Esame di Stato, prove INVALSI e alternanza scuola-lavoro
Approvato il Milleproroghe è urgente ora dare certezze.


La riforma della scuola (solo l’ultima in ordine di tempo) della L. 107/15 fissava al 1° settembre 2018 l’entrata in vigore delle nuove regole che riguardano l’esame di Stato della scuola secondaria di II grado. Una riforma che per molti aspetti la FLC CGIL ha ripetutamente messo in discussione, fino a promuovere un referendum abrogativo.
Ma il suono della campanella, insieme al nuovo anno ha portato anche importanti novità per l’esame di Stato della secondaria di secondo grado, un pezzo della più complessa disciplina, che ha riguardato la valutazione e la certificazione delle competenze.
Ieri, 20 settembre 2018, con il voto del Senato tra le mille proroghe dell’ormai tradizionale legge omnia, comprensiva praticamente di tutto, è stata “congelata” (ma solo per una anno) anche una parte della normativa sugli esami di Stato della scuola secondaria superiore. Intanto che provvedimento procede nel suo iter legislativo, vediamo quali regole risulterebbero disapplicate:
- L’obbligatorietà delle prove INVALSI: resta l’obbligo di effettuare le prove standardizzate, ma non costituiscono più requisito di ammissione all’esame di Stato per gli studenti. Questa parte della disposizione, infatti, troverà applicazione dal 1° settembre 2020.
- L’obbligatorietà delle attività di alternanza scuola-lavoro: anche in questo caso l’impianto dell’ASL resta quello previsto dalla L.107/15 ma non costituirà per l’anno in corso, requisito di ammissione all’esame.
È evidente che senza toccare l’impianto disegnato dalla L. 107/15, le criticità create da questa norma restano sostanzialmente irrisolte, anche se i segnali che vengono dal provvedimento appena adottato vanno nella direzione da noi auspicata.
Come FLC CGIL abbiamo già condannato la scelta del DLgs 62/17 di vincolare l’accesso all’esame conclusivo dei percorsi di I e II grado alla partecipazione alle prove INVALSI. Anche con questo provvedimento resta quindi irrisolto il problema di fondo e si aggiunge l’incoerenza rispetto al all’esame conclusivo del primo ciclo, dove le prove standardizzate costituiscono requisito di accesso già dall’anno scolastico 2017/2018. La diversa disciplina per il II grado rende urgente l’intervento del MIUR, che chiarisca una volta per tutte la funzione delle rilevazioni fatte dall’INVALSI e le riporti all’interno del perimetro di competenza, che è quello di valutazione di sistema e non degli apprendimenti.
È necessario che il Ministro intervenga attraverso opportuni chiarimenti, anche per indirizzare con coerenza il complesso lavoro che le scuole sono chiamate a fare nel corso dei prossimi mesi. Se è vero, infatti, che le disposizioni rinviate riguardano l’esame che concluderà il percorso di studi della scuola secondaria nel 2019, è anche vero che l’esame è prima di ogni cosa il frutto del percorso scolastico che lo ha preceduto.
Tutte le norme della L.107/15, i suoi decreti e provvedimenti applicativi, le regole sulla valutazione degli apprendimenti, le attività di alternanza scuola-lavoro, la formazione in servizio dei docenti, la programmazione e la realizzazione di attività didattiche e di orientamento degli studenti coerenti con il nuovo impianto, tutto ha contribuito a orientare il complesso lavoro della scuola verso il prossimo esame conclusivo ed è questa complessità che fa la differenza tra un semplice adempimento burocratico e un esame di Stato.
Il percorso didattico ha bisogno di tempi distesi per sedimentare i processi dell’apprendimento e della relazione, che nella scuola sono fortemente connessi gli uni agli altri.
Quando ai tempi della scuola si sovrappongono i tempi della politica, inevitabilmente esplodono le incoerenze e le contraddizioni che disorientano tutta la Comunità civile e non solo la scuola nel suo interno, come il dibattito pubblico degli ultimi tempi ha dimostrato. Far uscire la scuola italiana dalla logica dell’emergenza deve essere l’obiettivo prioritario del Governo ed è assumendosi questa importante responsabilità che il Ministro Bussetti dimostrerà nei fatti quale idea di scuola sta sostenendo.
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