Formazione professionale: crisi che rischia di diventare irreversibile
È necessaria una forte governance nazionale del sistema che valorizzi conoscenze, competenze ed abilità.
La crisi dei sistemi regionali di formazione professionale rischia di divenire irreversibile. Alla crisi strutturale del sistema si sommano le responsabilità politiche, passate e odierne, di un'intera classe dirigente.
In Sicilia il governo regionale ha annunciato una riforma della quale non si comprendono né le finalità né le modalità. In assenza di un vero confronto con le parti sociali prevale il populismo demagogico come dimostrano le dichiarazioni, in una recentissima conferenza stampa, del presidente Crocetta e dell'assessore all'istruzione Scilabra.
Questo avviene anche in altre regioni, dove si tagliano le risorse e si riduce e si dequalifica il sistema della formazione professionale come in Piemonte dove il comparto sciopererà il 18 aprile contro le politiche regionali del presidente Cota.
Per questo è necessario innanzi tutto, rompere il legame clientelare esistente in molte regioni tra formazione professionale e politica ed è urgente ripensare il ruolo dei sistemi formativi soprattutto quando intervengono nel segmento dell'Istruzione e Formazione professionale.
Un allarme già lanciato dalla FLC CGIL nel convegno nazionale del 12 dicembre 2012 dove abbiamo chiamato Miur, Regioni, enti locali e Confindustria a discutere del futuro di questo importante comparto nella prospettiva di crescita del sistema paese.
Per combattere la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile vanno intrecciate le politiche di rafforzamento del sistema d'istruzione e formazione, con l'elevamento dell'obbligo a 18 anni, con le prospettive di una nuova politica industriale.
Più in particolare va pensata e proposta una forte governance nazionale del sistema della formazione professionale, ferma restando l'attuale competenza esclusiva e autonomia legislativa in materia prevista dalla riforma costituzionale del 2001, che eviti la frammentazione/regionalizzazione che ha reso disomogeneo e senza governo il comparto.
Un sistema di qualità che valorizzi conoscenze, competenze ed abilità che non possono essere confuse con il mero addestramento aziendale.
La formazione professionale può svolgere un ruolo importante nella riconversione professionale e nella formazione continua, nelle politiche attive del lavoro e del welfare, che vanno fortemente ripensati, non solo come strumenti di equità sociale e sostegno alla fragilità economica, ma anche come fattore di rilancio dell'economia, di liberazione dal ricatto della precarietà, del lavoro nero e della insicurezza sociale.
Un sistema che deve avere garanzie e continuità di finanziamento e che deve valorizzare il patrimonio professionale dei lavoratori che vi operano.
Per quanto riguarda gli enti di formazione, anche se non si può dare un giudizio univoco, nelle loro formulazioni attuali risultano troppo autoreferenziali e non garantiscono il miglioramento e l'innalzamento della qualità dell'offerta formativa. Essi devono diventare parte del sistema complessivo, attraverso il ridisegno selettivo dei criteri per l'accreditamento.
Per questo è necessario procedere rapidamente verso un disegno unitario del sistema, senza fughe in avanti, ma affrontando i problemi senza creare ulteriori falle, sofferenza sociale e disoccupazione.
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