Formazione professionale del docente: Il MIUR pubblica il documento di lavoro “Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio”
Standard professionali, indicatori di qualità, governance della formazione. Curriculum e patto formativo per tracciare l’identità professionale di ogni insegnante.
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In data 16 aprile 2018, il MIUR ha pubblicato un documento di lavoro dal titolo Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio, costituito da una parte introduttiva e tre sezioni: standard professionali; dossier professionale del docente; indicatori di qualità e governance.
Il documento è il risultato del lavoro di tre gruppi, appositamente costituiti con il D. D. 941 del 21 settembre 2017 richiamato nella nota 47777/17 recante le indicazioni sulla ripartizione dei fondi per la formazione in servizio 2017/18.
I gruppi hanno lavorato con l’obiettivo, si legge nel comunicato stampa del MIUR, “di favorire la focalizzazione di alcune delle principali questioni del Piano nazionale di formazione 2016-2019 in particolare su temi quali: indicatori di qualità, standard professionali, curriculum e portfolio professionale del docente” e, precisa il documento, con l’obiettivo di rispondere a tre domande:
- Che idea di insegnante abbiamo in mente? Come possiamo contribuire a rendere pubblico il senso del profilo delle competenze attese da questi professionisti che hanno la responsabilità dell’istruzione pubblica nel nostro Paese? (Standard professionali)
- Quali strumenti si possono adottare per sostenere e valorizzare lo sviluppo professionale dell’insegnante? (Portfolio e Curriculum-Formativo)
- Come si realizza una buona formazione di qualità per gli insegnanti? (Indicatori di qualità)
Il primo Gruppo si è occupato degli indicatori di qualità e della governance, delineando le caratteristiche delle unità formative in relazione alla progettazione, gestione e attestazione finale dei percorsi formativi, tempi, durata e obblighi della formazione in servizio; la valutazione degli esiti, il profilo e la formazione dei vari soggetti che intervengono nella formazione e, infine, gli aspetti amministrativi, gestionali e contabili dell’attività di formazione.
Il secondo Gruppo ha definito gli standard professionali e il terzo ha studiato i diversi modelli di curriculum e portfolio docente, predisponendo un modello implementabile anche in formato digitale, con le connessioni tra portfolio, curriculum, bilancio di competenze e patto formativo, con lo scopo di tracciare l’identità professionale di ogni insegnante.
Si tratta di un documento corposo, che non è stato oggetto di confronto sindacale e che, pertanto, ci riserviamo di analizzare nei prossimi giorni.
Intanto, già ad una prima lettura appare evidente che il Documento di lavoro apre più scenari, qualcuno anche molto complesso, che chiamano direttamente in causa il decisore politico non meno che la contrattazione collettiva, soprattutto alla luce della pre-intesa sul CCNL.
La FLC CGIL ha sempre sostenuto che le decisioni su istruzione, educazione e formazione, impongono una discussione che sia veramente pubblica, a partire dalla ricerca accademica congiunta alla pratica cooperativa, quotidianamente praticata nelle scuole, ben oltre la retorica della Buona scuola, del merito e della premialità, delle sperimentazioni a costo zero e del dirigismo burocratico, che, di fatto, si sono risolte nell’asservimento della cultura a logiche che non le appartengono.
Meno di un mese fa, attraverso una Assemblea Nazionale, la FLC CGIL ha rilanciato la discussione pubblica sulla Scuola per il Paese, sulla funzione della cultura, sul progetto educativo e pedagogico e sugli investimenti necessari per realizzare la Scuola delle opportunità e della Costituzione.
La nostra convinzione è che la scuola che costruisce il futuro del Paese è quella che lavora per una società solidale e inclusiva, che non genera divisioni, non etichetta le persone e non crea contrapposizioni. La scuola di cui il Paese ha bisogno è quella che, partendo dalla condizione reale delle persone, costruisce la sua identità per dare risposte nei diversi contesti in cui agisce, senza piegarsi e senza piegare la cultura a finalità che non le appartengono.
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