Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole: presentato il “Dossier Scuola 2021” INAIL
Rilevate le conseguenze educativo relazionali delle chiusure insieme ai dati relativi agli infortuni. La FLC CGIL considera necessario l’investimento in sicurezza e in didattica per il riequilibrio territoriale.
Il 22 novembre si celebra la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, istituita nel 2015 per ricordare le vittime degli incidenti scolastici nella data dell’anniversario del crollo avvenuto nel 2008 al liceo Darwin a Rivoli, in provincia di Torino, in cui perse la vita lo studente Vito Scafidi. In questa occasione l’INAIL ha pubblicato il “Dossier scuola 2021”.
Il dossier contiene una interessante rassegna di progetti realizzati da Inail nell’ambito del programma educativo di prevenzione sui temi della salute e sicurezza e di promozione dei corretti stili di vita nella realtà scolastica.
La pubblicazione, inoltre, mette in luce alcuni effetti dell’esperienza pandemica che ha limitato per lunghi periodi l’accesso a spazi educativi, scolastici e ludici a cui gli studenti erano abituati. Tutto ciò ha determinato conseguenze non solo a livello fisico, ma anche nella dimensione psicologica, emotiva e in quella legata agli apprendimenti. “La mancanza della strumentazione adatta, unita alle difficoltà di connessione, hanno reso più critici la partecipazione alle attività scolastiche e i livelli di attenzione, portando, inevitabilmente, a un maggiore utilizzo di piattaforme online e delle forme di socializzazione virtuali. E per quanto queste soluzioni digitali abbiano offerto tante opportunità per continuare a rimanere in contatto, hanno anche aumentato l’esposizione dei ragazzi ai rischi di un uso non corretto del web”.
Lo studio riporta i dati relativi agli infortuni in ambito scolastico. Nel 2020 i dati relativi agli infortuni degli studenti delle scuole pubbliche statali mostrano una prevalenza di lussazioni, distorsioni e distrazioni (38,5% del totale), seguite dalle fratture (29,7%), le contusioni (28,6%), e le ferite (2,8%), mentre i dati relativi agli infortuni degli insegnanti mostrano una prevalenza di contusioni (35,8% del totale), seguite da lussazioni, distorsioni e distrazioni (34,3%), fratture (25,1%) e ferite (3,5%). Comunque, nel 2020, sono state presentate complessivamente 23.512 denunce, registrando una diminuzione del 70,2% rispetto ai 12 mesi precedenti. Infatti, i dati dell'INAIL mostrano chiaramente come gli effetti della pandemia e della conseguente chiusura delle scuole per buona parte dell'anno, abbiano influito in maniera importante sul numero di denunce registrate, rendendo il 2020 difficilmente comparabile con gli anni precedenti.
Anche per gli insegnanti si registra una notevole diminuzione del numero complessivo delle denunce, anche se con proporzioni più contenute rispetto a quanto registrato per gli studenti. Con 6.393 denunce, si registra un decremento del 53,7% rispetto al 2019, anno in cui era stato, invece, osservato un aumento del 3,3% in confronto al 2018. Nella maggior parte dei casi (84,8%) le denunce riguardano infortuni occorsi a insegnanti di genere femminile, pur se in diminuzione del 55,2% rispetto al 2019. Anche tra i maschi, il numero di denunce è in diminuzione con un calo pari a 43,0%.
Secondo la FLC CGIL, come già ribadito a ridosso della necessaria sospensione delle lezioni, la scuola deve essere un luogo aperto e deve ricominciare a lavorare prima di tutto sulla socialità, sulle relazioni a partire dai limiti di questa esperienza, che ha prodotto un profondo cambiamento sul piano del metodo e sul piano dell’organizzazione del lavoro per ricostruire una “normalità” incentrata sul ruolo sociale e educativo della scuola.
Perché si tratti di un cambiamento di sistema, non lasciato alle iniziative dei singoli docenti e/o delle scuole, sono necessari investimenti significativi negli organici (a partire dall’organico Covid non adeguatamente finanziato, da cui è ancora escluso il personale ATA), nell’aggiornamento degli insegnanti, negli ambienti di apprendimento, luoghi sicuri e strutturati didatticamente, nel tempo pieno e nell’ampliamento delle attività laboratoriali e, soprattutto, è necessario che tali scelte realizzino coesione sociale e riequilibrio territoriale, perché crescere a scuola sia formativo e sicuro in tutto il Paese.
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