persino al 2005, e di precisazioni, che risalgono a gennaio e a marzo del 2007, ilnumero eccedente di candidati esterni che sono stati comunque accolti da scuole paritarie, la loro localizzazione in un’area specifica del paese, il fare capo solo ad alcune istituzioni scolastiche private, nonché la prontezza con cui queste si sono mosse in sede giudiziaria per ottenere una sospensione della norma, il modo in cui hanno immediatamente informato la stampa, la stessa manipolazione dei ragazzi spinti a forme di ammutinamento e di disobbedienza di fronte all’indicazione di andare presso scuole statali, dimostrano che siamo di fronte non ad un incidente di percorso ma al tentativo di aggirare la norma e magari di cambiarla, dimostrandone l’inapplicabilità, riaprendo spazi alle speculazionieconomiche già note. Sappiamo infatti che dietro a queste speculazioni ci sono alcune decine di milioni di euro.
Si tratta dunque di un’operazione fatta sulla pelle di alcune centinaia di ragazze e ragazzi, che richiede la più seria fermezza, proprio perché nessuno può sognarsi di usare studentesse e studenti come ostaggiper ricattare la Repubblica e per sostenere le proprie speculazioni.
Resta fermo che alle ragazze e ai ragazzi, che sono a questo punto le vittime di un raggiro da parte delle scuole paritarie coinvolte, va data, come è stata data, la possibilità di sostenere l’esame suppletivo, come prescrive la norma, presso le scuole statali e con commissioni costituite da personale dello Stato.
Ma in primo luogo il Ministro dovrebbe verificare la possibilità che la mancata osservanza delle norme sugli esami comportino per queste scuole paritarie, che hanno accolto candidati più di quanto era loro consentito, la revoca della parità e che in caso di eventuali complicità o negligenze in sede di uffici scolastici periferici siano immediatamente rimossi i responsabili.
In una scuola in cui tutti gli anni si spendono parole in iniziative sulla legalità, sarebbe disastroso dimostrare conla testimonianza dei fatti che possono esistere delle leggi ad personam e che la legalità può essere aggirata. Tanto più in quest’anno scolastico in cui i candidati“interni”, ancor prima di cominciare gli esami, attraverso il restaurato giudizio di ammissione (a cui parte degli “esterni” non erano neppure sottoposti!) hanno già offerto circa 2.500 bocciature in più rispetto allo scorso anno (+ 0,5%) sull’altare del nuovo rigore a cui il Ministero vorrebbe ispirarsi.
Sarebbe diseducativo che il rigore fosse a senso unico.
Roma, 25 giugno 2007
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